[L’incanto di essere hipster]

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di casa di corsa che sei in ritardo e, mentre sei sulla pensilina della metropolitana che da Gessate porta in centro, noti un tizio coi baffi a manubrio e la barba da pashtun vestito strano, coi pantaloni arrotolati e un Borsalino troppo calato sulla fronte, che parla al telefono mettendo la mano davanti alla bocca.
La prima cosa a cui penserai dopo averlo squadrato per benino, dall’alto in basso e dal basso in alto, sarà che, per quanto ne sai, potrebbe benissimo essere una spia del Mossad che sta dettando messaggi in codice a qualcuno dall’altra parte del mondo. O semplicemente un tizio con i baffi posticci che se tira un po’ di vento gli partono e ci rimane male come un picchio a cui hanno tolto il tronco e non sa più che senso ha la sua vita e che, di conseguenza, cerca di proteggerseli tenendo la manina ben piantata vicino ai suoi amati gioielli di pelo per impedire che prendano il volo all’arrivo della metro.
In ogni caso, i baffi che paiono finti, i pantaloni corti col risvoltino alla caviglia e il Borsalino troppo calato in testa non si possono guardare. No, davvero.
E realizzerai che la vita è ingiusta: se il tizio con i pantaloni arrotolati alle caviglie e i baffi a manubrio fosse nato negli anni ‘ 70 avrebbe avuto vita dura: sberleffi, coppini, frontini e pure qualche spintone sarebbero stati all’ordine del giorno dai i suoi coetanei. Ovviamente lui non lo sa, che oggi deve tutto (donne e riconoscimento sociale, nonchè la sua presunta figaggine) ad un film cult, La rivincita dei Nerd’. Ma noi nati negli anni 70 non glielo diremo. Perchè rompere l’incanto?

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