3 domande che non hanno risposta

Se una notte per caso vieni svegliata dallo squillo del telefono fisso e se, dopo aver realizzato che non è un sogno e non è nemmeno la televisione, ti precipiti in sala a rispondere ad occhi chiusi, con le braccia avanti e andando a sbattere ovunque, e in quel momento smette di suonare, scoprirai finalmente e incontrovertibilmente il vero significato della parola “casa”. Ossia quel posto in cui nessuno risponde al telefono di notte tranne te, ma poi tutti chiedono “Chi era?” E tu: “Non lo so chi era. Non lo so”.

Un giorno per caso, alla terza telefonata di operatore telefonico che cerca di farti tornare tra i clienti della propria azienda che avevi lasciato per una tariffa migliore, realizzerai che in tutta la tua vita nessuno dei tuoi ex era stato così insistente come quello del call centre di Wind. Why?

Un giorno per caso, sulla metropolitana che da Gessate porta in centro, ti si accolla una tizia che inizia a parlarti della fine del suo matrimonio e di come si è innamorata di nuovo di un uomo meraviglioso conosciuto su internet e tu, sorridendo, realizzerai che puoi anche far finta di non farti toccare da certe cose, ma ci sono pensieri che ti perseguiteranno per tutto il resto della giornata, tipo: “Ha sbagliato un congiuntivo, glielo dovevo dire?”

[Chi si somiglia, si piglia]

[oggi ho imparato che]

Un giorno per caso ti svegli, ti alzi, ti lavi e ti vesti, fai colazione ed esci per andare in ufficio. E sulla metropolitana che da Gessate porta in centro incontri un tizio che non vedevi da secoli. Chiacchierando del più e del meno finirete a parlare della sua situazione sentimentale e della sua nuova fidanzata e tu non potrai fare a meno di pensare che certi uomini sono decisamente bizzarri.

Soprattutto se dopo averti martellato gli zebedei per 16 fermate della metro raccontandoti di lei, alla fine lui tira fuori il cellulare e ti mostra la sua foto dicendo ”Sì, stiamo insieme ma non ne sono innamorato”

E guardandolo realizzerai che è meglio sorridere e non fargli notare che:

– Ha ‘Vivo per lei’ come suoneria

– Ha appena prenotato una bici tandem per fare le vacanze insieme

– Ha le sue iniziali marchiate a fuoco

– Si è fatto crescere la barba… per assomigliarle

E aspetterai pazientemente la tua fermata.
Una sera per caso, mentre sei in metropolitana e stai tornando a casa, al 27o boato proveniente dal tuo stomaco che urla vendetta per la bistecchina striminzita e l’insalata scondita mangiata a pranzo, realizzerai che la dieta è quella cosa che a pranzo mangerai la verdurina bio del contadino, a merenda la carotina del contadino e a cena direttamente il contadino.

E speri che la tizia seduta davanti a te che sta mangiando un pacchetto di caramelle a tutta ganascia sparisca alla svelta sennò finisce a schifìo.

[uomini in uniforme che fanno squadra]

Un giorno per caso mentre sei in metropolitana, stai andando ad un convegno e combatti per non crollare sotto il peso di una notte insonne, seduta accanto a due bimbiminkia alle prese con le prove per gli esami di Maturità, dopo averne sentito i discorsi surreali per 11 fermate (undici?!), realizzerai che Leopardi sarà pure stato uno sfigato, ma almeno lui è riuscito a mettere in versi il disagio domenicale senza usare neanche una volta le parole “Divano” ”Wifi” e ‘ca@@o-fi@a’ . 

E ti chiederai: tra 150 anni i loro bisnipoti cosa studieranno, Emiskilla?

Un giorno per caso mentre sei ad un convegno in centro e combatti per non crollare sotto il peso di una notte insonne, guardandoti intorno e notando che gli uomini sono tutto in abito blu e scarpa stringata nera comprenderai finalmente il motivo per cui il mondo del lavoro proporrà sempre modelli maschili e  le donne manager malgrado tutti i proclami e gli sforzi non riusciranno  mai a fare squadra: perché questo implicherebbe indossare tutte lo stesso vestito e le stesse scarpe contemporaneamente. E non si può. No. Proprio non si può.

[La penna rossa più veloce del West]

[Oggi ho imparato che] 
Un giorno per caso mentre sei sulla Verde che da Gessate porta in Stazione Centrale, ti guardi in giro e vedendo una coppietta di hipster che amoreggia senza tregua (la mattina presto???), realizzerai che ci sono donne che quando finirà la moda della barba lunga scopriranno di essersi messe insieme a dei mostri. E non potranno più dire: ‘mi sono innamorata di lui per le sue calze da dalmata, i risvoltini ai pantaloni e la batba da pashtun’. No, non potranno più. E tu sai che quando arriverà quel momento e loro guarderanno quel nerd sbarbato come se fosse la prima volta, ti verrà voglia di abbracciarle e dirgli che ‘va tutto bene…va tutto bene. La moda è ciclica. Tranquilla’
Una giorno per caso mentre sei sulla verde che da Gessate porta in Stazione Centrale, mentre ti guardi in giro noti una prof di filosofia (con quella faccia può solo essere di filosofia) che corregge dei compiti in classe con la penna rossa e tanto tanto odio. E realizzerai che sei davvero tanto (tanto) felice di essere uscita dal tunnel dei compiti in classe e che oggi vorresti tanto abbracciare il ragazzetto che si è appena preso 2 (due!!!) e dirgli: ‘tranquillo, Jung non se la prenderà se tu non capisci nulla di quello su cui lui ha passato tutta la vita a ragionare. Jung è morto. E tu sei solo incappato nella Penna Rossa più veloce del West. Ma non sarà per sempre.’ 

[ #haivintotutto ]

Un giorno per caso ti svegli, ti alzi, ti lavi e ti vesti, fai colazione ed esci presto perchè ti aspetta una lunga e articolata sessione di metropolitana milanese (MM1 e MM2) per raggiungere tre luoghi diversi della città senza impazzire…

E mentre sei sulla Verde che da Gessate porta in centro, vedendo un ragazzetto seduto con la cartella ai piedi e gli occhiali da sole a specchio calati sul naso e la testa ciondoloni, realizzerai che non ce n’è, ma ci sono ragazzini che credono di poter bigiare senza essere riconosciuti dagli amici dei genitori solo perchè indossano un paio di occhiali.
‘Quelle montature verde mela con le lenti a specchio non regalano l’invisibilità e voi non siete Harry Potter.’ Ma, ripensando alle volte che bigiavi tu quando eri al Liceo, la prima cosa che penserai sarà ‘Ragazzino, #haivintotutto’

Se poi prosegui e cambi linea e ti ritrovi vicino ad un tizio ‘tortellino’ in tenuta da running davanti alle porte in attesa di scendere alla fermata giusta, non potrai fare a meno di immaginartelo mentre dice ai suoi amici in Corso Buenos Aires ‘vado a farmi una sgambata, ci vediamo in Duomo tra mezz’ora’; poi prende la metro, scende a Duomo e si fionda da Luini per un panzerotto e alla fine si presenta all’appuntamento con 7 minuti di ritardo (la coda da Luini è una certezza) dicendo di aver fatto ‘il giro largo che con questa giornata la voglia di correre aumenta’. E la prima cosa che penserai sarà ‘Runner ciccio #haivintotutto

Se poi mentre stai per scendere in Porta Venezia ti giri e incroci una tizia con piumino lungo invernale, Ugg con pelo nero e una borsa in lana tricottata con degli improbabili ponpon tone-sur-tone, togliendoti il cappotto per i 30 gradi della metropolitana e pensando ai 20 gradi in superficie, realizzerai che ci sono persone che ormai non si fidano più nemmeno di loro stesse: se il meteo.it dice che piove e fa freddo, be’ si vestono proprio come se piovesse e facesse freddo. A costo di morire di caldo in metropolitana.
E guardandola con un brivido (freddo) la prima cosa che penserai sarà ‘Signora mia #haivintotutto’

Se poi, mentre stai tornando indietro , fai uno squillo al tuo migliore amico per sapere come sta e non riesci a parlare ma senti solo un rumore di ferraglia tanto che pensi sia in treno e non abbia sentito la chiamata, se lo richiami e ricevi un messaggio che dice ‘non ho il microfono’ e tu rispondi ‘Strano, perché sentivo il rumore del treno’, se dopo poco ti richiama e ti spiega cos’era successo, non potrai fare a meno di ridere fino alla fine del mondo. Soprattutto se ti confesserà che aveva lasciato inserito il microfono nella macchina, che lui era fuori dall’auto mentre questa era sotto i rulli dell’autolavaggio e, che ad ogni chiamata, la macchina rispondeva da sola e lui non poteva parlare. E immaginandoti la scena di lui che tenta di rispondere, mentre l’auto ha già attivato il microfono, non potrai fare a meno di pensare ‘Ecco, anche questa volta… #haivintotutto’

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[27, il numero magico]

Una mattina per caso mentre sei sulla A4 e ti fermi al bar dell’Autogrill per un caffè veloce, ascoltando il discorso di due uomini in viaggio per lavoro che si raccontano le vicissitudini degli ultimi week end con le proprie donne, ridendo realizzerai che per diventare ricca ti basterebbe scrivere ‘il centalogo’ (vista la complessità dell’argomento un decalogo non basterebbe) per uomini accoppiati che vogliono uscire indenni dal week end e arrivare alla settimana successiva’.
La 27a regola potrebbe meritare un capitolo da imparare a memoria:
‘Se ti ama ti lascia sbagliare, per rinfacciartelo mesi dopo’. Non è difficile!

Una mattina per caso, sulla metropolitana verde che da Gessate porta in centro, guardandoti in giro realizzerai che marzo è quel mese della Terra di Mezzo dove la mattina puoi ruzzolare dentro l’armadio 4 stagioni, fare 14 giri carpiati e 27 giravolte e uscire con quello che ti è rimasto attaccato addosso. E ne hai le prove.

Una sera per caso mentre stai tornando a casa di corsa per raggiungere le tue amiche x la consueta cena settimanale, ripensando alla lunga giornata piena di scadenze improrogabili (ovviamente scadute) e di commissioni che avresti decisamente evitato se solo avessi potuto, realizzerai che prima o poi nella vita capita a tutti sentire quella precisa sensazione alla bocca dello stomaco, come se la pazienza ti avesse passato le chiavi a tradimento dicendoti: “Puoi guidare tu? Io sono stanca e non vedo la strada. Fuori c’è una nebbia che si taglia a fette come un salame e non ho NESSUNA voglia di guidare’. E tu sei costretta a prendere il volante e guidare anche se vorresti tanto tanto avere a disposizione un autista armato di pazienza alla 27a potenza!
Ecco, quel giorno per te è arrivato.

Una sera x caso a cena con le amiche, dopo il solito giro di tavolo di aggiornamento su amori presenti-passati-e-futuri e dopo una ricognizione veloce sui ‘fili rossi’ che legano due fidanzati immaginari (ma anche no), arrivate al capitolo EX DI RITORNO realizzerai che, anche se le tue amiche non si capacitano che alcune situazioni sono al limite della regola matematica, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi fino alla 18ª posizione nella chat di Whatsapp e poi ritornano. Basta saperli aspettare: ritornano, ritornano sempre. Ma siccome sono anche destinati a fare solo danni, l’unica soluzione è aspettare che precipitino nuovamente, sperando che arrivino alla 27a posizione e che non se ne parli più. A volte succede.

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[Ultracinquantenne tua sorella! ]

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di casa di corsa che non vuoi arrivare tardi e, mentre sei sulla pensilina della metropolitana che da Gessate ti porta in centro, noti tre tizi (tre amici o una setta?) con le sopracciglia spinzettate di fresco.
E dopo averli fissati per qualche minuto, strizzando gli occhi per essere sicura che le sopracciglia siano davvero di quella forma e non un’allucinazione causata dalla sveglia all’alba, ti chiederai se quella sia la moda del momento lanciata da un vero genio del male che abita nei d’intorni, o se si stiano preparando per un flashmob sponsorizzato dalla Nike e tra pochi minuti partirà la musica e dalla carrozza della metro in arrivo salterà fuori uno dei calciatori dell’Atalanta (visto che siamo vicini a Bergamo) o della Juve.
In ogni caso per avere un autografo ti toccherà mentire: ‘No, non ho mai usato le Mizuno. Non sono le uniche scarpe che indosso per correre. Non sono le più stabili migliori del mondo. Io uso solo le Nike’
E, dopo aver sentito il gallo cantare, ti sentirai come Giuda!

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di casa di corsa per non vuoi arrivare tardi e, mentre sei sulla pensilina della metropolitana che da Gessate ti porta in centro, leggi le tue email e la tua attenzione viene catturata da una delle ultime newsletter arrivate. E in pochissimi istanti scoprirai come sia facile lanciare nell’etere un ‘vaffa con sentimento’ se scopri di essere finita in una mailing list di sportivi ultracinquantenni. E in altrettanti pochissimi istanti deciderai che no, NON HAI NESSUNA INTENZIONE di partecipare ad Active+, il premio dedicato agli sportivi ultracinquantenni. Non subito, almeno. Non prima di aver compiuto 50 anni. Quindi tra più o meno xyz anni. Ecco.

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[STAR del cinema in metropolitana]

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di casa di corsa che non vuoi arrivare in ritardo e, mentre sei sulla pensilina della metropolitana che da Gessate porta in centro, noti un tizio dalla faccia strana che ti sembra di conoscere. Calvo, grigiastro con le orecchie a sventola e le guanciotte rosse, un piumino grigio simile alla sua carnagione e una sciarpa grigia che si appoggia sotto il mento che sembra proprio che il collo non esista.
Lui ti guarda e tu lo guardi. E sapendo che conosci troppa gente di cui non ricordi i nomi e non vuoi essere maleducata, lo saluti.
Lui ti guarda compiaciuto e ricambia il saluto.
Sembra simpatico. Anzi, sei quasi sicura che lo sia. Ma non ti avvicini. Ti metti a spipolare con l’iphone e aspetti diligentemente che arrivi la metro. Tutto questo sempre cercando di ricordare dove l’avevi già visto.
E solo dopo essere salita sulla carrozza e aver fatto mente locale su tutte le situazioni del passato che avrebbero potuto averti fatto incontrare quella persona, ad un certo punto scoppierai fragorosamente in una risata.
Che stupida! Al cinema, ecco dove l’avevi già visto!
Del resto, dove mai avresti potuto incontrare per davvero un tizio che sembra la riproduzione sputata di Yoda?
E poi ti svegli. Per fortuna era solo un sogno.

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[Evitando incontri inevitabili]

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di corsa per andare in ufficio e, mentre sei sulla banchina della metro verde che da Gessate porta in centro, schivando persone che non hai voglia di incontrare, leggi sul giornale che sta sfogliando il tuo vicino che, secondo l’Università del Sussex, quando parli con un cane, lui ti ascolta e si sforza di capire le tue parole. E realizzerai che alla luce di questa ricerca – di cui potevano anche fare a meno – molte donne che conosci troverebbero molta più soddisfazione ad avere una relazione con un cane da caccia del Sussex che col proprio uomo.

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti ed esci di corsa per andare in ufficio e, mentre sei sulla banchina della metro verde che da Gessate porta in centro, ripensando a tutte le persone che non hai voglia di incrociare, realizzerai che il mondo in fondo è più piccolo di quello che ci ostiniamo a voler credere e che sulla banchina della metropolitana Verde ci sono incontri che prima o poi nella vita saranno inevitabili ma non per questo devono impedirti di prendere la metro. L’importante è far finta di nulla ostinatamente e sperare che chi non vuoi vedere non ti veda mai o abbia il pudore di non venirti incontro fingendo che sia tutto a posto quando sa che tu vorresti solo tirargli un pugno dritto dritto sul naso.
E fino ad allora leggerai il giornale del tuo vicino fingendo un interesse che non hai e aspetterai la metro. Simpaticamente.

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#scappatidicasa

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, dai una scorsa veloce a FB e ti chiedi: ma quelli che ti rimuovono dalle amicizie di Facebook per farti un dispetto, perché hanno la fidanzata gelosa o perché secondo loro li hai trattati male male male, lo sanno che te ne accorgi solo quando ti riaggiungono? No, perché secondo te non lo sanno. E non lo sanno nemmeno quelli che ti bannano fino a che non si ricordano che hanno bisogno di te per qualcosa, che ne so, magari il rinnovo di un contratto… Che teneri!

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, esci di casa e ti dirigi verso l’ufficio e mentre sei a Gessate sulla banchina della Metropolitana Verde che porta in centro, realizzi che al mondo c’è gente che la mattina si cosparge di super Attak, poi si getta nell’armadio (o nel cassone della Caritas) e quel che ne esce ne esce. Ne hai finalmente le prove: si chiama ‘Look degli scappati di casa’!

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