Non c’è niente di meglio di una vita che ti sorprende!

Oggi ho imparato che…

Se una mattina ti svegli, è il primo gennaio, vuoi leggere il tuo oroscopo per sapere come sarà la tua giornata (quello che succede il primo dell’anno succederà tutto l’anno), realizzerai che non c’è niente di meglio di una vera sorpresa!

Come il finto testo sull’oroscopo di Vanity Fair!

Siri non è un motivatore. Punto.

Oggi ho imparato che… 

Se una mattina per caso, mentre stai facendo la valigia per andare in Portogallo, hai la radio accesa e ascolti un programma di tecnologia, alla notizia che tutte le volte che parliamo con Siri la nostra voce viene registrata ed entra in un database di Apple, realizzerai immediatamente che nel file con il tuo nome i posteri ci troveranno solo domande intelligenti tipo: ‘Che ore sono? Dove cacchio si trova la via del primo appartamento a Lisbona? Come faccio a farci stare tutto in questo microbo di valigia? Cos’è un topinambur? Perché esistono i brufoli? Come si toglie il sugo dalla maglietta in seta senza usare l’acqua? Se rigo la macchina di quello stronzo che ha parcheggiato sotto casa e mi beccano, cosa succede? Come faccio a disfarmi di tutte le cose che ho nel box ricavandoci dei soldi? Sono bella oggi? Devo per forza truccarmi? Meglio portare il PC o lasciarlo a casa? Riuscirò a dimagrire in Portogallo? E a non ingrassare? Quanto shampoo posso portare in aereo? Chi ti suggerisce le risposte? Siri, lo sai che non hai risposto ad una domanda che sia una? Perché ti hanno chiamato Siri? La pasta fillo è come la pasta sfoglia? Ma è più o meno buona? Sei sicuro? Siri è un maschio o una femmina? Lo sai che sto per partire? Secondo te riuscirò a fare tutto quello che ho nell’elenco? Ho dimenticato qualcosa? Funzionerai anche in Portogallo’ Ecco. 

Distopico? Giuro che lo sapevo cosa significa! 

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e capisci che è troppo presto per fare qualsiasi cosa e decidi che puoi impiegare il tuo tempo fino al sorgere del sole dedicandoti dell’aggiornamento culturale on line. Prendi il PC, te lo piazzi sulle gambe e cominci a cliccare su quei link che ti eri messa da parte per quando avessi avuto un po’ di tempo. E dopo esserti sciroppata 5 interviste da mezz’ora l’una sul canale YouTube del Wired Next Festival, realizzi che nei prossimi post dovrai assolutamente inserire le espressioni: 

– Humus Culturale

– Mainstream

– Madonnina infilzata

– Futuro distopico 

– Musica liquida

– Rock indy

– Tessitore di ponti commerciali

– Black Internet

… perché sennò non sei nessuno.  

Ora vi lascio perché devo cercare di ricordare cosa significa la parola distopico. Perché lo sapevo, una volta, giuro.

15 cose sul concerto di Samuele Bersani

Se una mattina ti svegli e, mentre stai navigando sul sito di Radio Italia Solo Musica Italiana (RISMI per gli amici) per vedere che novità ci sono, scopri che la sera stessa a Bergamo c’è il concerto di Samuele Bersani, per le successive due ore non farai altro che pensare a come fare per andarci. E dopo aver chiesto di accompagnarti alla tua amica (che però non sta bene) e a tuo figlio quindicenne (che non ci pensa nemmeno 27 nano secondi a dirti di no), deciderai di fare quello che è giusto fare: comprare il biglietto e andarci da sola.

Non è la prima volta che vai da sola ad un concerto, ma questo è speciale e a fine serata facendo l’elenco delle cose che hai imparato, scoprirai di aver compilato una lista davvero interessante.

Ecco quindi le 15 cose che scopri andando al concerto di Samuele Bersani da sola:

  1. SE ACQUISTI UN BIGLIETTO ALL’ULTIMO MINUTO SU TICKETONE, PRIMA DI RITIRARLO ALLA CASSA DOVRAI ASPETTARE CHE TE LO STAMPINO

Se aspetti fino alle 19.00 per vedere se si liberano dei posti interessanti su TicketOne e ne trovi uno in una posizione centrale, ringrazierai Dio e tutti i santi del Paradiso per la fortuna che hai. Alle 19.30 completerai le operazioni di acquisto di un meraviglioso biglietto singolo settore CA, posto 27 (praticamente un po’ in alto, ma in posizione centrale) e ti metterai in macchina per raggiungere il teatro con la ricevuta d’acquisto stampata e fotografata sul cellulare.

fullsizerender-8E dopo aver parcheggiato davanti al teatro, che più davanti non si può, andrai di corsa alla biglietteria per scoprire che il tuo biglietto non è ancora stato stampato e che devi aspettare qualche secondo. Quindi armati di forza e coraggio se quelli dietro di te sbufferanno come treni a vapore neanche dovessero aspettare fino a domani e si lamenteranno di essere bloccati in fila dietro di te, perché la voglia di prenderli a testate sarà tanta.

2. IN TEATRO E’ VIETATO FARE FOTO E VIDEO

fullsizerender-12Alle 20.00 sarai all’interno del Teatro Creberg con il tuo biglietto in mano, in uno dei posti più larghi davanti che più larghi non si può (meglio della Business Class), a fotografare come una giapponesina il teatro vuoto e la gente che sta arrivando, ad aspettare che il concerto cominci e a postare su FB le foto della tua “mattata”. Nel frattempo un altoparlante ripeterà ogni 5 minuti che è vietato fare foto o effettuare registrazioni e che i cellulari devono rimanere spenti per tutta la durata del concerto.

Sconcertata (il termine non è scelto a caso) da questa novità del cellulare spento, ti chiederai se sia davvero una cosa normale nelle tournée teatrali, o se sia perché si tratta della terza data e non vogliono far girare troppi video su youtube. Fatto sta che la gente sembra indispettita e nelle poltrone dietro qualcuno dirà: “Col cavolo che non gli faccio neanche una foto!”

Rimarrai seduta a navigare su internet in segno di sfida (“Il concerto non è ancora iniziato e non mi possono rompere le balle”) e nel frattempo leggerai on line un po’ di interviste a Samuele Bersani fatte in occasione del lancio della tournée. E così scoprirai un po’ di cose che non sapevi (o che non ricordavi) che ti appunterai diligentemente sulla pagina Note dell’Iphone. Non si sa mai, potrebbero servire. img_2826

3. NON SAI MAI CHE VICINI PUOI RITROVARTI (ANCHE A TEATRO)

Pochi minuti prima del concerto ti si siederà accanto una coppia che rimarrà abbracciata tutto il tempo, limonando di tanto in tanto, e un tizio solo solingo che pochi istanti dopo essersi seduto riceve un whatsapp da una tizia che si chiama Mistress Sonia. Subito ti chiederai se Mistress stia per mistress (quel tipo di ‘Mistress’) o stia per “Sonia mi stressi”, tipo “Signorina-Sonia-Tu-mi-stufi”.  Allungherai l’occhio. Lui cercherà di non farti leggere quello che c’è scritto sul messaggio ricevuto, ma in un secondo e mezzo leggerai e… arrossirai tu per lui. Si, insomma, è possibile che lui non avesse nessuna intenzione di venire a questo concerto, ma che una certa Sonia, che per diletto o professione fa la Mistress (ormai è certo che sia quel tipo di mistress) lo abbia obbligato. E che, poco prima del concerto, si accerti che lui ci sia veramente e che faccia quello che lei gli ha ordinato di fare, altrimenti non gliela farà più vedere finché campa. PAURA!

4. PER FORTUNA LE MASCHERE DEL TEATRO NON HANNO LA LICENZA DI UCCIDERE. LA USEREBBERO.

Il concerto sta per cominciare. Tutto diventa buio e si apre il sipario. Parte la musica e qualche fan indisciplinato cerca di scattare una foto. Ma appena si scorge la luce di uno schermo rivolto verso il palco, subito le maschere del teatro piombano con passi ampi e marziali sull’ardito fotografo e puntano la torcia in faccia al malcapitato gridando: “Niente foto, grazie!”. E quel grazie, giuro, non sembra proprio un ringraziamento, quanto un “se ci riprovi ti uccido!”. E tu, che sei dietro e assisti alla scena, te ne guardi bene dal tirar fuori il cellulare.

Mostri! Come si fa ad impedire di fare foto? La risposta non arriva, ma guarda caso lo spettacolo comincia proprio con la canzone Il Mostro. La stessa che aveva fatto incontrare Samuele Bersani con Lucio Dalla e che aveva aperto una tournè di Dalla tanti tanti anni fa. Nostalgia.

5. INDOSSARE UNA MAGLIETTA SCURA CON SCRITTA BIANCA CHE NON SI LEGGE DALLA QUINTA FILA IN POI DOVREBBE ESSERE VIETATO PER LEGGE. SAPPILO, SAMUELE. 

Bersani è in splendida forma. Giacca scura e, sotto, una t-shirt nera con una scritta bianca. Canta guardando il leggio e sai che, anche se  ce l’ha davanti non lo legge veramente. Lo userà solo durante alcune canzoni, quelle piene di parole, quelle che sembrano degli sciogli lingua dalla metrica assassina. Tu invece le parole delle sue canzoni le sai tutte e quando non ti ricordi qualcosa fai La la la con sentimento (tanto nessuno se ne accorge).

In compenso ti rimarrà la curiosità di sapere cosa c’è scritto sulla maglia scura: le lettere sono bianche, ma troppo piccole da leggere per chi è seduto alla tua distanza dal palco. E forse glielo chiederai via FB di lì a qualche ora visto che sei una dei suoi follower. Perché per tutta la durata del concerto avrai solo voglia di sapere cosa c’è scritto su quella maglietta. Perché se uno, al proprio concerto, indossa una maglia scura con una scritta bianca, forse vuole far sapere cosa c’è scritto. Ma sono pochi quelli che riescono a leggere, mannaggia.

6. CHI RIMANE IMMOBILE AI CONCERTI HA SEMPRE UN MOTIVO. MA NON SEMPRE È QUELLO GIUSTO.

Attacca Le mie parole e ti accorgi che la stai cantando e che il tizio accanto a te non muove un muscolo: che stia scontando una punizione inflittagli dalla mistress?? Non ci vuoi pensare, ma stai bene attenta a non sfiorargli il braccio sul bracciolo della poltroncina. Comunque è discreto, nel senso che non si muove e non dà nessun fastidio. Ma tu controlli sempre quando riceve wa.

Dopo un po’ ti accorgi invece che sta registrando con il cellulare. E ridi perché nella registrazione ci saranno anche i tuoi gorgheggi e gridolini di gioia, le tue mani che battono il tempo e le tue scarpe che picchiano il pavimento per applaudire. Insomma, un po’ ti spiace per lui, avrebbe avuto bisogno di una vicina di poltroncina più tranquilla di te.
Ma tant’è.

7. ASSISTERE A UN CONCERTO SENZA USARE IL CELLULARE È UN’ESPERIENZA MISTICA.

Con Lo scrutatore non votante ti scateni: le mani suonano un pianoforte immaginario e canti. Per la gioia del tuo vicino che probabilmente ti sta maledicendo perché gli impedisci di registrare le canzoni. E, ascoltando le parole ad una ad una senza cercare l’inquadratura migliore con lo smartphone, ti rendi conto che ti stai godendo davvero tutte le parole e la musica di questo concerto.
Forse tenere i cellulari spenti non è una cosa così peregrina. Dovrebbe provarci anche il tizio seduto accanto a te. Si godrebbe di più il concerto.

Pausa

7. CHI AMA SAMUELE BERSANI AMA ASCOLTARLO ANCHE (E SOPRATTUTTO) QUANDO PARLA.

Dopo le prime tre canzoni, finalmente parla. Tutti sanno che a Samuele piace parlare durante i concerti, ma questa volta anticipa che è stato talmente tanto tempo fermo per i problemi alle corde vocali  che è davvero felice di poter cantare di nuovo davanti al suo pubblico. “E siccome il repertorio è vasto, questa volta parlerò un po’ meno. Ma voi fate quello che volete (tranne che fotografare ndr.) e anche io mi godrò questa serata”.

Sembra emozionato e contento. E felice di essere davanti a tanta gente che forse è cresciuta insieme a lui.

8. QUANDO SEGUI DA 25 ANNI UN CANTANTE, E’ FACILE CHE OGNI SUA CANZONE SIA LEGATA AD UN TUO RICORDO

Riprende a cantare.
Occhiali rotti, che ti fa venire in mente un racconto che hai scritto e che avresti voluto intitolare così, ma poi avevi deciso che era meglio un altro titolo.

Il Pescatore di asterischi che ti immagini mentre la canta a Roma con Marco Mengoni. E sorridi perchè Mengoni è uno che ai concerti parla tanto e se ci fosse stato anche lui sarebbe stato un bel match.

En e Xanax, una delle più belle e moderne storie d’amore, che quando avevi sentito per la prima volta alla radio faceva un caldo pazzesco e tu stavi pensando che quando fa così caldo i matti impazziscono, e i matti spesso prendono i  tranquillanti e quel titolo ti era sembrato un segno, una coincidenza. E quindi per te rimarrà per sempre la canzone delle coincidenze sincroniche.

Fino a Spaccacuore che ti ha fatto ridere perché hai ripensato ad una recente intervista in cui Linus l’aveva annunciata, confondendosi, “Crepacuore”e Samuele aveva subito sgranato gli occhi correggendolo.

Poi Psyco, Ferragosto, Cattiva. E quasi ti commuovi perché ripensi a quando quelle canzoni le avevi ascoltate e cantate in macchina, in compagnia della tua amica, originaria di Misano Adriatico che forse era andata a scuola di musica dal papà di Samuele e che te ne parlava sempre. E ripensi anche che una volta lui (Samuele, non suo padre)  era uno dei tuoi “fidanzati immaginari” preferiti e ora non ti ricordi perché non lo sia più. Forse dovresti ripensarci e riaccoglierlo nella tua immensa fantasia, insieme a George Clooney, Biagio Antonacci, Linus e molti altri che ora non hai voglia di elencare.

9. QUANDO UN CANTANTE E’ ABITUATO A PARLARE NEI CONCERTI, ANCHE SE DICE CHE LO FARÀ POCO, COMUNQUE LO FARÀ. PER FORTUNA.

E quando sembra che stia per iniziarne un’altra, ecco che si gira vero la band e dice: “Posso dire due cagate?”. Tutti ridono. In realtà tutti sappiamo che non sono due cagate, ma che dietro quella frase c’è la  voglia di comunicare e di raccontare come sono andate le cose in questo anno e mezzo in cui non ha cantato. E ti ricorda che sono passati 25 anni dal primo concerto: “Praticamente la metà degli anni dei Pooh, ma da solo. E non è poco”.
Parla ancora per qualche minuto. E ti piace moltissimo. Lui parla il giusto e lo fa con l’accento di Cattolica che ti fa tanto mare e vacanze e… Cesarina e Daniela (solo gli amici del mare possono capire).

Poi riprende a cantare: Come due somari, la canzone che nel disco canta insieme ad Anima Nuda e che da solo canta ancora con più trasporto. Lo adori.

Presenta tutta la band. E tu immediatamente ricordi che a Riccione avevi notato Michele Ranieri, il polistrumentista che faceva anche i cori e scopri che c’è ancora e sorridi. Poi, quando tutti lasciano il palco, ti immergi nelle note di Replay (portata a Sanremo nel 2000) accompagnata solo dal pianoforte.
E due lacrime rimangono sospese sull’occhio, ma non vuoi farle scendere per non farti vedere dal tuo vicino “strano”.

10. NON SAPRAI MAI SE C’E’ VITA DOPO LA MORTE O DOPO AVER TRASCORSO DUE ORE SENZA SOCIAL. E NON LO VUOI SAPERE.

Si chiude il sipario e hai 10 minuti per accendere il telefono e leggere i messaggi e le notifiche su FB. Sono tantissime. Mentre tu sei un questa bolla senza smartphone, fuori le chat impazzano e tu fai una cosa ardita: le cancelli e non le leggi. Forse non è impossibile stare senza collegamento col mondo esterno per un paio d’ore. Ma solo per un paio d’ore, eh.

11. SCEGLIERE LA SCALETTA ATTRAVERSO I SOCIAL E IMPEDIRE DI USARLI DURANTE IL CONCERTO È BIZZARRO, MA FORSE HA RAGIONE LUI.

Si riapre il sipario e invece di mettersi subito a cantare Bersani spiega come sono state scelte le canzoni che hanno composto la scaletta. Tutto attraverso FB dove lui aveva chiesto ai follower di dirgli le tre canzoni irrinunciabili che avrebbe dovuto inserire nel concerto. Ne è venuta fuori una lista che ti sta piacendo molto.

Però poi pensi che è bizzarro fare la scaletta con modalità Social e impedire di fruire del concerto in modalità social, con lo schermo di un cellulare che immortala il momento e un Social che lo rende pubblico. Perché quando qualcosa ti provoca emozioni positive, hai voglia che tutti lo sappiano live, mentre qui hai paura che una maschera ti punti la torcia in faccia e ti urli “Niente foto, grazie”.

12. INTITOLARE UN DISCO A “LA FORTUNA CHE ABBIAMO” E POI AVERE MILLE SFIGHE E’ DA CAMPIONI MONDIALI DI IRONIA

Arriva il momento della canzone che dà il titolo alla tournèe e all’ultimo disco La fortuna che abbiamo. Spiega che non gli ha portato molto bene visto che, l’anno scorso quando stava per partire, ha avuto un serio problema ad una corda vocale. Racconta che quando ha scoperto che era una di quelle maggiormente suggerite via FB ne era rimasto sorpreso perché non era stata una di quelle più trasmesse in radio. Ma la introduce con una frase carina: “Qual è a fortuna che abbiamo? E quella che non sappiamo di avere”.

Comunque, se sei nato nel 1970, la sfiga è finita nel 2016. Punto. Lo sai tu (che sei nata nello stesso anno) e lo deve sapere anche lui.

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13. ASCOLTARE UN AUTORE CHE CANTA LE PROPRIE CANZONI (DOPO AVERLE SENTITE CANTATE ANCHE DA ALTRI) E’ PIÙ BELLO

Mentre canta ricordi le moltissime collaborazioni con i più importanti nomi della musica italiana: Ornella Vanoni, gli Skiantos, Claudio Baglioni, Stefano Bollani, Pacifico, Fiorella Mannoia e Sergio Cammariere.

La delirante poesia.

Crazy boy, canzone che aveva cantato Fiorella Mannoia.

Che vita!    

Settimo cielo.

Canzone, la canzone scritta per Lucio Dalla che strappa un applauso con standing ovation a metà sala.

E poi arriva quella che ami di più: Giudizi universali, con l’arrangiamento dell’ultimo disco in cui l’aveva cantata in coppia con Carmen Consoli. Che è lo stesso arrangiamento usato durante una puntata di xFactor da Ilaria che l’aveva cantata benissimo (chissà che fine ha fatto: ti piaceva la voce di quella ragazza) e alla quale Bersani aveva mandato un messaggio per ringraziarla.

14. QUANDO LA SCALETTA DI UN CONCERTO TI PORTA DOVE VUOLE, HA VINTO TUTTO.

Ti stai godendo ogni momenti di questo concerto.

Ecco Chiedimi se sono Felice, canzone scritta per l’omonimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo che negli ultimi giorni hai ascoltato in loop molto spesso.

Sei felice e, finalmente, realizzi che la scaletta è lo storytelling di quello che stai provando da due ore.

Freak,  e l’idea di esportare la Piadina Romagnola, un’idea che hai avuto per un attimo anche tu.

Coccodrilli, che non ti farà mai più fare una doccia senza guardare lo scarico e sorridere.

Senza titoli, che ti fa sorridere all’idea che lui è inseguito da videoteche che non hanno mai titoli per lui e che non stenti a crederlo, visto che ama i film horror e che da giovanissimo era scappato di casa per andare ad incontrare Dario Argento.

Chicco e Spillo, che all’inizio ti piaceva molto ma oggi ti fa venire in mente il Pulcino Pio, che alla fine muore schiacciato. E sai che  una roba strana da dire, ma ormai ha preso questa piega e quando la canta non vedi l’ora che finisca.fullsizerender-9

E lo perdonerai se ad un certo punto si toglierà la giacca per far vedere a tutti quello che c’è scritto sulla maglietta, ma tu continui a non leggere una cippa perché sei troppo lontana o, forse, troppo cecata per leggere una scritta così piccola.

15. DUE ORE E UN QUARTO POSSONO PASSARE MOLTO MOLTO IN FRETTA

Cosa vuoi da me, che un giorno hai scoperto essere la cover di Glastonbury song dei Waterboys, ma che in realtà ti piace di più come la canta lui.

Sai che è l’ultima e ti alzi. Non assisterai ai saluti finali. Ruberai qualche foto al palco, alla regia, alle scale e uscirai (Tanto ormai le maschere hanno deposto le armi e nessuno ti ferma più).

Esci prima degli altri. In tempo per non rimanere imbottigliata nel traffico del parcheggio.

Sipario.

Alla prossima.

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Vivere a colori al tempo dei SOCIALCOSI

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e realizzi che quest’anno puoi veramente dire di Vivere a colori, visto che sei completamente immersa nell’arancione. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E addirittura quella meno REM (che non ricordi come si chiama) lo è. Sei circondata da arancione. Davvero. Forse troppo.

Ma con tua grande sorpresa realizzerai che  non solo sei completamente immersa nell’arancione, ma che sei anche completamente immersa nel mondo Social. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E che addirittura quella meno REM del sonno (che continui a non ricordare come si chiama) lo è. Insomma, i tuoi sogni sono contaminati dai nuovi comportamenti Social. E non ci puoi fare niente.

Te ne renderai conto una notte svegliandoti all’improvviso nel bel mezzo di un sogno, proprio mentre Alessandro Baricco ti sta invitando a cena per rivelarti un segreto importantissimo che ha a che fare col suo ultimo libro “Barnum” e che potrebbe avere ripercussioni definitive sulla tua vita.

Tutti sanno quanto ti piaccia Alessandro Baricco, quanto i suoi libri ti abbiano ispirato e quante ore hai passato ascoltando i suoi monologhi/lezione sulla letteratura e sulla musica prima in TV e poi su Youtube. Sognarlo è davvero un evento straordinario, quasi come incontrarlo dal vivo.

Nel sogno è molto serio e, mentre ti parla, camminate nel cortile del Liceo Scientifico che frequentavi da ragazzina, quello che sta in una via di Milano che una volta si chiamava Via Trenno e che ora, chissà perché, si chiama via Natta. Siete diretti verso il cancello d’uscita. Lui ti dice che deve andare. Ti tiene il gomito con una mano e ti spinge in avanti come se avesse fretta. Ti parla come se la cena dovesse essere proprio quella sera e avesse bisogno di convincerti prima di salutarti. Intanto ascolti quell’accento torinese che ti aveva tanto affascinato da ragazzina quando spiegava la musica lirica  o i grandi scrittori americani in TV. Lui parla e tu pensi che quella voce è proprio la stessa che “senti” quanto leggi uno dei suoi libri: pacata, misurata, ironica. E ti piace molto.

Ad un certo punto vi fermate e noti che  davanti al cancello d’ingresso del liceo, parcheggiati a pochi metri da voi, ci sono uno yacht e un aereo  con la livrea completamente arancione.  Tu guardi Baricco e noti che non sembra sorpreso o interessato alla cosa. Mentre tu trovi che tutto quell’arancione sia strano e cerchi di capire cosa ci fanno quei due mostri arancioni lì davanti a voi, lui niente, continua a parlare, parlare…

Improvvisamente il sogno si interrompe. Buio. Sparisce tutto. Il liceo, Baricco, lo yacht, l’aereo… Nooo. Proprio ora no!

E svegliandoti, la prima cosa che dirai non sarà “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? così non saprò mai quello che voleva dirmi Baricco di così importante per la mia vita”, ma “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? non sono nemmeno riuscita a fare una foto all’aereo arancione da postare su FB!’

In effetti è proprio dello stesso colore della tua borsa e delle tue scarpe nuove. O di  “Barnum”, l’ultimo libro di Baricco, che hai sul comodino, sotto lo smartphone…

L’ho detto: troppo arancione. Troppo.

 

Vendere ai clienti difficili non è semplice

[oggi ho imparato che] Il Direct Marketing non è per niente semplice, anche, e soprattutto, quando si tratta di intenzioni e di potenziali clienti come me, difficili.

Dunque, la prima cosa è per quelli di Endomondo che mettono nell’oggetto della email ‘ci sei mancata’. Ecco, per favore, se non siete George Clooney e Brad Pitt in coppia, evitate di dirmi che vi sono mancata perché la mia reazione potrebbe essere davvero poco urbana. Mancata a chi, se non so nemmeno chi siete!?


La seconda è per Asics che comincia la missiva scusandosi se i link (quali link?) non hanno funzionato. Ecco, io sinceramente avrei evitato di far sapere a tutto il mondo che i vostri link non hanno funzionato, anche perché forse molti (me inclusa) non sapevano che i vostri link non funzionassero e ora sanno che i vostri link potrebbero non funzionare e quindi non è che siete proprio infallibili. Insomma, ‘excusatio non petita, diminutio manifesta’. 


(Ripeto: Fare il Direct Marketing non è mai facile)

Cose da runner automobiliste

Oggi ho imparato che…
Una notte per caso, mentre spipoli insonne sul cellulare alla ricerca di qualcosa da fare per ricominciare a dormire, imbattendoti nell’App che usi ogni volta che vai a correre per registrare performance e percorsi, realizzerai che non batterai mai il tuo record di corsa registrato un anno prima se, quel giorno, gli ultimi 4 km li avevi fatti in auto a 90km/h senza spegnere la App. #cosedarunner

[La NON regola dei calzini spaiati]

Una sera per caso a un aperitivo tra amiche, dopo la prima ora dedicata agli aggiornamenti sugli ultimi libri letti, passando a quelli in fase di scrittura una di loro confesserà di essere ferma da due settimane su un punto decisamente cruciale: il primo bacio. Dopo aver già scritto 27 pagine si è resa conto di non avere la minima idea di quando far baciare i suoi protagonisti perchè nonostante siano già usciti insieme due volte, sembra che non sia mai ‘il momento giusto’.
La domanda della serata diventa: ‘Dopo i quaranta, dopo quante uscite ci si bacia?’
Dopo il rito del giro di tavolo disordinato per la solita indagine veloce veloce realizzerete che NON c’è nessun problema. La regola è quasi matematica: ‘Tendenzialmente il primo bacio viene dato tra il 2° e il 3° appuntamento, un minoranza lo fa nel 1°, quasi nessuno aspetta il 4°’.
Ma ripensando alle ultime storie di tutte (quelle vere) la sola domanda è: ‘visti i tempi, riusciranno i due protagonisti quarantenni ad arrivare al quarto appuntamento?’ Naaaaaaa!

Una sera per caso a un aperitivo tra amiche, dopo la prima ora dedicata agli aggiornamenti sugli ultimi libri letti e scritti, ferme da 45 minuti sul nuovo romanzo rosa dell’amica indecisa sulla scena del primo bacio tra quarantenni, per tagliare la testa al toro chiederai se nel libro i due protagonisti si scrivono sms o sono già passati a whattsapp. E quando tutte ti guarderanno stranite con la faccia in modalità ‘so what?’, sarai costretta a svelare che per sapere se i due arriveranno mai al primo bacio oppure no, basterà conoscere cosa usano per comunicare.
Perchè ‘Whattsapp ha riscritto tutti i codici di corteggiamento e li ha incasinati . Quando i messaggi si pagavano un tanto al chilo, al secondo sms sapevi già se l’altro voleva limonare oppure no. Ora è tutto diverso e potresti non saperlo mai. E se entrambi non hanno voglia di rischiare un due di picche, non faranno mai il primo passo’ .
E la tua amica scriverà sul suo iphone: ‘togliere whattsapp ai due cretini.’
Ma una volta gli scrittori non amavano i loro personaggi come figli? Naaaaaaaa!

Una sera per caso a un aperitivo tra amiche, ferme sul nuovo romanzo rosa dell’amica scrittrice alle prese coi due protagonisti quarantenni che non ne vogliono sapere di baciarsi, realizzerete che, se la storia rispecchia un minimo la realtà e anche se sembra che siano fatti l’uno per l’altra, i due potrebbero finire per non concludere MAI niente: i calzini ci insegnano che non sempre essere fatti l’uno per l’altra significa stare insieme. C’è gente che vive benissimo girando con due calzini spaiati. Con due destri. O due sinistri. O addirittura dimenticandone uno a casa… Del resto c’è qualche regola che lo impedisce?
Naaaaaaa!

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Follow Deejay in via Massena

Oggi ho imparato che
Un giorno per caso puoi finire con tuo figlio al FollowDeejay, pubblico in studio della trasmissione Deejay Chiama Italia,  puoi avere un cellulare in mano e anche se chiedi il permesso di fotografare e ti rispondono ‘certo, puoi fotografare tutto quello che vuoi!’, puoi tornare a casa con un decimo delle cose che avresti voluto immortalare.
Vuoi sapere perchè? Io lo so.

Ecco:

Perché ci sarebbe voluto del coraggio e anche il dono dell’ubiquità per fotografare:
Linus quando si avvicina per parlare con te e ce l’hai a 55 cm di distanza che puoi persino sentire che odore ha (buono) e tu hai la consapevolezza di avere un sorriso ebete che però non riusciresti a smontare dalla faccia nemmeno con un cacciavite. E non gli puoi certo dire: ‘Scusa, tu parla del più e del meno che io ti fotografo da vicino, così poi tutti finalmente ci credono che abbiamo parlato di qualcosa che non sia la corsa. Ma non per te, per me. Visto che ormai tutti mi prendono in giro che parlo sempre di corsa‘.
Linus che parla con Aldo Rock di qualcosa di molto triste come la morte di una triatleta di cui tu sapevi molte cose perchè da qualche giorno leggevi i tweet e i post di tutti i tuoi amici appassionati della Triplice.  Perchè sarebbe davvero stato molto brutto fotografare un momento così intenso: nello sguardo di Aldo Rock c’era tutta la sofferenza di un Ironman che scopre che una ‘sorella di sport’ è mancata mentre si stava allenando e riprenderlo sarebbe stata davvero una deplorevole mancanza di tatto e di rispetto;
le matite colorate sul tavolo davanti alla postazione di Linus perchè non hai mai capito bene a cosa gli servano in trasmissione, perchè ci sono davvero e sono davvero tutte colorate e appuntite; ma lui era lì e c’era il rischio che lo vivesse come una vera invasione, come se stessi fotografando la mania del mio personaggio radiofonico preferito;
la tua faccia (e qui avresti dovuto essere qualcun altro) quando Linus ha letto il commento di un telespettatore sulle tue gambe e tu non capivi come fosse possibile che da casa ti vedessero le gambe quando eri stra-certa di essere ripresa a mezzobusto (E basta!). Perché ti sei resa conto in un nano-secondo che avrebbe potuto sembrare un rimprovero, che forse sarebbe stato meglio mettere i pantaloni, ma la mattina quando avevi deciso la mise da indossare  non ti era venuto in mente che saresti stata un’ora su un trespolo e che avresti rischiato l’effetto ‘Alba Parietti’.
la faccia di tuo figlio mentre Nicola Savino diceva che voleva saperne di più di lui, perché tu sapevi che in quel momento lo stava conquistando e che per una settimana il pargolo avrebbe camminato a 10 cm da terra per l’orgoglio di essere stato in radio (e tv) e che questa esperienza l’avrebbe raccontata nei secoli dei secoli. E sai anche che d’ora in avanti Savino sarà il suo idolo perché si è fermato a parlare con lui al termine della puntata in modo sincero. E speri che andando via abbia capito che il tuo grazie alla fine era di sincera gratitudine per tutta l’attenzione e la gentilezza dedicata a tuo figlio. E prima o poi gli cinguetterai un ‘grazie grazie grazie’
il foglio degli appunti di Aldo Rock, quello che De Marco gli ha raccomandato nel fuori-onda di leggere e non dimenticare e che poi per fortuna hanno messo su FB, perché mentre la leggevano eri rimasta rapita dalle parole e dal senso di quelle frasi.
la faccia di Linus quando Aldo Rock diceva a Farolfi che ormai non gli avrebbe più detto qualcosa che non hai capito bene cosa; quando il Calandro si lamentava che gli tagliano’gli attacchi belli delle canzoni‘, ‘che ‘Farolfi toglie troppo‘ ‘che un bravo scultore è colui che toglie poca pietra‘ e Farolfi scuoteva la testa. Perchè mentre li guardavi hai notato che Linus rideva dentro e non interveniva, e tu avresti dato non so cosa per leggere dentro quella testolina; .
tu e Aldo Rock che vi stringete la mano, ma non per quello che aveva detto a Farolfi (perchè secondo te non aveva ragione) ma perché speravi che si fermasse a fare una foto con te; una foto che avresti mandato a tutti i tuoi amici ironman che come te lo adorano; mentre invece lui è scappato via subito e tu sei rimasta come un soldo di cacio con il sorriso di uno smile giallo stampato sopra
tu e Farolfi che vi stringete la mano (perché avete amici in comune e gliel’hai voluto dire) ma nessuno era nelle vicinanze e non osavi chiedere di fare una foto col regista della trasmissione da mandare ai tuoi amici. Sarebbe stato davvero troppo.
la tua faccia con la bocca aperta e gli occhi spalancati, quando la Patitucci (Alessandra, carinissima e davvero gentile) raccontava alle altre che metteva le fiale per non perdere i capelli e la truccatrice (che era entrata a togliere il trucco a Linus) le ha detto di stare attenta a non toccare il liquido con le mani perché al suo parrucchiere erano cresciuti i peli sulle braccia dopo aver messo a mani nude le fiale alle clienti ed essersi grattato gli avambracci. E tu guardando la faccia della Patitucci hai immaginato che si visualizzasse sgomenta con le braccia piene di peli come quel parrucchiere. E dopo un primo istante in cui avresti voluto rassicurarla che non le sarebbe successo nulla di tutto ciò, non potendo inserirti nella conversazione, hai dovuto allontanarti sennò saresti scoppiata a ridere fino alla fine del mondo!
la redazione alle spalle della regia dove leggono e vedono tutto e dove sai che ogni tanto in passato hanno letto pure i tuoi commenti postati sulla pagina di DJCI;
lo studio visto dalla postazione di Linus per provare come si sta al posto di comando, perché a te piacciono i posti da cui si vede tutto ed è per questo che al ristorante scegli sempre la sedia spalle al muro che domina la sala;
lo studio dalla postazione di Savino per vedere quello che vede lui;
lo studio dalla postazione di Matteo Curti per vedere cosa guarda sul monitor quando nessuno gli fa le domande;
Matteo Curti che dal vivo sembra giovane giovane, perché ti è simpatico da morire e perchè ha una fidanzata che su twitter ti fa ridere un casino. Ma sarebbe stato sconveniente dirgli tutto questo;
Mauro De Marco che dal vivo sembra la metà di quello che appare in foto e sui Social. Lui è un autore ‘molto forte’, ma non si può esordire così perchè sarebbe stata la classica frase alla Mara Maionchi che avrebbe portato le mie quotazioni al livello ginocchio e quindi basse, molto basse.
E a pensarci bene non importa se hai fatto solo 19 foto e di queste solo 9 sono salvabili, perché tutte le altre cose che avresti voluto fotografare le hai viste e vissute davvero. E te le ricorderai per sempre. E se le ricorderà per sempre anche tuo figlio e questa è una cosa meravigliosa. Anzi tutto è meraviglioso.
Tranne la tua faccia, perché quella che durante la trasmissione avevi solo immaginato, quando la vedrai in replica, la sera, ti farà svenire dalla vergogna, più del commento sulle tue gambe del telespettatore che per fortuna hanno tagliato.
Ma va bene così.

We had a great day!

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[Democrazia e vendetta al tempo dei Socialcosi]

Un giorno per caso ti svegli e ripensando alla cena tra donne della sera prima e al racconto di una tua amica su come la vendetta sia un piatto che va servito freddo, realizzerai finalmente cosa significhi ‘Tirare due bombette (metaforicamente parlando) così, per ridere, ma non troppo”: ossia scrivere su FB ‘la soddisfazione che ti invade per aver scoperto che il tuo ex si è fidanzato con un cesso […] tanto carina e che fa talmente tante cose belle per lui che alla prima occasione lo ha persino tradito’!
Quale ex? Il primo, il secondo, l’ultimo? Qualcuno di loro se lo chiederà, giusto?

E ti scriverai su un post it per ricordarti di cercare un negozio che vende coppe per Campioni del Mondo da acquistare e fare recapitare con un corriere alla tua amica: lei ha DAVVERO vinto tutto!

Un giorno per caso ti svegli e ripensando alla cena tra donne della sera prima, realizzerai finalmente quali sono le potenzialità di internet e dei Social Network e le ricadute sulla ‘democrazia’. Significa che tu parli di qualcuno (un ex ad esempio), senza farne il nome e senza circostanziarlo in ordine di tempo e luogo, e chi vuole (sempre l’ex, ad esempio) si sente preso in causa e rosica perché non avrà mai la certezza di essere il soggetto di cui si parla.
Ma tu riderai e tanto. Soprattutto se si parla di corna e lui sbatte continuamente contro lo stipite delle porte senza farsene una ragione.
Lui, però. Perché se le corna fossero le tue, rideresti un po’ meno, ovviamente. Ma questo è un altro post.

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