Le zanzare non perdonano

Oggi ho imparato che…

 Se una sera per caso, a un aperitivo tra donne, una tua amica ti dice che si sente una scema perché da settimane non riesce a chiudere occhio pensando al suo ex e che non sa come fare per toglierselo dalla testa, realizzerai che in effetti non c’è un modo per dimenticare un uomo che si è molto amato se non affidandosi al tempo e lasciare che il ricordo affievolisca… 

Così la rassicurerai che non è la prima e non sarà l’unica. E le dirai che l’intelligenza non c’entra nulla. Altrimenti ogni donna mediamente intelligente,  alla sola idea che una volta finita una storia d’amore, il ricordo del proprio ex la possa tormentare di notte fino alla fine del mondo, si innamorerebbe di una zanzara che, alla fine della storia, le basterebbe semplicemente spiaccicare sul muro con un colpo secco. 

Per fortuna sua e di tutte le donne del mondo, ripeti da giorni come un mantra, il tempo è galantuomo!

Le zanzare un po’ meno, cazzerola!

Donne con un unico pensiero fisso

Se una sera per caso, mentre aspetti una tua amica nel parcheggio del ristorante dove vi siete date appuntamento, noti uno splendido cinquantacinquenne seduto sul sedile del passeggero di un SUV Mercedes con la portiera aperta mentre parla con una tizia fighissima in piedi davanti a lui; se lui assomiglia in modo imbarazzante ad uno degli attori di Sex a d the City terza serie e lei ha un fisico da urlo, la prima cosa che penserai è che lei… ha proprio delle belle scarpe. 

Fioretto alimentare vs. fiore edibile

Oggi ho imparato che…

 

Un giorno per caso ti svegli, avresti voglia di una meravigliosa colazione a base di latte e caffé, fette biscottate e marmellata, ma realizzi che stai facendo come tutti gli anni il fioretto per la Quaresima e che, non potendo mangiare nè dolci nè caramelle, dovrai accontentarti di fette biscottate senza marmellata.

Così, dopo aver girato per casa per due ore come un leone in gabbia con la voglia di dolci, esci, vai all’Esselunga e ti compri una bella insalata primavera colorata per pranzo nella speranza di saziare almeno l’occhio.

E il fiore(tto) questa volta te lo mangi!

Risotto al Plancton rigenerato e Maldive.

Oggi ho imparato che… 

Se una sera per caso guardi una delle puntate di Masterchef in cui fanno vedere la preparazione di piatti strani e straordinari e rimani rapita dalla preparazione di un risotto verde stradino fatto con il plancton rigenerato, dopo aver scoperto che quella pappetta verde usata per cucinare è il prodotto di una polverina liofilizzata dal sapore intenso di pesce e di mare che costa 8000 (ottomila) euro al chilo, realizzerai che quando ti verrà voglia di provarlo, per risparmiare, puoi direttamente andare alle Maldive , tuffarti in acqua e nuotare con la bocca aperta. 

Le donne hanno davvero bisogno di un trapano per attaccare i quadri?

Oggi ho imparato che… 

Una mattina per caso ti svegli e ripensando alla cena tra amiche della sera prima e ai primi 35 minuti di giro di tavolo dedicati agli aggiornamenti sugli sviluppi amorosi delle presenti (e non), realizzerai che a volte capita anche che Scaccia Chiodo faccia amicizia con Chiodo ma la verità è che, come hai trovato un giorno in un libro di Fabio Volo, le donno dovrebbero iniziare a capire che i quadri sono belli anche appoggiati al pavimento. E tu sai appoggiarli per terra divinamente bene anche da sola. 

E poi, per usare un trapano non ci vorrà mica una laurea, giusto?

Ma questa metafora forse non è quella che volevi fare davvero. 😂


10 cose che ho imparato durante l’anteprima del film ‘Qualcosa di nuovo’

Oggi ho imparato che…

Se una sera per caso vieni invitata all’anteprima del film “Qualcosa di nuovo” di Cristina Comencini, e hai la fortuna di assistere dal vivo all’intervista alla regista e alle due interpreti principali, Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi, non potrai fare a meno di realizzare che il cinema è veramente una questione di chimica, un miscuglio magico di linguaggi, di sassolini caduti per caso dalla scarpa, di espressioni nuove, di emozioni e di tanto altro.

Ecco una bella carrellata di cose imparate:

REGOLA #1: Quando vai a vedere un film in anteprima, scordati di poter anche solo lontanamente tenere il cellulare in mano.
Se mai ti venisse voglia di fare una foto allo schermo mentre passano alcune scene del film, o alle attrici mentre vengono intervistate, o ti venisse voglia di scriverti una frase del film particolarmente divertente o ispirata, sappi che ci sono i cecchini dell’antipirateria sparsi per la sala che potrebbero immediatamente sparare una granaiuola di pallini col fucile sul tuo smartphone, interrompendo qualsiasi comunicazione tua col resto del mondo fino alla fine dell’Universo. Questo è quanto ci hanno fatto capire all’ingresso del teatro di Radio Italia prima della proiezione del film. E’ evidente che gli addetti dell’antipirateria non avessero in mano un fucile a pallini, ma l’immagine è abbastanza eloquente del mood.

Da quando ci si siede sulle poltrone, il telefono va spento. Punto.

(E a scanso di equivoci, le foto che ci sono non le ho rubate durante l’anteprima, ma le ho screenshottate on line dal trailer. Ma sempre col mio smartphone. Tié.)

REGOLA #2: Se vedi un buffet imbandito per l’aperitivo e gli ospiti sono tutti nei paraggi a gruppetti, è inutile che ti fiondi verso il cameriere per farti dare qualcosa da bene. Se non c’è nessuno al buffet, è evidente che non l’hanno ancora aperto. E dovresti saperlo visto che hai sempre organizzato eventi e sai che finché non viene dato il via ai camerieri, loro non servono niente. Non è che quando diventi un’ospite le regole cambiano.
Comunque alla fine hanno aperto e mi sono cibata.

REGOLA #3: Quando assisti ad un’intervista cerca di imparare i nuovi linguaggi. Potrai sempre riutilizzarli in futuro.
Se durante l’intervista ad un certo punto si sente un lamento simile ad un miagolio e per un attimo tutti si guardano intorno alla ricerca dell’animale, e dopo un attimo si sente un altro miagolio e un altro ancora e poi si scopre che sono gli sgabelli girevoli del teatro su cui sono sedute intervistate e intervistatore (Patrick di Radio Italia, quello con due lauree), non potrete fare a meno di ridere quando anche loro cominceranno a ridere.
E scoprirai che gli attori hanno un linguaggio tutto loro, quasi poetico, ma molto particolare. Infatti non dicono “che ridere”, ma dicono “mi hai fatto un regalo”. E questa cosa ti piacerà un sacco e, d’ora in avanti, quando ti capiterà lo dirai anche tu. Ma solo per vedere l’effetto che fa.

REGOLA #4: Hanno tutti il diritto di indossare delle scarpe comode, soprattutto se anche tu ti presenti a teatro con le scarpe col tacco e le ballerine in borsa.
Quando assisti dal vivo ad un’intervista cerca di non fare facce guardando le scarpe delle persone intervistate: né di approvazione se ti piacciono molto, né di disapprovazione se non ti piacciono, né di disgusto se ti fanno orrore. Ricordati che magari queste persone sono alla 7° intervista in un giorno, alla terza proiezione del film in meno di 8 ore, alla 14a location diversa, al quinto taxi. E di mettere delle stilosissime stiletto tacco 12 non gli passava neanche per l’anticamera del cervello.

REGOLA #5: Quando prendi in mano una scarpa da uomo 47, se ti viene l’istinto di infilarci il naso dentro e sentire se puzza, sappi questa cosa è un gesto istintivo che potrebbe quasi essere considerato arte.  Anzi, diciamo che lo è. Punto.
E te ne renderai conto quando scoprirai che la scena in cui Micaela Ramazzotti prende in mano la scarpa di Eduardo Valdarnini non era stata scritta così, che lei avrebbe dovuto solo prendere in mano la scarpa da uomo numero 47, ma che durante le riprese, quando l’aveva avuta in mano non aveva potuto fare a meno di annusarla. E se quella scena è diventata così irresistibile, realizzerai che la grandezza di un regista e di un interprete sta nel rendere vero un personaggio e che questa cosa l’avevi imparata tanti anni prima studiando un grande del teatro, Eduardo de Filippo (non è una coincidenza sincronica che Valdarnini, il proprietario della scarpa che prende in mano la Ramazzotti e De Filippo si chiamino nello stesso modo?), che aveva trasformato una scena semplice come quella in cui si doveva togliere una scarpa e appoggiarla per terra in un capolavoro. Eduardo (De Filippo) quando si era tolto la scarpa alla prima di Natale in Casa Cupiello aveva scoperto che c’era dentro un sassolino  e che cadendo aveva prodotto un rumore lieve lieve che dava un tempo di sospensione molto reale; allora la sera dopo aveva rimesso il sassolino nella scarpa e lo aveva fatto cadere di nuovo, ma non era sufficiente; la sera dopo aveva riprovato con due sassolini e la terza sera con tre sassolini ed era stato perfetto. E da quella sera la scena era andata così, con tre sassolini, ed era diventata un capolavoro.
Per farla breve, realizzerai che se una scarpa può diventare così determinante e piena di ricordi, quando prenderai in mano le scarpe puzzolenti di tuo figlio per metterle nella scarpiera, e vorresti non doverlo fare, puoi chiudere gli occhi (e le narici) e far finta di essere dentro un film della Comencini o in una commedia del grande Eduardo.

REGOLA #6: Una donna saprebbe come far innamorare una donna (e anche senza essere omosessuale). Ma spesso quando si tratta di far innamorare un uomo, alcune fanno un gran casino. Lo dimostra il film ‘Qualcosa di nuovo”, dove due amiche quarantenni spiegano a un giovane come si deve comportare per conquistare una donna, renderla felice e farla innamorare. Poi ovviamente lui farà di più. E anche loro. Ma evitiamo spoiler.

REGOLA #7: Se le foto le fanno quelli che sanno fare le foto, un motivo c’è.
Se al termine del film, quando finalmente riaccendi smartphone appena ti sei accertata che quelli dell’antipirateria non ci sono più, e decidi di farti fare una foto davanti alla locandina del film, e dai il cellulare alla tua amica che è appassionata di fotografia, lo scatto che ti regalerà sarà uno dei migliori dell’anno: ti fa sembrare più magra, più giovane e più simpatica. Vabbè, magari quello no, ma stai molto bene e puoi anche far finta di essere più simpatica.

REGOLA #8: E’ importante conoscere che “giornata mondiale” è.
Se vai a vedere un film il giorno della Giornata del Sorriso e il film è così delizioso da farti uscire con un bel sorriso, be’ potrai dire di aver onorato la giornata e starai così bene che deciderai di andare a fare la tua lezione di prova di yoga della risata. Così, per mantenere l’effetto.

REGOLA #9 – La critica dei film è meglio lasciarla fare a chi fa critica.
La cosa migliore quando non si è un critico cinematografico è dire se il film ti è piaciuto o non ti è piaciuto: questo è sicuramente quello che interessa di più a registi e attori. E sì, il film della Comencini ‘Qualcosa di nuovo’ mi è piaciuto molto. E lo rivedrei.

E per finire…

REGOLA #10 – Non c’è sempre una regola numero 10, quindi se devi per forza scrivere un post con 10 regole è bene che te le prepari prima. Magari infilandone una jolly. Tanto nessuno se ne accorge.

… e poi ci sono le foto screenshottate.

Un chewingum per la memoria. 

Oggi ho imparato che…

Un giorno per caso ti svegli e realizzi che ci sono momenti indimenticabili della vita che quando li vivi non sembrano tali, ma che, quando cresci, diventano dei ricordi straordinariamente unici e perfetti. 

I miei primi ricordi d’infanzia sono quasi tutti legati alla mia proverbiale passione per le caramelle e i chewing gum. Passione forse ereditata col DNA paterno, visto che mio nonno (ottimo ottimo nella scrittura e nel canto) dopo la guerra aveva fatto il rappresentante di caramelle e che mio padre ci raccontava sempre di caramelle antiche che ho solo potuto immaginare.

Ricordo invece di quando mio fratello che andava all’asilo mi portava a casa le caramelle. Una volta aveva aperto l’armadio della maestra e ne aveva rubate due: una per me e una per lui.E mia madre, quando l’aveva scoperto, aveva dovuto sgridarlo ma immagino non ne avesse molta voglia visto il gesto pieno di tenerezza fraterna…

E poi ricordo che quando ero piccola e avevo voglia di qualcosa di buono, andavo dalla mamma e le chiedevo una ‘cicca‘ (a Milano si chiamano così) e lei dopo aver frugato in borsa (anche allora le borse erano pozzi senza fondo da cui usciva di tutto), tirava fuori un pacchettino di Brooklyn, la Gomma del Ponte, prendeva la cicca dalla forma tipica a lastrina, avvolta in un foglietto di stagnola, avvolto a sua volta nella cartina colorata, la piegava in due, la divideva a metà e ne dava un pezzo a me e un pezzo a mio fratello.
‘Così il pacchetto dura di più‘, diceva, anche se in realtà sapeva che non era vero. Infatti non passava un quarto d’ora che ne chiedevamo subito un altro pezzo perché era ‘finito il sapore’.

Chissà che anno era, forse il 1976, o il 1977… Le Brooklyn avevano già qualche anno e io le chiamavo semplicemente ‘cicche‘ o ‘ceuingum‘ (non mi sognavo certo di chiamarle ‘ciuingam‘ o ‘ciuinga‘). Ma è innegabile che 40 anni fa, se volevi una gomma da masticare, a Milano, e chiedevi un ceuingum ti davano subito una Brooklyn. Quasi mai ‘quelle dell’oratorio’.

La Brooklyn per me, comunque, era un mistero: la mettevo in bocca e cercavo in tutti i modi di fare il palloncino, aiutandomi con la lingua come si vedeva nei film americani, ma sempre inutilmente. La cicca che mi dava la mamma non faceva il palloncino. E non riuscivo a capire perché le cicche buone non facessero il palloncino, mentre quelle dell’oratorio si. Perché le Brooklyn erano quelle buone, mentre quelle dell’oratorio duravano un secondo e sapevano davvero di gomma.

Era un po’ come il mistero della mia bicicletta a scatto fisso. Tutti i miei amichetti avevano la bicicletta con i pedali che potevano stare fermi senza che le ruote smettessero di andare, mentre io dovevo continuamente pedalare se non volevo cadere. Io ci provavo a farli rimanere fermi, ogni tanto, ma niente. Odiavo andare in bicicletta a quei tempi e mai avrei immaginato che a distanza di trent’anni mio figlio mi avrebbe chiesto proprio quel tipo di bicicletta, a scatto fisso.

Comunque, dopo un po’ di anni (forse ero alle medie) sono arrivate le Big Babol: rosa, morbide, dolci, fragolosissime, gommosissime. Diventarono subito le mie preferite e (neanche a dirlo) diventai  campionessa mondiale e dell’universo di palloncino. Poi ovviamente qualcuno negli anni mi superò, ma tant’è.

Che ricordi!
Ancora oggi a distanza di anni quando mangio una Brooklyn la divido a metà e ne metto in bocca solo mezza. Forse per farla durare di più. Ma se ci penso, anche quando metto in bocca una Big Babol la divido a metà, solo perché anche ora che ho superato abbondantemente i quaranta mi piace fare i palloncini e, se la cicca è a metà, il palloncino è più discreto.

L’unica chewing gum che non divido a metà oggi è la Vigorsol alla liquirizia, mia inseparabile compagna quando vado a correre. Lo so, lo so che non si dovrebbe correre con la gomma da masticare in bocca, ma ho scoperto di non essere l’unica runner che lo fa e credo che sia perché ti toglie quella sensazione di lingua felpata che ti viene quando la salivazione si azzera. O perché ti evita di correre con la bocca troppo aperta, così ti dai un contegno e, se fa caldo, non ti entrano i moscerini.

Una sera ricordo che ero sull’Adda a correre e mi ero dimenticata di portarmi l’astuccio delle Vigorsol. Ecco, quella sera, non so quanti moscerini mi sono entrati in bocca! Forse uno sciame intero. All’inizio ridevo e dicevo che stavo facendo il pieno di proteine animali, ma ad un certo punto me ne è finito uno in gola che ho praticamente rischiato di morire strozzata. Non respiravo, avevo bisogno di bere e l’unica acqua a portata di mano era quella del fiume. Per un attimo ho davvero pensato di tuffarmi, ma poi sarebbe stato peggio… Da allora, quando corro, cerco sempre di tenere la bocca chiusa. E per farlo metto in bocca un chewing gum.

A proposito, meglio dire chewing-gum al maschile  o al femminile? Boh…

A pensarci bene di storie sulle gomme da masticare e sulle caramelle ne avrei a sacchi. Ma forse sono niente in confronto ai ricordi che avrei potuto raccogliere durante l’evento ‘Un lungo viaggio nel gusto‘, nel luogo dove sono state prodotte la maggior parte delle gomme da masticare e caramelle della mia vita e di quella di milioni di italiani.

E quei ricordi sarebbero stati tutti davvero Perfetti.

Regola: se ti invitano a una sfilata, osa! Sarai ‘di tendenza!’

Oggi ho imparato che…

Se una sera per caso vieni invitata a Milano all’evento You’ve got the Swing della boutique Imarika, la settimana prima della Milan Fashion Week, realizzerai che nonostante il tuo viscerale amore per le scarpe e le riviste di moda, hai tanto tanto da imparare su questo mondo e ti sentirai come un personaggio a metà tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Andy del celebre film (o libro) Il Diavolo Veste Prada quando veniva redarguita da una severa Miranda sulla moda del color ceruleo. E te ne renderai qualche giorno dopo, quando ripenserai ai discorsi ascoltati, alle persone incontrate, ai vestiti ammirati, e a tutte le cose che non sapevi, che non immaginavi neanche e che ora sai, sul mondo della moda.

Ecco una carrellata di cose imparate:

Regola: arrivare puntuale a volte è come arrivare presto.
Se l’invito è dalle 19.00, non ha senso presentarsi alle 19.00 perché a quell’ora troverai pochissime persone e avrai solo la tentazione di metterti a gironzolare nei posti degli addetti ai lavori, che in quei momenti stanno sistemando le ultime cose e sarai solo d’impiccio.

REGOLA #1:  I palazzi di Porta Venezia sono stupendi. Anche se da fuori non lo vedi.
Se l’invito è in un palazzo del centro di Milano, è possibile che tu possa scoprire di esserci passata davanti migliaia di volte senza sapere che al di là del cancello c’è lo stupendo cortile con accesso al giardino di un meraviglioso palazzo neoclassico. E ringrazierai 1000 volte internet per le informazioni su Palazzo Bovara, il palazzo che fa da cornice all’evento di cui non avresti saputo nulla se non ti fossi messa a googolare poco prima di arrivare a destinazione. Solo così sei riuscita a goderne la bellezza.

REGOLA #2: Alle sfilate di moda sono tutti più belli. Quindi osa!
Se l’evento si svolge tutto nel cortile del palazzo, potrai assistere alla sfilata di moda, al concerto delle McKeeney Sisters e all’esibizione di una divertente coppia di ballerini, tutto nella stessa location; ma assisterai anche al defilè di tutte le invitate dell’evento che per l’occasione indosseranno i loro abiti più belli e alla moda. E realizzerai che tutte le donne ti sembreranno modelle. Anche i bambini ti sembreranno dei modelli. Anche gli uomini presenti ti sembreranno dei modelli. Tutti ti sembreranno dei modelli.  E magari qualche modello lo incroci pure e ti chiederai: ‘ma lui è un modello oppure è solo bello?’ Perchè saranno tutti bellissimi nei loro vestiti da cocktail e da sera lunghi, colorati, dorati, argentati, pastello, fiorati… Tutti tranne te, che sei rimasta uguale a te stessa, con abito nero e accessori colorati per non rischiare nulla.

REGOLA #3 : I capelli rosa sono trendy. Punto e basta.
Se arriva una signora coi capelli rosa, la padrona di casa la accoglierà cinguettando con entusiasmo “Come sei di tendenza con questo rosa” e tu non potrai fare a meno di pensare che se fossi arrivata a casa coi capelli rosa, probabilmente tuo figlio ti avrebbe detto con gli occhi spalancati “Mamma, ma hai i capelli rosa?!” e avrei dovuto spiegare il motivo di quel colpo di testa, mentre nel mondo della moda nessuno deve spiegare perché si è fatto i capelli rosa. E un po’ la invidierai.

REGOLA #4: Guai a dire che una borsa è solo una borsa. E’ molto di più.
Se incroci tra le invitate una signora con una borsa pazzesca a forma di soffietto cilindrico e le chiedi timidamente di lasciartela fotografare, riceverai in cambio uno dei sorrisi più felici del mondo perché scoprirai che quella borsa è una sua creatura, che lei è la stilista Laura Strambi, che è un prototipo e che quella non è solo una borsa ma è un concept, e che ci vogliono anni e anni prima di riuscire a progettare una borsa strepitosa come quella, che non viene bene al primo colpo (l’ha detto lei facendoci vedere la chiusura), ma che poi, alla fine, è un capolavoro….

REGOLA #5: Gli stylist sanno tutto. Non puoi nascondergli nulla, ricordalo!
Se ti presentano un fashion blogger, stylist professionista e personal shopper, e lui chiacchierando ti dice che approva il mix di capi di alta moda con capi del Fast Fashion “perché in fondo se il proprietario di Zara è al primo posto nella classifica Forbes tra gli uomini più ricchi del mondo della moda la sua non è proprio un’aziendina e merita attenzione e rispetto”, molto probabilmente ha capito che tu in quel momento stai indossando un vestito in raso di Zara e vuole farti sapere che non ti sta schifando ma che lui sa. E tu non potrai fare a meno di sperare che si sia accorto anche che indossi dei sandali di Sergio Rossi arancioni abbinati alla collana in smalto arancione e alla borsa sempre arancione firmata Nicoli…

REGOLA #7: Prima di farsi fare una foto, provare provare provare…
Se capiti davanti al backdrop dove invitati e padroni di casa hanno fatto la passerella per le foto ricordo di rito,  ti chiederai quante foto hai la possibilità di fare e se le potrai vedere prima, perché, mannaggia, non hai la più pallida idea di quale sia il tuo lato migliore (tutti devono avere un lato migliore, ma come fai a saperlo la prima volta?) e dovrai fare un grosso sforzo per sembrare naturale davanti all’obiettivo. E ripensando a tutte le foto fatte finora agli eventi, deciderai che l’unico accorgimento è sorridere e alzare il mento come Monica Bellucci: avrai il collo lungo come un Modigliani, ma almeno non dovrai impazzire con photoshop per togliere le rughe e la pappagorgia. Ma quando vedrai finalmente le foto, realizzerai che era meglio preoccuparsi di più del vestito e di meno delle rughe perché la cinturina impero ti fa sembrare incinta e vorresti bruciare tutte le foto. Ma tutte tutte tutte!

REGOLA #8: Non chiederti come ti starebbe un vestito visto durante una sfilata, goditela e basta. Probabilmente non lo troverai in negozio.
Se ad un certo punto le luci si abbassano e inizia la sfilata della capsule di Imarika, scoprirai che capsule non il termine per indicare un accessorio particolarmente avveniristico, ma è una sfilata di pochi capi sceltissimi che fanno storia a sé, che hanno tutti un unico filo conduttore e che sono la rappresentazione di un concept unico… Insomma, hai imparato qualcosa di nuovo ed è meglio non continuare oltre perché ti renderai conto che stai assistendo a qualcosa di molto IN, visto che tutti i presenti sono estasiati dalle modelle che sfilano. Tu invece non potrai fare a meno di chiederti se quelle creazioni meravigliose e bizzarre che stai vedendo sfilare addosso a delle ragazzine diafane e magrissime a te starebbero bene o ti farebbero sembrare solo bizzarra. Ma poco dopo scoprirai che molto probabilmente quegli abiti non li troverai in vetrina, se non con modifiche che renderanno la creazione più “portabile”. Come lo splendido vestito verde acqua e oro  di Simone Rocha indossato dalla padrona di casa dal quale non riuscirai a staccare gli occhi. E penserai che quello sarebbe uno dei tuoi must have.

Scoprirai che tutte le donne presenti sono tutte molto belle. E se non sono belle sono particolari. E se sono particolari è perché indossano tutte degli abiti meravigliosi. Abiti che le fanno diventare meravigliose.
Scoprirai infine, guardandoti intorno, che il discorso del figlio della titolare di Imarika mai come durante questo evento sia così calzante: “Aver cura di sé fa la differenza. Visto che ci vestiamo ogni giorno, vestirsi bene è come dire sì alla vita”.

E niente più ti sembrerà eccessivo. Sarai solo dispiaciuta di non aver osato di più.

La 35326 legge di Murphy e il Ponte degli Artisti

Un giorno per caso mentre sei seduta nella sala dove si sta tenendo la proiezione in anteprima dei cartoni animati Turner che vedremo in TV sui canali Boing, Cartoonito e Boys e ovunque nel 2017, ripensando al tuo viaggio in metropolitana, realizzerai che quando pensavi di aver visto e provato tutto (o per lo meno moltissimo) non avevi ancora percorso da Porta Genova a via Tortona passando per via Savona a piedi sotto il sole cocente e la temperatura dell’asfalto vicino ai 60 gradi centigradi che i tacchi ci affondano dentro urlando ‘Pietà’. La 35.326 legge di Murphy infatti dice che se decidi di andare all’evento ‘Turner- Heroes on the Block’ in via Tortona indossando i tacchi alti, quel giorno il Ponte degli Artisti sarà chiuso, dovrai circumnavigare il mondo e arriverai all’evento grondando sudore e sangue.

(Io giuro che i tacchi bassi me li ero portati, ma erano in borsa!)

((Comunque durante il welcome cocktail ho assaggiato delle caramelle lampone e zenzero che sono diventate le mie preferite. E mi è passato tutto))

(((Il tizio fighissimo che mi sedeva accanto durante la proiezione la pensava esattamente come me, perché non ha fatto altro che guardare le mie caramelle. Poi sono finite e non mi ha più guardato)))

((((La clip del cartone animato su una famiglia di Orsi social mi ha fatto morire: mi sono subito immedesimata negli orsi che postano tutto quello che gli succede sui social ed è diventato subito il mio cartoon preferito di sempre. Altro che Winnie the Pooh!))))

(((((Ho letteralmente sbavato davanti al vestito Moschino coi personaggi dei cartoon. Per non parlare della borsettina che mi regalerò sicuramente a Natale. Ma il must have è sicuramente la t-shirt che indossava la vice-president durante il suo appassionato intervento: la voglio e già mi vedo mentre la indosso con pantalone in pelle nero e scarpe col tacco assassino.)))))

(((((Alla fine sono tornata a casa con il braccialetto di Ben10 che si abbina da dio a un paio di Sergio Rossi, che la Ferragni mi farà un baffo, tié)))))

(((((((Secondo me Vomito e Gelone apprezzerebbero))))))

Se ti regalano un fondoschiena fatto ad arte, why not? 

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e ripensando alla domenica appena conclusa realizzerai che, anche se hai ricominciato la Remise-en-forme e ne avrai per almeno un paio di mesi, ti porti comunque a casa una giornata in saldo positivo per aver fatto nell’ordine:

– Una passeggiata da 8 chilometri da Città Bassa a Città Alta e ritorno  a tutto vantaggio della forma 

– Incrociato la migliore installazione vivente di Città Alta, una gallerista d’arte che ogni settimana indossa degli abiti che sono una poesia o una fiaba, e fotografarla.

– Ricevuto il primo sorriso d’intesa dal titolare del tuo bar preferito mentre parlava con un signore anziano contento del suo caffé, dopo 4 anni di frequentazione domenicale.

– Assaporato il miglior ginseng in tazza grande ai tavolini interni del Caffé del Tasso, servita prima di tutti gli altri, forse proprio grazie al sorriso d’intesa di poco prima.

– Scoperto un nuovo spazio espositivo d’arte in un ex complesso religioso in via Tasso inaugurato da pochissimi giorni in cui farai sicuramente ritorno al termine delle future camminate invernali per visitare qualche mostra

– Fatto passaggio in via XX Settembre per chiedere se le scarpe che desideri comprare sono arrivate e scoprire che ‘si, ci sono.’ 

– Sistemato il ripostiglio delle scarpe insieme al mezzo30enne per far posto a quelle nuove che comprerai in settimana.

– Fotografato tutte le scarpe archiviandole per utilizzo: Tanto, Medio, Non si sa mai.

Ma la cosa migliore, quella che ti farà dire che è stata una giornata assolutamente super, sarà:

– Guardare un documentario di SkyArte sul Lato Nascosto dell’Arte, ossia il Fondoschiena nell’Arte e decidere che, alla luce di quanto è stato detto dai critici d’arte più famosi del mondo, d’ora in avanti considererai il tuo fondoschiena generoso e burroso come quello ritratto nei quadri di tutti i grandi della pittura, un capolavoro della natura e dell’arte. 

E che nessuno te lo toglierà più.  Altro che quei culetti smilzi e sodi delle modelle di Victoria’s Secrets. Punto e basta.