15 cose sul concerto di Samuele Bersani

Se una mattina ti svegli e, mentre stai navigando sul sito di Radio Italia Solo Musica Italiana (RISMI per gli amici) per vedere che novità ci sono, scopri che la sera stessa a Bergamo c’è il concerto di Samuele Bersani, per le successive due ore non farai altro che pensare a come fare per andarci. E dopo aver chiesto di accompagnarti alla tua amica (che però non sta bene) e a tuo figlio quindicenne (che non ci pensa nemmeno 27 nano secondi a dirti di no), deciderai di fare quello che è giusto fare: comprare il biglietto e andarci da sola.

Non è la prima volta che vai da sola ad un concerto, ma questo è speciale e a fine serata facendo l’elenco delle cose che hai imparato, scoprirai di aver compilato una lista davvero interessante.

Ecco quindi le 15 cose che scopri andando al concerto di Samuele Bersani da sola:

  1. SE ACQUISTI UN BIGLIETTO ALL’ULTIMO MINUTO SU TICKETONE, PRIMA DI RITIRARLO ALLA CASSA DOVRAI ASPETTARE CHE TE LO STAMPINO

Se aspetti fino alle 19.00 per vedere se si liberano dei posti interessanti su TicketOne e ne trovi uno in una posizione centrale, ringrazierai Dio e tutti i santi del Paradiso per la fortuna che hai. Alle 19.30 completerai le operazioni di acquisto di un meraviglioso biglietto singolo settore CA, posto 27 (praticamente un po’ in alto, ma in posizione centrale) e ti metterai in macchina per raggiungere il teatro con la ricevuta d’acquisto stampata e fotografata sul cellulare.

fullsizerender-8E dopo aver parcheggiato davanti al teatro, che più davanti non si può, andrai di corsa alla biglietteria per scoprire che il tuo biglietto non è ancora stato stampato e che devi aspettare qualche secondo. Quindi armati di forza e coraggio se quelli dietro di te sbufferanno come treni a vapore neanche dovessero aspettare fino a domani e si lamenteranno di essere bloccati in fila dietro di te, perché la voglia di prenderli a testate sarà tanta.

2. IN TEATRO E’ VIETATO FARE FOTO E VIDEO

fullsizerender-12Alle 20.00 sarai all’interno del Teatro Creberg con il tuo biglietto in mano, in uno dei posti più larghi davanti che più larghi non si può (meglio della Business Class), a fotografare come una giapponesina il teatro vuoto e la gente che sta arrivando, ad aspettare che il concerto cominci e a postare su FB le foto della tua “mattata”. Nel frattempo un altoparlante ripeterà ogni 5 minuti che è vietato fare foto o effettuare registrazioni e che i cellulari devono rimanere spenti per tutta la durata del concerto.

Sconcertata (il termine non è scelto a caso) da questa novità del cellulare spento, ti chiederai se sia davvero una cosa normale nelle tournée teatrali, o se sia perché si tratta della terza data e non vogliono far girare troppi video su youtube. Fatto sta che la gente sembra indispettita e nelle poltrone dietro qualcuno dirà: “Col cavolo che non gli faccio neanche una foto!”

Rimarrai seduta a navigare su internet in segno di sfida (“Il concerto non è ancora iniziato e non mi possono rompere le balle”) e nel frattempo leggerai on line un po’ di interviste a Samuele Bersani fatte in occasione del lancio della tournée. E così scoprirai un po’ di cose che non sapevi (o che non ricordavi) che ti appunterai diligentemente sulla pagina Note dell’Iphone. Non si sa mai, potrebbero servire. img_2826

3. NON SAI MAI CHE VICINI PUOI RITROVARTI (ANCHE A TEATRO)

Pochi minuti prima del concerto ti si siederà accanto una coppia che rimarrà abbracciata tutto il tempo, limonando di tanto in tanto, e un tizio solo solingo che pochi istanti dopo essersi seduto riceve un whatsapp da una tizia che si chiama Mistress Sonia. Subito ti chiederai se Mistress stia per mistress (quel tipo di ‘Mistress’) o stia per “Sonia mi stressi”, tipo “Signorina-Sonia-Tu-mi-stufi”.  Allungherai l’occhio. Lui cercherà di non farti leggere quello che c’è scritto sul messaggio ricevuto, ma in un secondo e mezzo leggerai e… arrossirai tu per lui. Si, insomma, è possibile che lui non avesse nessuna intenzione di venire a questo concerto, ma che una certa Sonia, che per diletto o professione fa la Mistress (ormai è certo che sia quel tipo di mistress) lo abbia obbligato. E che, poco prima del concerto, si accerti che lui ci sia veramente e che faccia quello che lei gli ha ordinato di fare, altrimenti non gliela farà più vedere finché campa. PAURA!

4. PER FORTUNA LE MASCHERE DEL TEATRO NON HANNO LA LICENZA DI UCCIDERE. LA USEREBBERO.

Il concerto sta per cominciare. Tutto diventa buio e si apre il sipario. Parte la musica e qualche fan indisciplinato cerca di scattare una foto. Ma appena si scorge la luce di uno schermo rivolto verso il palco, subito le maschere del teatro piombano con passi ampi e marziali sull’ardito fotografo e puntano la torcia in faccia al malcapitato gridando: “Niente foto, grazie!”. E quel grazie, giuro, non sembra proprio un ringraziamento, quanto un “se ci riprovi ti uccido!”. E tu, che sei dietro e assisti alla scena, te ne guardi bene dal tirar fuori il cellulare.

Mostri! Come si fa ad impedire di fare foto? La risposta non arriva, ma guarda caso lo spettacolo comincia proprio con la canzone Il Mostro. La stessa che aveva fatto incontrare Samuele Bersani con Lucio Dalla e che aveva aperto una tournè di Dalla tanti tanti anni fa. Nostalgia.

5. INDOSSARE UNA MAGLIETTA SCURA CON SCRITTA BIANCA CHE NON SI LEGGE DALLA QUINTA FILA IN POI DOVREBBE ESSERE VIETATO PER LEGGE. SAPPILO, SAMUELE. 

Bersani è in splendida forma. Giacca scura e, sotto, una t-shirt nera con una scritta bianca. Canta guardando il leggio e sai che, anche se  ce l’ha davanti non lo legge veramente. Lo userà solo durante alcune canzoni, quelle piene di parole, quelle che sembrano degli sciogli lingua dalla metrica assassina. Tu invece le parole delle sue canzoni le sai tutte e quando non ti ricordi qualcosa fai La la la con sentimento (tanto nessuno se ne accorge).

In compenso ti rimarrà la curiosità di sapere cosa c’è scritto sulla maglia scura: le lettere sono bianche, ma troppo piccole da leggere per chi è seduto alla tua distanza dal palco. E forse glielo chiederai via FB di lì a qualche ora visto che sei una dei suoi follower. Perché per tutta la durata del concerto avrai solo voglia di sapere cosa c’è scritto su quella maglietta. Perché se uno, al proprio concerto, indossa una maglia scura con una scritta bianca, forse vuole far sapere cosa c’è scritto. Ma sono pochi quelli che riescono a leggere, mannaggia.

6. CHI RIMANE IMMOBILE AI CONCERTI HA SEMPRE UN MOTIVO. MA NON SEMPRE È QUELLO GIUSTO.

Attacca Le mie parole e ti accorgi che la stai cantando e che il tizio accanto a te non muove un muscolo: che stia scontando una punizione inflittagli dalla mistress?? Non ci vuoi pensare, ma stai bene attenta a non sfiorargli il braccio sul bracciolo della poltroncina. Comunque è discreto, nel senso che non si muove e non dà nessun fastidio. Ma tu controlli sempre quando riceve wa.

Dopo un po’ ti accorgi invece che sta registrando con il cellulare. E ridi perché nella registrazione ci saranno anche i tuoi gorgheggi e gridolini di gioia, le tue mani che battono il tempo e le tue scarpe che picchiano il pavimento per applaudire. Insomma, un po’ ti spiace per lui, avrebbe avuto bisogno di una vicina di poltroncina più tranquilla di te.
Ma tant’è.

7. ASSISTERE A UN CONCERTO SENZA USARE IL CELLULARE È UN’ESPERIENZA MISTICA.

Con Lo scrutatore non votante ti scateni: le mani suonano un pianoforte immaginario e canti. Per la gioia del tuo vicino che probabilmente ti sta maledicendo perché gli impedisci di registrare le canzoni. E, ascoltando le parole ad una ad una senza cercare l’inquadratura migliore con lo smartphone, ti rendi conto che ti stai godendo davvero tutte le parole e la musica di questo concerto.
Forse tenere i cellulari spenti non è una cosa così peregrina. Dovrebbe provarci anche il tizio seduto accanto a te. Si godrebbe di più il concerto.

Pausa

7. CHI AMA SAMUELE BERSANI AMA ASCOLTARLO ANCHE (E SOPRATTUTTO) QUANDO PARLA.

Dopo le prime tre canzoni, finalmente parla. Tutti sanno che a Samuele piace parlare durante i concerti, ma questa volta anticipa che è stato talmente tanto tempo fermo per i problemi alle corde vocali  che è davvero felice di poter cantare di nuovo davanti al suo pubblico. “E siccome il repertorio è vasto, questa volta parlerò un po’ meno. Ma voi fate quello che volete (tranne che fotografare ndr.) e anche io mi godrò questa serata”.

Sembra emozionato e contento. E felice di essere davanti a tanta gente che forse è cresciuta insieme a lui.

8. QUANDO SEGUI DA 25 ANNI UN CANTANTE, E’ FACILE CHE OGNI SUA CANZONE SIA LEGATA AD UN TUO RICORDO

Riprende a cantare.
Occhiali rotti, che ti fa venire in mente un racconto che hai scritto e che avresti voluto intitolare così, ma poi avevi deciso che era meglio un altro titolo.

Il Pescatore di asterischi che ti immagini mentre la canta a Roma con Marco Mengoni. E sorridi perchè Mengoni è uno che ai concerti parla tanto e se ci fosse stato anche lui sarebbe stato un bel match.

En e Xanax, una delle più belle e moderne storie d’amore, che quando avevi sentito per la prima volta alla radio faceva un caldo pazzesco e tu stavi pensando che quando fa così caldo i matti impazziscono, e i matti spesso prendono i  tranquillanti e quel titolo ti era sembrato un segno, una coincidenza. E quindi per te rimarrà per sempre la canzone delle coincidenze sincroniche.

Fino a Spaccacuore che ti ha fatto ridere perché hai ripensato ad una recente intervista in cui Linus l’aveva annunciata, confondendosi, “Crepacuore”e Samuele aveva subito sgranato gli occhi correggendolo.

Poi Psyco, Ferragosto, Cattiva. E quasi ti commuovi perché ripensi a quando quelle canzoni le avevi ascoltate e cantate in macchina, in compagnia della tua amica, originaria di Misano Adriatico che forse era andata a scuola di musica dal papà di Samuele e che te ne parlava sempre. E ripensi anche che una volta lui (Samuele, non suo padre)  era uno dei tuoi “fidanzati immaginari” preferiti e ora non ti ricordi perché non lo sia più. Forse dovresti ripensarci e riaccoglierlo nella tua immensa fantasia, insieme a George Clooney, Biagio Antonacci, Linus e molti altri che ora non hai voglia di elencare.

9. QUANDO UN CANTANTE E’ ABITUATO A PARLARE NEI CONCERTI, ANCHE SE DICE CHE LO FARÀ POCO, COMUNQUE LO FARÀ. PER FORTUNA.

E quando sembra che stia per iniziarne un’altra, ecco che si gira vero la band e dice: “Posso dire due cagate?”. Tutti ridono. In realtà tutti sappiamo che non sono due cagate, ma che dietro quella frase c’è la  voglia di comunicare e di raccontare come sono andate le cose in questo anno e mezzo in cui non ha cantato. E ti ricorda che sono passati 25 anni dal primo concerto: “Praticamente la metà degli anni dei Pooh, ma da solo. E non è poco”.
Parla ancora per qualche minuto. E ti piace moltissimo. Lui parla il giusto e lo fa con l’accento di Cattolica che ti fa tanto mare e vacanze e… Cesarina e Daniela (solo gli amici del mare possono capire).

Poi riprende a cantare: Come due somari, la canzone che nel disco canta insieme ad Anima Nuda e che da solo canta ancora con più trasporto. Lo adori.

Presenta tutta la band. E tu immediatamente ricordi che a Riccione avevi notato Michele Ranieri, il polistrumentista che faceva anche i cori e scopri che c’è ancora e sorridi. Poi, quando tutti lasciano il palco, ti immergi nelle note di Replay (portata a Sanremo nel 2000) accompagnata solo dal pianoforte.
E due lacrime rimangono sospese sull’occhio, ma non vuoi farle scendere per non farti vedere dal tuo vicino “strano”.

10. NON SAPRAI MAI SE C’E’ VITA DOPO LA MORTE O DOPO AVER TRASCORSO DUE ORE SENZA SOCIAL. E NON LO VUOI SAPERE.

Si chiude il sipario e hai 10 minuti per accendere il telefono e leggere i messaggi e le notifiche su FB. Sono tantissime. Mentre tu sei un questa bolla senza smartphone, fuori le chat impazzano e tu fai una cosa ardita: le cancelli e non le leggi. Forse non è impossibile stare senza collegamento col mondo esterno per un paio d’ore. Ma solo per un paio d’ore, eh.

11. SCEGLIERE LA SCALETTA ATTRAVERSO I SOCIAL E IMPEDIRE DI USARLI DURANTE IL CONCERTO È BIZZARRO, MA FORSE HA RAGIONE LUI.

Si riapre il sipario e invece di mettersi subito a cantare Bersani spiega come sono state scelte le canzoni che hanno composto la scaletta. Tutto attraverso FB dove lui aveva chiesto ai follower di dirgli le tre canzoni irrinunciabili che avrebbe dovuto inserire nel concerto. Ne è venuta fuori una lista che ti sta piacendo molto.

Però poi pensi che è bizzarro fare la scaletta con modalità Social e impedire di fruire del concerto in modalità social, con lo schermo di un cellulare che immortala il momento e un Social che lo rende pubblico. Perché quando qualcosa ti provoca emozioni positive, hai voglia che tutti lo sappiano live, mentre qui hai paura che una maschera ti punti la torcia in faccia e ti urli “Niente foto, grazie”.

12. INTITOLARE UN DISCO A “LA FORTUNA CHE ABBIAMO” E POI AVERE MILLE SFIGHE E’ DA CAMPIONI MONDIALI DI IRONIA

Arriva il momento della canzone che dà il titolo alla tournèe e all’ultimo disco La fortuna che abbiamo. Spiega che non gli ha portato molto bene visto che, l’anno scorso quando stava per partire, ha avuto un serio problema ad una corda vocale. Racconta che quando ha scoperto che era una di quelle maggiormente suggerite via FB ne era rimasto sorpreso perché non era stata una di quelle più trasmesse in radio. Ma la introduce con una frase carina: “Qual è a fortuna che abbiamo? E quella che non sappiamo di avere”.

Comunque, se sei nato nel 1970, la sfiga è finita nel 2016. Punto. Lo sai tu (che sei nata nello stesso anno) e lo deve sapere anche lui.

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13. ASCOLTARE UN AUTORE CHE CANTA LE PROPRIE CANZONI (DOPO AVERLE SENTITE CANTATE ANCHE DA ALTRI) E’ PIÙ BELLO

Mentre canta ricordi le moltissime collaborazioni con i più importanti nomi della musica italiana: Ornella Vanoni, gli Skiantos, Claudio Baglioni, Stefano Bollani, Pacifico, Fiorella Mannoia e Sergio Cammariere.

La delirante poesia.

Crazy boy, canzone che aveva cantato Fiorella Mannoia.

Che vita!    

Settimo cielo.

Canzone, la canzone scritta per Lucio Dalla che strappa un applauso con standing ovation a metà sala.

E poi arriva quella che ami di più: Giudizi universali, con l’arrangiamento dell’ultimo disco in cui l’aveva cantata in coppia con Carmen Consoli. Che è lo stesso arrangiamento usato durante una puntata di xFactor da Ilaria che l’aveva cantata benissimo (chissà che fine ha fatto: ti piaceva la voce di quella ragazza) e alla quale Bersani aveva mandato un messaggio per ringraziarla.

14. QUANDO LA SCALETTA DI UN CONCERTO TI PORTA DOVE VUOLE, HA VINTO TUTTO.

Ti stai godendo ogni momenti di questo concerto.

Ecco Chiedimi se sono Felice, canzone scritta per l’omonimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo che negli ultimi giorni hai ascoltato in loop molto spesso.

Sei felice e, finalmente, realizzi che la scaletta è lo storytelling di quello che stai provando da due ore.

Freak,  e l’idea di esportare la Piadina Romagnola, un’idea che hai avuto per un attimo anche tu.

Coccodrilli, che non ti farà mai più fare una doccia senza guardare lo scarico e sorridere.

Senza titoli, che ti fa sorridere all’idea che lui è inseguito da videoteche che non hanno mai titoli per lui e che non stenti a crederlo, visto che ama i film horror e che da giovanissimo era scappato di casa per andare ad incontrare Dario Argento.

Chicco e Spillo, che all’inizio ti piaceva molto ma oggi ti fa venire in mente il Pulcino Pio, che alla fine muore schiacciato. E sai che  una roba strana da dire, ma ormai ha preso questa piega e quando la canta non vedi l’ora che finisca.fullsizerender-9

E lo perdonerai se ad un certo punto si toglierà la giacca per far vedere a tutti quello che c’è scritto sulla maglietta, ma tu continui a non leggere una cippa perché sei troppo lontana o, forse, troppo cecata per leggere una scritta così piccola.

15. DUE ORE E UN QUARTO POSSONO PASSARE MOLTO MOLTO IN FRETTA

Cosa vuoi da me, che un giorno hai scoperto essere la cover di Glastonbury song dei Waterboys, ma che in realtà ti piace di più come la canta lui.

Sai che è l’ultima e ti alzi. Non assisterai ai saluti finali. Ruberai qualche foto al palco, alla regia, alle scale e uscirai (Tanto ormai le maschere hanno deposto le armi e nessuno ti ferma più).

Esci prima degli altri. In tempo per non rimanere imbottigliata nel traffico del parcheggio.

Sipario.

Alla prossima.

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Vivere a colori al tempo dei SOCIALCOSI

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e realizzi che quest’anno puoi veramente dire di Vivere a colori, visto che sei completamente immersa nell’arancione. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E addirittura quella meno REM (che non ricordi come si chiama) lo è. Sei circondata da arancione. Davvero. Forse troppo.

Ma con tua grande sorpresa realizzerai che  non solo sei completamente immersa nell’arancione, ma che sei anche completamente immersa nel mondo Social. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E che addirittura quella meno REM del sonno (che continui a non ricordare come si chiama) lo è. Insomma, i tuoi sogni sono contaminati dai nuovi comportamenti Social. E non ci puoi fare niente.

Te ne renderai conto una notte svegliandoti all’improvviso nel bel mezzo di un sogno, proprio mentre Alessandro Baricco ti sta invitando a cena per rivelarti un segreto importantissimo che ha a che fare col suo ultimo libro “Barnum” e che potrebbe avere ripercussioni definitive sulla tua vita.

Tutti sanno quanto ti piaccia Alessandro Baricco, quanto i suoi libri ti abbiano ispirato e quante ore hai passato ascoltando i suoi monologhi/lezione sulla letteratura e sulla musica prima in TV e poi su Youtube. Sognarlo è davvero un evento straordinario, quasi come incontrarlo dal vivo.

Nel sogno è molto serio e, mentre ti parla, camminate nel cortile del Liceo Scientifico che frequentavi da ragazzina, quello che sta in una via di Milano che una volta si chiamava Via Trenno e che ora, chissà perché, si chiama via Natta. Siete diretti verso il cancello d’uscita. Lui ti dice che deve andare. Ti tiene il gomito con una mano e ti spinge in avanti come se avesse fretta. Ti parla come se la cena dovesse essere proprio quella sera e avesse bisogno di convincerti prima di salutarti. Intanto ascolti quell’accento torinese che ti aveva tanto affascinato da ragazzina quando spiegava la musica lirica  o i grandi scrittori americani in TV. Lui parla e tu pensi che quella voce è proprio la stessa che “senti” quanto leggi uno dei suoi libri: pacata, misurata, ironica. E ti piace molto.

Ad un certo punto vi fermate e noti che  davanti al cancello d’ingresso del liceo, parcheggiati a pochi metri da voi, ci sono uno yacht e un aereo  con la livrea completamente arancione.  Tu guardi Baricco e noti che non sembra sorpreso o interessato alla cosa. Mentre tu trovi che tutto quell’arancione sia strano e cerchi di capire cosa ci fanno quei due mostri arancioni lì davanti a voi, lui niente, continua a parlare, parlare…

Improvvisamente il sogno si interrompe. Buio. Sparisce tutto. Il liceo, Baricco, lo yacht, l’aereo… Nooo. Proprio ora no!

E svegliandoti, la prima cosa che dirai non sarà “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? così non saprò mai quello che voleva dirmi Baricco di così importante per la mia vita”, ma “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? non sono nemmeno riuscita a fare una foto all’aereo arancione da postare su FB!’

In effetti è proprio dello stesso colore della tua borsa e delle tue scarpe nuove. O di  “Barnum”, l’ultimo libro di Baricco, che hai sul comodino, sotto lo smartphone…

L’ho detto: troppo arancione. Troppo.

 

#scappatidicasa

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, dai una scorsa veloce a FB e ti chiedi: ma quelli che ti rimuovono dalle amicizie di Facebook per farti un dispetto, perché hanno la fidanzata gelosa o perché secondo loro li hai trattati male male male, lo sanno che te ne accorgi solo quando ti riaggiungono? No, perché secondo te non lo sanno. E non lo sanno nemmeno quelli che ti bannano fino a che non si ricordano che hanno bisogno di te per qualcosa, che ne so, magari il rinnovo di un contratto… Che teneri!

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, esci di casa e ti dirigi verso l’ufficio e mentre sei a Gessate sulla banchina della Metropolitana Verde che porta in centro, realizzi che al mondo c’è gente che la mattina si cosparge di super Attak, poi si getta nell’armadio (o nel cassone della Caritas) e quel che ne esce ne esce. Ne hai finalmente le prove: si chiama ‘Look degli scappati di casa’!

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[Undici libri e un passo di donna]

Un giorno per caso ti svegli e sai che il tuo soggiorno al mare sta per finire e che presto dovrai rimettere tutte le tue cose in valigia e ricomporre il puzzle di trolley, borsoni, biciclette, zaino dei compiti del mezzo26enne (rimasto integro fino a 36 ore prima della partenza), figlio mezzo26enne con l’aggiunta di libri e scatole di scarpe, due palloni nuovi, un pc mai aperto, il tutto nella parte posteriore della tua supercar.
Qualcosa l’avrai usata, qualcosa un po’ meno, qualcosa per niente ma quando sarai a casa te ne dimenticherai e con una percentuale di probabilità vicina al 100 l’anno prossimo rimetterai tutto con lo stesso ordine in auto pensando che sia un’ottima idea e che ti servirà TUTTO. E forse aggiungerai una valigia in più solo per te (magari piccola) poichè ormai è assodato che l’universo femminile è troppo complesso per riuscire a farlo stare in una valigia.
Ma c’è qualcosa che continuerai a portare avanti e indietro fintanto che non ti convertirai definitivamente al Kobo o Kindle o qualsivoglia e-reader e sono… i libri.
Quest’anno ti sei portata dietro:
1. Stregati dalla corsa, di Marco Lo Conte. Nove ritratti di manager runner che correndo hanno accelerato nella professione e nella vita.
Ognuna di quelle storie hanno raccontato un pezzo di te, ma quelle in cui ti sei ritrovata di più sono quelle di Paolo Garimberti. Il fratello maggiore. Perchè tu sono un po’ così, sei quella che quando corre dice agli altri di non mollare, che manca poco, che ce la faranno. Anche se loro arriveranno prima di te e faranno il loro pb. Mannaggia!
Quella di Gianni Morandi. La corsa? Una roba…!!! Perchè lui quando corre arriva al traguardo e quando arriva sorride e perchè senza saperlo la sua immagine, essenza della corsa gioiosa, è finita sulla copertina di un libro non suo, un libro sul Running. Ecco. Tu sei un po’ così: ti piace correre e anche se fai fatica, e le tue gambe sembrano stecche di cemento, quando corri hai la sensazione di fare una cosa grande e bella. E sei felice. O drogata di endorfine, ma chissene frega, va bene così.
E poi quella di Lorenzo Sassoli de Bianchi. Il filosofo. Perchè molte delle cose che dice le ascolti ogni volta che ti alleni con l’audiocoach Rock Run Roll. Chissà se gli hanno chiesto i diritti.
E infine quella di Julia Jones. Il metodo JJ. Un metodo che vorresti provare su di te frequentando un vero corso per correre. Perchè è vero che correre è qualcosa di naturale, ma ci sono dei giorni che non ti basti e vorresti che qualcuno si prendesse cura della tua corsa e ti facesse crescere. Chissà, forse un giorno…
2. Dimagrire di corsa di Daniel Fontana (con il contributo di Elena Casiraghi, eat coach, che in copertina non si trova, ma nel libro interviene con delle pagine interessanti davvero).
L’hai comprato perché sei una di quelle runner che corrono per un milione di motivi, tra cui dimagrire, e perché hai un debole per i triatleti; perché sorridi ogni volta che li vedi allenarsi e pensi che siano gli sportivi più indecisi (o talentuosi) del mondo che non sapendo scegliere in quale sport gareggiare ne scelgono addirittura tre contemporaneamente. E poi perché ti piace sentire o leggere i racconti di chi si cimenta nella gara più dura e pazzesca che tu conosca, l’Ironman. E perché a furia di ascoltare e leggere aneddoti sui vari Ironman in giro per il mondo disputati dai tuoi amici, alla fine sei riuscita a scrivere addirittura un racconto, Verso il Traguardo, e a farlo pubblicare in 2 (due!) raccolte.
3. I sette passi della corsa, di Umberto Longoni.
Uno psicologo dello sport, motivatore, che hai incontrato un giorno mentre stavi seguendo un programma di dimagrimento e lui presentava uno dei suoi libri. Lui insegna ad allenare la mente per correre meglio. E non ti dice che a correre non si fa fatica, ma ti aiuta a trovare gli stimoli e la strada per superare i momenti difficili. Perché il running è un progresso dell’individuo e una piccola, personale conquista. La cosa che rileggi con maggior piacere? L’esercizio che ti insegna a non sentire la fatica partendo da un test della personalità. Hai scoperto che devi immaginare di essere una farfalla che vola leggera davanti a te. La cosa meravigliosa è che Farfalla è (quasi) l’anagramma del tuo nome.
4. La vita è un viaggio di Beppe Severgnini. 20 parole per un futuro migliore. Un libro pratico, poetico, tonificante.
Sai che non ha bisogno di presentazioni. Lui è giornalista, un osservatore della vita, del mondo in cui viviamo, degli italiani e dell’Italia.
È un raffinato utilizzatore e conoscitore dei Social Network, anche se si schernisce di non essere più giovanissimo e di non arrivare a tutto. Ma ti piace. Ti piace perché se ‘La vita è un viaggio’, lui non ti indica la meta, ma ti regala 20 parole da portarti dietro come bagaglio e da tirare fuori all’occorrenza. Tra queste: atlante, brevità, incoraggiamento, paternità, rispetto, sensualità. E altre 14 per arrivare a 20.
5. Figuracce, AA.VV. 8 scrittori raccontano una loro figuraccia. E lo fanno alla loro maniera, da scrittori. Perché ‘la vita è uno slalom tra figure di merda’, ma quando le figure di merda sono degli altri e sono raccontate bene, sei felice e vorresti che non finissero mai. Ovvio.
6. Ritrovarsi a Manhattan di Carole Radzwill
L’hai comprato una mattina dopo una corsa sul lungo mare che da Misano porta a Riccione. Avevi caldo e sei entrata in Mondadori per fare un giretto con l’aria condizionata. Ti sei lasciata attrarre dal colore della copertina e dalla fascetta. Ma non è un gran libro. E neanche la pagina dei ringraziamenti. L’unica cosa che ti porti a casa con questo libro è il riassunto di una ricerca sulla correlazione tra il buon sesso, la produzione di dopamina e il desiderio struggente di rifare sesso con la stessa persona che può durare addirittura due anni. E che poi, dopo due anni, passa (per fortuna!). Ecco. Ottimo da leggere in spiaggia.
7. Omicidi in pausa pranzo, di Viola Veloce, lo pseudonimo di un’impiegata milanese, blogger, single di ritorno, un figlio alle medie e la passione per la scrittura. Un giallo adattissimo al ritorno in ufficio, quando temendo che qualcuno possa decimare te e i tuoi colleghi preferisci che sia un serial killer piuttosto che un tagliatore di teste. Catartico!
8. La sovrana lettrice, di Alan Bennett. Gran libro su una donna, una regina, una vera Sua Maestà che scopre il piacere della lettura e che comincia a desiderare che tutti leggano. Meraviglioso. Grande la scoperta che ‘ascoltare il riassunto di un libro non è come leggere davvero quel libro’ e che gli scrittori sono persone strane e che a volte sono molto meglio i loro libri. Da leggere e rileggere!
9. Black Book of Style, di Nina Garcia. Un libro in lingua inglese, regalo della tua migliore amica che spera sempre che tu ti decida a migliorare il tuo poor inglese leggendo qualcosa che ti possa appassionare davvero, come lo stile e la moda. C’è ovviamente anche la versione in italiano!
10. Andromeda Heights di Banana Yoshimoto. Ancora una volta un libro che consigli a chi ama i manga, a chi è cresciuto a pane e cartoni animati giapponesi, a chi è abituato ai dialoghi brevi, ai monologhi dell’anima, alle pause e ai cambi di scena lenti. Da gustare lentamente per esplorare i temi della perdita e della guarigione, e di come si può trovare la felicità nelle famiglie più anticonformiste. Avendo iniziato a leggere i libri di Banana quando ne aveva scritti solo cinque e non avendo più smesso, beh, come potevi andare in ferie senza portartene dietro uno?
11. Smart photo manuale, di Valerio de Berardinis. 9.90 euro spesi (forse) bene. Per districarti nel mondo delle App fotografiche, capire quali sono le inquadrature migliori, il segreto della luce, delle esposizioni. E anche se non hai capito molto (e la foto che stai postando è schifosamente mossa) almeno avrai la consapevolezza che, a esser capaci, anche un iphone può fare delle foto grandiose. Non solo selfie, dunque!

E infine ci sei tu e i tanti chilometri percorsi in due settimane, camminando, correndo, in bicicletta. Sul lungo mare. Fino alla fine del mondo.

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[Calcio, calcio, calcio… What else?]

Un pomeriggio x caso, mentre accompagni tua madre a comprare il vestito x il matrimonio di tuo fratello e sbirci nei saldi x vedere se è rimasto qualcosa di interessante x te, realizzerai che a Bergamo dopo solo 5 giorni di saldi le uniche taglie disponibili sono:
– Morte nera
– Biafra
– La donna cannone
– Moby Dick
E ripensando ai vestiti stupendi acquistati a Riccione, ti verrà una voglia irrefrenabile di tornare al mare. Ma non per lo shopping, no. Hai davvero voglia di tornare al mare!

Una sera x caso mentre sei in un locale di Milano con una tua amica ed è in corso una delle semifinali dei mondiali 2014, guardando gli uomini radunati intorno al mega schermo come ipnotizzati dal pallone che viene calciato a destra e sinistra, realizzerai con un unico e solo sguardo che le donne passano la vita a chiedersi cosa c’è nella testa di un uomo mentre basterebbe bere birra e ruttare guardando una partita dove ogni tanto appaiono delle belle ragazze tra il pubblico dello stadio per capirlo in 3 secondi e mezzo. Calcio, f..a, calcio, arbitro di merda. Ecco cosa c’è. What else?

Una sera x caso mentre sei in un locale di Milano con una tua amica giornalista che si trova in città per realizzare un servizio sulle relazioni cominciate via facebook, al termine dei suoi esilaranti racconti sulla sequela di primi appuntamenti con uomini tragicomici a cui lei non si era sentita di dare seguito, realizzerete che (come regola generale) ai tempi dei Socialcosi, non è il primo appuntamento il momento cruciale di una relazione, quanto il giorno dopo, ossia quello interamente dedicato a superare la delusione che ‘oddio, non è come sulla foto profilo’.
E alla fine ridendo ti mostrerà la foto che ha messo lei sul SUO profilo: una foto debitamente filtrata e photoshoppata di Angelina Jolie. In fondo… ‘chi di spada ferisce, di spada perisce! E credimi trovare me al posto di Angelina per alcuni è la giusta punizione!’
La guarderai e non le chiederai niente: hai già capito che quando leggerai il suo articolo dovrai ridere. E ridere tanto. Tanto tanto.

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