15 cose sul concerto di Samuele Bersani

Se una mattina ti svegli e, mentre stai navigando sul sito di Radio Italia Solo Musica Italiana (RISMI per gli amici) per vedere che novità ci sono, scopri che la sera stessa a Bergamo c’è il concerto di Samuele Bersani, per le successive due ore non farai altro che pensare a come fare per andarci. E dopo aver chiesto di accompagnarti alla tua amica (che però non sta bene) e a tuo figlio quindicenne (che non ci pensa nemmeno 27 nano secondi a dirti di no), deciderai di fare quello che è giusto fare: comprare il biglietto e andarci da sola.

Non è la prima volta che vai da sola ad un concerto, ma questo è speciale e a fine serata facendo l’elenco delle cose che hai imparato, scoprirai di aver compilato una lista davvero interessante.

Ecco quindi le 15 cose che scopri andando al concerto di Samuele Bersani da sola:

  1. SE ACQUISTI UN BIGLIETTO ALL’ULTIMO MINUTO SU TICKETONE, PRIMA DI RITIRARLO ALLA CASSA DOVRAI ASPETTARE CHE TE LO STAMPINO

Se aspetti fino alle 19.00 per vedere se si liberano dei posti interessanti su TicketOne e ne trovi uno in una posizione centrale, ringrazierai Dio e tutti i santi del Paradiso per la fortuna che hai. Alle 19.30 completerai le operazioni di acquisto di un meraviglioso biglietto singolo settore CA, posto 27 (praticamente un po’ in alto, ma in posizione centrale) e ti metterai in macchina per raggiungere il teatro con la ricevuta d’acquisto stampata e fotografata sul cellulare.

fullsizerender-8E dopo aver parcheggiato davanti al teatro, che più davanti non si può, andrai di corsa alla biglietteria per scoprire che il tuo biglietto non è ancora stato stampato e che devi aspettare qualche secondo. Quindi armati di forza e coraggio se quelli dietro di te sbufferanno come treni a vapore neanche dovessero aspettare fino a domani e si lamenteranno di essere bloccati in fila dietro di te, perché la voglia di prenderli a testate sarà tanta.

2. IN TEATRO E’ VIETATO FARE FOTO E VIDEO

fullsizerender-12Alle 20.00 sarai all’interno del Teatro Creberg con il tuo biglietto in mano, in uno dei posti più larghi davanti che più larghi non si può (meglio della Business Class), a fotografare come una giapponesina il teatro vuoto e la gente che sta arrivando, ad aspettare che il concerto cominci e a postare su FB le foto della tua “mattata”. Nel frattempo un altoparlante ripeterà ogni 5 minuti che è vietato fare foto o effettuare registrazioni e che i cellulari devono rimanere spenti per tutta la durata del concerto.

Sconcertata (il termine non è scelto a caso) da questa novità del cellulare spento, ti chiederai se sia davvero una cosa normale nelle tournée teatrali, o se sia perché si tratta della terza data e non vogliono far girare troppi video su youtube. Fatto sta che la gente sembra indispettita e nelle poltrone dietro qualcuno dirà: “Col cavolo che non gli faccio neanche una foto!”

Rimarrai seduta a navigare su internet in segno di sfida (“Il concerto non è ancora iniziato e non mi possono rompere le balle”) e nel frattempo leggerai on line un po’ di interviste a Samuele Bersani fatte in occasione del lancio della tournée. E così scoprirai un po’ di cose che non sapevi (o che non ricordavi) che ti appunterai diligentemente sulla pagina Note dell’Iphone. Non si sa mai, potrebbero servire. img_2826

3. NON SAI MAI CHE VICINI PUOI RITROVARTI (ANCHE A TEATRO)

Pochi minuti prima del concerto ti si siederà accanto una coppia che rimarrà abbracciata tutto il tempo, limonando di tanto in tanto, e un tizio solo solingo che pochi istanti dopo essersi seduto riceve un whatsapp da una tizia che si chiama Mistress Sonia. Subito ti chiederai se Mistress stia per mistress (quel tipo di ‘Mistress’) o stia per “Sonia mi stressi”, tipo “Signorina-Sonia-Tu-mi-stufi”.  Allungherai l’occhio. Lui cercherà di non farti leggere quello che c’è scritto sul messaggio ricevuto, ma in un secondo e mezzo leggerai e… arrossirai tu per lui. Si, insomma, è possibile che lui non avesse nessuna intenzione di venire a questo concerto, ma che una certa Sonia, che per diletto o professione fa la Mistress (ormai è certo che sia quel tipo di mistress) lo abbia obbligato. E che, poco prima del concerto, si accerti che lui ci sia veramente e che faccia quello che lei gli ha ordinato di fare, altrimenti non gliela farà più vedere finché campa. PAURA!

4. PER FORTUNA LE MASCHERE DEL TEATRO NON HANNO LA LICENZA DI UCCIDERE. LA USEREBBERO.

Il concerto sta per cominciare. Tutto diventa buio e si apre il sipario. Parte la musica e qualche fan indisciplinato cerca di scattare una foto. Ma appena si scorge la luce di uno schermo rivolto verso il palco, subito le maschere del teatro piombano con passi ampi e marziali sull’ardito fotografo e puntano la torcia in faccia al malcapitato gridando: “Niente foto, grazie!”. E quel grazie, giuro, non sembra proprio un ringraziamento, quanto un “se ci riprovi ti uccido!”. E tu, che sei dietro e assisti alla scena, te ne guardi bene dal tirar fuori il cellulare.

Mostri! Come si fa ad impedire di fare foto? La risposta non arriva, ma guarda caso lo spettacolo comincia proprio con la canzone Il Mostro. La stessa che aveva fatto incontrare Samuele Bersani con Lucio Dalla e che aveva aperto una tournè di Dalla tanti tanti anni fa. Nostalgia.

5. INDOSSARE UNA MAGLIETTA SCURA CON SCRITTA BIANCA CHE NON SI LEGGE DALLA QUINTA FILA IN POI DOVREBBE ESSERE VIETATO PER LEGGE. SAPPILO, SAMUELE. 

Bersani è in splendida forma. Giacca scura e, sotto, una t-shirt nera con una scritta bianca. Canta guardando il leggio e sai che, anche se  ce l’ha davanti non lo legge veramente. Lo userà solo durante alcune canzoni, quelle piene di parole, quelle che sembrano degli sciogli lingua dalla metrica assassina. Tu invece le parole delle sue canzoni le sai tutte e quando non ti ricordi qualcosa fai La la la con sentimento (tanto nessuno se ne accorge).

In compenso ti rimarrà la curiosità di sapere cosa c’è scritto sulla maglia scura: le lettere sono bianche, ma troppo piccole da leggere per chi è seduto alla tua distanza dal palco. E forse glielo chiederai via FB di lì a qualche ora visto che sei una dei suoi follower. Perché per tutta la durata del concerto avrai solo voglia di sapere cosa c’è scritto su quella maglietta. Perché se uno, al proprio concerto, indossa una maglia scura con una scritta bianca, forse vuole far sapere cosa c’è scritto. Ma sono pochi quelli che riescono a leggere, mannaggia.

6. CHI RIMANE IMMOBILE AI CONCERTI HA SEMPRE UN MOTIVO. MA NON SEMPRE È QUELLO GIUSTO.

Attacca Le mie parole e ti accorgi che la stai cantando e che il tizio accanto a te non muove un muscolo: che stia scontando una punizione inflittagli dalla mistress?? Non ci vuoi pensare, ma stai bene attenta a non sfiorargli il braccio sul bracciolo della poltroncina. Comunque è discreto, nel senso che non si muove e non dà nessun fastidio. Ma tu controlli sempre quando riceve wa.

Dopo un po’ ti accorgi invece che sta registrando con il cellulare. E ridi perché nella registrazione ci saranno anche i tuoi gorgheggi e gridolini di gioia, le tue mani che battono il tempo e le tue scarpe che picchiano il pavimento per applaudire. Insomma, un po’ ti spiace per lui, avrebbe avuto bisogno di una vicina di poltroncina più tranquilla di te.
Ma tant’è.

7. ASSISTERE A UN CONCERTO SENZA USARE IL CELLULARE È UN’ESPERIENZA MISTICA.

Con Lo scrutatore non votante ti scateni: le mani suonano un pianoforte immaginario e canti. Per la gioia del tuo vicino che probabilmente ti sta maledicendo perché gli impedisci di registrare le canzoni. E, ascoltando le parole ad una ad una senza cercare l’inquadratura migliore con lo smartphone, ti rendi conto che ti stai godendo davvero tutte le parole e la musica di questo concerto.
Forse tenere i cellulari spenti non è una cosa così peregrina. Dovrebbe provarci anche il tizio seduto accanto a te. Si godrebbe di più il concerto.

Pausa

7. CHI AMA SAMUELE BERSANI AMA ASCOLTARLO ANCHE (E SOPRATTUTTO) QUANDO PARLA.

Dopo le prime tre canzoni, finalmente parla. Tutti sanno che a Samuele piace parlare durante i concerti, ma questa volta anticipa che è stato talmente tanto tempo fermo per i problemi alle corde vocali  che è davvero felice di poter cantare di nuovo davanti al suo pubblico. “E siccome il repertorio è vasto, questa volta parlerò un po’ meno. Ma voi fate quello che volete (tranne che fotografare ndr.) e anche io mi godrò questa serata”.

Sembra emozionato e contento. E felice di essere davanti a tanta gente che forse è cresciuta insieme a lui.

8. QUANDO SEGUI DA 25 ANNI UN CANTANTE, E’ FACILE CHE OGNI SUA CANZONE SIA LEGATA AD UN TUO RICORDO

Riprende a cantare.
Occhiali rotti, che ti fa venire in mente un racconto che hai scritto e che avresti voluto intitolare così, ma poi avevi deciso che era meglio un altro titolo.

Il Pescatore di asterischi che ti immagini mentre la canta a Roma con Marco Mengoni. E sorridi perchè Mengoni è uno che ai concerti parla tanto e se ci fosse stato anche lui sarebbe stato un bel match.

En e Xanax, una delle più belle e moderne storie d’amore, che quando avevi sentito per la prima volta alla radio faceva un caldo pazzesco e tu stavi pensando che quando fa così caldo i matti impazziscono, e i matti spesso prendono i  tranquillanti e quel titolo ti era sembrato un segno, una coincidenza. E quindi per te rimarrà per sempre la canzone delle coincidenze sincroniche.

Fino a Spaccacuore che ti ha fatto ridere perché hai ripensato ad una recente intervista in cui Linus l’aveva annunciata, confondendosi, “Crepacuore”e Samuele aveva subito sgranato gli occhi correggendolo.

Poi Psyco, Ferragosto, Cattiva. E quasi ti commuovi perché ripensi a quando quelle canzoni le avevi ascoltate e cantate in macchina, in compagnia della tua amica, originaria di Misano Adriatico che forse era andata a scuola di musica dal papà di Samuele e che te ne parlava sempre. E ripensi anche che una volta lui (Samuele, non suo padre)  era uno dei tuoi “fidanzati immaginari” preferiti e ora non ti ricordi perché non lo sia più. Forse dovresti ripensarci e riaccoglierlo nella tua immensa fantasia, insieme a George Clooney, Biagio Antonacci, Linus e molti altri che ora non hai voglia di elencare.

9. QUANDO UN CANTANTE E’ ABITUATO A PARLARE NEI CONCERTI, ANCHE SE DICE CHE LO FARÀ POCO, COMUNQUE LO FARÀ. PER FORTUNA.

E quando sembra che stia per iniziarne un’altra, ecco che si gira vero la band e dice: “Posso dire due cagate?”. Tutti ridono. In realtà tutti sappiamo che non sono due cagate, ma che dietro quella frase c’è la  voglia di comunicare e di raccontare come sono andate le cose in questo anno e mezzo in cui non ha cantato. E ti ricorda che sono passati 25 anni dal primo concerto: “Praticamente la metà degli anni dei Pooh, ma da solo. E non è poco”.
Parla ancora per qualche minuto. E ti piace moltissimo. Lui parla il giusto e lo fa con l’accento di Cattolica che ti fa tanto mare e vacanze e… Cesarina e Daniela (solo gli amici del mare possono capire).

Poi riprende a cantare: Come due somari, la canzone che nel disco canta insieme ad Anima Nuda e che da solo canta ancora con più trasporto. Lo adori.

Presenta tutta la band. E tu immediatamente ricordi che a Riccione avevi notato Michele Ranieri, il polistrumentista che faceva anche i cori e scopri che c’è ancora e sorridi. Poi, quando tutti lasciano il palco, ti immergi nelle note di Replay (portata a Sanremo nel 2000) accompagnata solo dal pianoforte.
E due lacrime rimangono sospese sull’occhio, ma non vuoi farle scendere per non farti vedere dal tuo vicino “strano”.

10. NON SAPRAI MAI SE C’E’ VITA DOPO LA MORTE O DOPO AVER TRASCORSO DUE ORE SENZA SOCIAL. E NON LO VUOI SAPERE.

Si chiude il sipario e hai 10 minuti per accendere il telefono e leggere i messaggi e le notifiche su FB. Sono tantissime. Mentre tu sei un questa bolla senza smartphone, fuori le chat impazzano e tu fai una cosa ardita: le cancelli e non le leggi. Forse non è impossibile stare senza collegamento col mondo esterno per un paio d’ore. Ma solo per un paio d’ore, eh.

11. SCEGLIERE LA SCALETTA ATTRAVERSO I SOCIAL E IMPEDIRE DI USARLI DURANTE IL CONCERTO È BIZZARRO, MA FORSE HA RAGIONE LUI.

Si riapre il sipario e invece di mettersi subito a cantare Bersani spiega come sono state scelte le canzoni che hanno composto la scaletta. Tutto attraverso FB dove lui aveva chiesto ai follower di dirgli le tre canzoni irrinunciabili che avrebbe dovuto inserire nel concerto. Ne è venuta fuori una lista che ti sta piacendo molto.

Però poi pensi che è bizzarro fare la scaletta con modalità Social e impedire di fruire del concerto in modalità social, con lo schermo di un cellulare che immortala il momento e un Social che lo rende pubblico. Perché quando qualcosa ti provoca emozioni positive, hai voglia che tutti lo sappiano live, mentre qui hai paura che una maschera ti punti la torcia in faccia e ti urli “Niente foto, grazie”.

12. INTITOLARE UN DISCO A “LA FORTUNA CHE ABBIAMO” E POI AVERE MILLE SFIGHE E’ DA CAMPIONI MONDIALI DI IRONIA

Arriva il momento della canzone che dà il titolo alla tournèe e all’ultimo disco La fortuna che abbiamo. Spiega che non gli ha portato molto bene visto che, l’anno scorso quando stava per partire, ha avuto un serio problema ad una corda vocale. Racconta che quando ha scoperto che era una di quelle maggiormente suggerite via FB ne era rimasto sorpreso perché non era stata una di quelle più trasmesse in radio. Ma la introduce con una frase carina: “Qual è a fortuna che abbiamo? E quella che non sappiamo di avere”.

Comunque, se sei nato nel 1970, la sfiga è finita nel 2016. Punto. Lo sai tu (che sei nata nello stesso anno) e lo deve sapere anche lui.

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13. ASCOLTARE UN AUTORE CHE CANTA LE PROPRIE CANZONI (DOPO AVERLE SENTITE CANTATE ANCHE DA ALTRI) E’ PIÙ BELLO

Mentre canta ricordi le moltissime collaborazioni con i più importanti nomi della musica italiana: Ornella Vanoni, gli Skiantos, Claudio Baglioni, Stefano Bollani, Pacifico, Fiorella Mannoia e Sergio Cammariere.

La delirante poesia.

Crazy boy, canzone che aveva cantato Fiorella Mannoia.

Che vita!    

Settimo cielo.

Canzone, la canzone scritta per Lucio Dalla che strappa un applauso con standing ovation a metà sala.

E poi arriva quella che ami di più: Giudizi universali, con l’arrangiamento dell’ultimo disco in cui l’aveva cantata in coppia con Carmen Consoli. Che è lo stesso arrangiamento usato durante una puntata di xFactor da Ilaria che l’aveva cantata benissimo (chissà che fine ha fatto: ti piaceva la voce di quella ragazza) e alla quale Bersani aveva mandato un messaggio per ringraziarla.

14. QUANDO LA SCALETTA DI UN CONCERTO TI PORTA DOVE VUOLE, HA VINTO TUTTO.

Ti stai godendo ogni momenti di questo concerto.

Ecco Chiedimi se sono Felice, canzone scritta per l’omonimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo che negli ultimi giorni hai ascoltato in loop molto spesso.

Sei felice e, finalmente, realizzi che la scaletta è lo storytelling di quello che stai provando da due ore.

Freak,  e l’idea di esportare la Piadina Romagnola, un’idea che hai avuto per un attimo anche tu.

Coccodrilli, che non ti farà mai più fare una doccia senza guardare lo scarico e sorridere.

Senza titoli, che ti fa sorridere all’idea che lui è inseguito da videoteche che non hanno mai titoli per lui e che non stenti a crederlo, visto che ama i film horror e che da giovanissimo era scappato di casa per andare ad incontrare Dario Argento.

Chicco e Spillo, che all’inizio ti piaceva molto ma oggi ti fa venire in mente il Pulcino Pio, che alla fine muore schiacciato. E sai che  una roba strana da dire, ma ormai ha preso questa piega e quando la canta non vedi l’ora che finisca.fullsizerender-9

E lo perdonerai se ad un certo punto si toglierà la giacca per far vedere a tutti quello che c’è scritto sulla maglietta, ma tu continui a non leggere una cippa perché sei troppo lontana o, forse, troppo cecata per leggere una scritta così piccola.

15. DUE ORE E UN QUARTO POSSONO PASSARE MOLTO MOLTO IN FRETTA

Cosa vuoi da me, che un giorno hai scoperto essere la cover di Glastonbury song dei Waterboys, ma che in realtà ti piace di più come la canta lui.

Sai che è l’ultima e ti alzi. Non assisterai ai saluti finali. Ruberai qualche foto al palco, alla regia, alle scale e uscirai (Tanto ormai le maschere hanno deposto le armi e nessuno ti ferma più).

Esci prima degli altri. In tempo per non rimanere imbottigliata nel traffico del parcheggio.

Sipario.

Alla prossima.

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Faccia da Ryan Gosling

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e dopo aver fatto una rapida carrellata sulle notizie in Rete e aver scoperto che alla Notte degli Oscar qualcuno ha sbagliato a consegnare o leggere la Busta del Miglior Film, realizzerai che:

– Sbagliare la proclamazione di Miss Universo è da dilettanti, un vero professionista lo riconosci quando sbaglia ad assegnare l’Oscar

– In una notte, alla Serata degli Oscar, è possibile ridefinire a livello mondiale il concetto di Figura di M…

– Il prossimo anno, oltre alla Statuetta per il Miglior Trucco e il Miglior Doppiaggio dei Rumori impercettibili, assegneranno anche la Statuetta per la Miglior Faccia da Goslin che perde l’Oscar mentre è già sul palco a ringraziare. 

15 cose che scopri guardando 50 Sfumature di Nero

Se una sera per caso, nonostante la poca voglia e mille dubbi, ti ritrovi al cinema con le amiche a vedere 50 Sfumature di Nero, al termine del film realizzerai che:

  1. Il tuo film preferito continuerà ad essere Six Sense (Sesto Senso)
  2. La somma di tutte le anteprime dei film che trasmettono all’UCI sono lunghe come una puntata di The Big Bang Theory
  3. Le scene migliori sono quelle in cui la protagonista mostra delle favolose scarpe e sandali tacco 10
  4. Le scene in cui il pubblico femminile si è davvero acceso sono state quelle con le inquadrature delle scarpe e dell’infilata di abiti da sera che la protagonista trova a casa di Grey.
  5. Le scene che avrebbero dovuto essere fortemente erotiche sono quelle in cui le donne hanno riso di più”.
  6. I cetrioli che dicono di aver trovato al cinema al termine della proiezione del film sicuramente non li ha usati nessuna. Le scene di sesso sono così ridicole e marginali che li avranno lasciati lì per protesta.
  7. Il product placement di Armani nel film ti ha lasciato di stucco. La sorella del protagonista vuole regalare una cravatta griffata dalla fantasia orribile al fratello, e sembra che la cravatta sia di Armani. E non puoi credere che sia davvero di Armani. Ci sarà sicuramente un errore.
  8. Il commento migliore che hai sentito dalle poltroncine dietro, quando la protagonista si è levata le mutandine al ristorante, è stato: “Ah, io questo l’avrei fatto sicuramente. Proprio. Non vedo l’ora”. E ti chiederai se era seria o ironica. Ma viste le risate propenderai per la seconda.
  9. Il secondo commento migliore che hai sentito dalle poltroncine dietro, quando la protagonista a gambe divaricate da un’asta è stata girata di scatto a pancia in sotto è stato: “Cazzo, i legamenti del menisco! Questa ha smesso di sciare per la vita.”
  10. Il terzo commento migliore che hai sentito dalle poltroncine dietro, quando il protagonista infila le palline cinesi dentro la protagonista è stato: “Vedrai da domani al pronto soccorso, quante arriveranno che ce le hanno impigliate alla spirale e non riescono a toglierle”
  11. Se ti capitasse di stare mezz’ora ad ascoltare una persona che parla sussurrando-ansimando-aspirando come la protagonista del film, dopo un po’ avrai sicuramente voglia di tirarle una testata.
  12. Gli uomini presenti in sala (pochi per la verità) non possono essersi divertiti e, notando i muscoli e gli esercizi impossibili alla sbarra e al cavallo del protagonista,  devono aver pensato: “Ha usato una controfigura, è certo!”. Illusi.
  13. Il numero di psicopatici che entrano a intervalli regolari nella trama del film è impressionante. Se io ne incontrassi così tanti in così poco tempo, andrei a Lourdes a farmi benedire.
  14. Il tempo trascorso a ridere con le amiche dopo il film, vale il costo dell’apericena, del biglietto film, del popcorn gigante e del caffè al caramello con la panna montata…
  15. Il tempo passa per tutti, anche per Kim Basinger, per fortuna.

5 cose che scopri con ‘Sogno di una notte di mezza età’ di Debora Villa

Oggi ho imparato che…

Se una sera per caso finisci alla seconda serata della rassegna Teatro Comico di Dalmine con le tue amiche a vedere lo spettacolo Sogno di una notte di mezza età di e con Debora Villa, realizzerai (senza ma e senza se) che:

1. Quella che in Camera Cafè interpretava una sfigata galattica, bionda con gli occhiali e bitorzoluta, nella realtà non è per niente una sfigata. Debora Villa (così si chiama) è bella e brava e lo scoprirai sin dalle prime battute del suo monologo sulle donne. E questo significa che quelle belle e brave non hanno paura di sembrare brutte e sfigate (per finta).

2. Quella che in Camera Cafè sembrava una sfigata galattica (e che in realtà non lo è per niente) è anche coautrice del monologo “Sogno di una notte di mezza età” e visto che lo spettacolo fa ridere dall’inizio alla fine grazie a dosi massicce di autoironia significa che chi l’ha scritto è anche decisamente intelligente.

3. Quella che si chiama Debora Villa e che in passato, oltre a Camera Cafè, ha fatto molte altre cose che tu colpevolmente non sai ma di cui ti informerai, è davvero molto brava. E non può che essere così, vista la sua capacità di dialogare col pubblico e di mantenere alta l’attenzione  di tutte le donne e gli uomini presenti in sala e farli ridere ininterrottamente per un’ora e quaranta.

4. Quella che in Camera Cafè non ti ricordavi mai come si chiamava ma che ora sai che si chiama Debora Villa senz’acca (Debora, no Villa) ora te lo ricorderai per molto molto tempo, perchè lo spettacolo è davvero spassoso e sei uscita dal teatro dichiarando che una donna così tu la vorresti proprio come amica per andarci a bere una birra e ridere ridere ridere….

Ma ora veniamo allo spettacolo.

5. Finalmente qualcuno ti racconterà senza girarci troppo in giro la verità su quello che  succede a una donna quando raggiunge e supera il famigerato “mezzo del cammin di nostra vita”. 

Durante lo spettacolo “Sogno di una notte di mezza età” scoprirai che per le donne esiste un punto di svolta (detto simpaticamente: punto di non ritorno) nel quale ci si ritrova catapultate senza neanche avere avuto il tempo di dire qualcosa. Perchè la donna cambia. Ma il cambiamento fisico umorale, psicologico, non è graduale come è stato fino ad ora e come giustamente dovrebbe essere. No.

“Il corpo cede, racconta Debora, la memoria vacilla, l’umore è come quello di Smigol quando gli rubano l’anello e questo quando siete in buona. Quando siete in versione negativa siete delle prepotenti che l’esorcista al vostro cospetto sembra un catechista. Il peggio è che a livello psicologico: diventate delle rocce. Non nel senso che vi sgretolate, no siete delle furie. Sapete chi siete, cosa volete, cosa non volete e tutte le piccole e grandi insicurezze che vi hanno accompagnate fino ad ora svaniscono. .. direte tutto quello che vi passa per la testa, senza freni, senza inibizioni, libere!!! “…

E allora guai a chi incontrerà una donna mentre è in coda in Posta o in macchina, in palestra a faticare come una bestia, a casa quando gli ospiti si presentano con un cane dal nome uguale a quello di un impiegato del Catasto…

E se sei una donna e hai pensato, provato, fatto e riso di tutte le cose che Debora Villa ha raccontato nel suo spettacolo one stand woman in 100 minuti di monologo e dialogo col pubblico, be’ forse è arrivato il momento anche per te di iniziare a fare terapia, magari di gruppo, magari ridendoci su.

Io lo consiglio. Lo spettacolo. E forse anche la terapia.

10 cose imparate con Il Rompiballe

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e realizzi che non c’è scampo: si può imparare ovunque. E te ne rendi conto ripensando a te, seduta sulle poltroncine di un teatro di provincia, accanto alle tue amiche, mentre assisti ad una pièce teatrale adattata e tradotta dal francese, di cui sapevi molto poco se non le poche informazioni che hai trovato su internet.

Ecco le 10 cose che puoi imparare.

#1 – SE NON CONOSCI IL TITOLO DELLO SPETTACOLO CHE ANDRAI A VEDERE, CHIEDI.
Se la tua amica ti dice “vieni a teatro a vedere Pisu” e non ti dice il titolo dello spettacolo, non fare la splendida: chiedi. Perché se decidi di andare su internet e fare la ricerca per parole chiave, e non ti ricordi di digitare anche la data, finirai per credere tutto il giorno che andrai a vedere uno spettacolo dello stesso autore, con la stessa compagnia di attori, intitolata in un modo completamente diverso.
E potresti scoprire che stai per andare a vedere Il Rompiballe di Francis Veber  quando ormai sei nel foyer del teatro, mentre aspetti che la tua amica arrivi coi biglietti, dopo aver passato venticinque minuti (prima di uscire di casa) a leggerti le recensioni e la trama di un altro spettacolo. Ecco.

#2 – UN TITOLO FRANCESE PUO’ ESSERE PIU’ FICCANTE DI QUELLO TRADOTTO IN ITALIANO, MA TANT’È
“Il Rompiballe” diciamocelo, non è un gran titolo. Rompiballe. Chi è che usa quel termine al giorno d’oggi? Certo, “Il Rompic…” probabilmente sarebbe stato eccessivo, ma avrebbe reso l’idea. Quello originale, invece, ‘L’emmerdeur’, sarebbe stato decisamente più ficcante. Ma chi è che parla il francese al giorno d’oggi?

#3 – COME DIRE “NO SPOILER” IN BERGAMASCO
Ci sono modi e modi per non spoilerare. E ci sono modi e modi per minacciare qualcuno di non spoilerare. Alcuni stanno bene attenti a non raccontare il finale perché hanno paura di prenderle.
In genere si dice NO SPOILER, mentre il presentatore della rassegna teatrale Teatro Comico l’ha fatto in bergamasco: “Ok, ok, conto su negot”.
L’importante è il risultato.

#4 – AVERE IL DONO DELLA SINTESI E’ IMPORTANTE. SEMPRE
Soprattutto quando si presenta una pièce teatrale, il dono delle sintesi è essenziale. Ci sono situazioni in cui la sinossi dura più dello spettacolo e poi c’è qualcuno anche maldestro che finisce per dire e non dire e farti capire tutto.
Al Teatro Civico di Dalmine possiamo dire che la sinossi de Il Rompiballe da parte del presentatore è stata magistralmente essenziale: “C’è uno sveglio e uno meno.”

#5 VA BENE LA SINTESI, MA UNA SINOSSI MENO ESTREMA PUÒ AIUTARE
Una sinossi, o riassunto, ben fatta può aiutare a decidere di andare a vedere uno spettacolo. Eccone una trovata su internet dopo lo spettacolo che non svela il finale, ma che dice tutto e cattura l’attenzione:
Per un killer che deve uccidere dalla finestra di una stanza d’albergo l’uomo politico che sta per fare rivelazioni sconvolgenti, cosa ci può essere di meno opportuno che un fotografo rompiballe e con tendenze suicide nella stanza accanto? Soprattutto se le azioni maldestre del rompiballe fanno sì che le due stanze vengano visitate continuamente da mogli esasperate, amanti aggressivi, cameriere impiccione, poliziotti maldestri…

#6 – RICORDA: MAX PISU NON è RAFFAELE PISU.
Se la tua amica ti dice “vieni a teatro a vedere Pisu”, ricorda che Raffaele Pisu non è l’unico Pisu del mondo.
Perché tu potresti aspettare tutto il primo tempo l’arrivo di Raffaele Pisu in scena, chiedendoti “come mai non arriva? Forse perché è così anziano che hanno deciso di fargli fare un cameo nel secondo tempo?”. Senza accorgerti che un Pisu è in scena dal primo minuto della commedia ed è… Max Pisu!
Quindi, rilassati, e sappi che se Max Pisu è in scena, Raffaele Pisu non uscirà né nel primo né nel secondo. In effetti a 91 anni, forse non è il caso di fargli fare una tournée teatrale così lunga.

# 7 UN TEAM BEN COLLAUDATO SI NOTA SUBITO: TUTTI PARLANO UN MEDESIMO LINGUAGGIO DI SCENA, FATTO DI BATTUTE, GAG, MOLTO RUMORE E MOVIMENTO.
Il team di Marco Rampoldi, il regista de Il Rompiballe, è ben collaudato da molti spettacoli insieme e in particolare i due protagonisti Max Pisu- Claudio Batta (volti noti di Zelig), su cui si regge tutta la commedia, coinvolgono, fanno ridere, facendosi benvolere dal loro pubblico.
Pisu dà una originale prova di sé nelle vesti del maldestro ma tenero “rompiballe” a cui alla fine ci si affeziona.
La battuta unita alla mimica che mi ha fatto ridere di più nel primi 10 minuti dello spettacolo è quella del protagonista che si ritrova al matrimonio di un suo amico e parlando con la sorella della sposa, per conquistarla le dice: “Se io fossi il mio amico, avrei sposato te”. Grandioso.

#8 IN UNA COMPAGNIA COLLAUDATA, SE MANCA QUALCUNO IL SOSTITUTO E’ COMUNQUE PERFETTO.
Il presentatore di Dalmine, prima dell’inizio l’ha detto: “Tizio verrà sostituito da Caio”; ma poteva anche non farlo perché in fondo non ci sarebbe stata nessuna levata di scudi per l’assenza dell’attore. Ma comunque è bene prenderne nota, perché se ti distrai e non memorizzi i nomi dei due attori, finirai per passare tutto il primo tempo a chiederti se la sostituzione dell’attore avesse in qualche modo influito con il testo e se era per questo che Raffaele Pisu non fosse ancora entrato ancora in scena…

# 9 LA COMICITA’ SERPEGGIA OVUNQUE, ANCHE SULLE POLTRONCINE DEL TEATRO
Ci sono i comici involontari, come quelli che aspettano un attore che non entrerà mai in scena perché non è in locandina, e quelli che guardano un tizio con una pettinatura improbabile e commentano facendoti ribaltare sulla poltroncina del teatro. E’ il caso della mia amica, che al termine dello spettacolo, durante gli applausi, mentre il regista ringraziava scuotendo la sua pettinatura da paggetto, ha esordito: “La prossima volta tagliamo i capelli, vero?”

# 10 – Anche questa volta non c’è un dieci, ma siccome google preferisce i post che nel titolo citano Dieci cose, io il 10 ve lo piazzo, non si sa mai.