Lo shopping è meglio

– Un giorno per caso ti svegli e mentre fai colazione con la tv accesa ti ritrovi a guardare ipnotizzata un documentario sui ragni. Se scopri che la femmina della mantide religiosa decapita il maschio durante l’accoppiamento e se lo mangia senza tanti complimenti, realizzerai che in fondo farti accompagnare in centro a Bergamo per comprare un vestito e un paio di scarpe (anche se questo significa camminare senza sosta per ore) non può essere così terribile.

E la smetterai di sentirti in colpa.

Se poi scopri che esiste un account Instagram dedicato agli uomini che seguono ‘miseri’ (e mesti) le proprie donne mentre fanno shopping, be’, come non portarti dietro l’inseparabile smartphone allo scopo di scattare qualche foto qua e là?

C’è Social branding e Social branding.

Oggi ho imparato che…

Se un giorno per caso un Social Media Manager ti dice che il tuo profilo social è quello di una donnetta che fa foto a quadri e vecchi palazzi che non interessano a nessuno e che non hai un personal branding interessante perché non fai nulla di entusiasmante, sappi che potresti finire a rimuginare su questa cosa per ore e ore e ore e ore…

E alla fine per recuperare la tua autostima e per dimostrare a quel pivello che tu hai Social branding da vendere deciderai di fare qualcosa di molto stupido e molto Social. Tipo andare a fare ginnastica al parco coi gruppi mamme spingendo un tagliaerba invece del passeggino.

(Ma siamo sicuri che questo sia il Social Branding giusto per una donnetta che fa foto a quadri e vecchi palazzi?)

((E poi, dove lo recuperi un tagliaerba?))

Il secondo lunedì dell’anno può essere il peggiore. Oppure no

Oggi ho imparato che. Punto.

Se una mattina per caso ti svegli e ti ricordi di aver sognato di essere a un concerto dei Maneskine piangendo come quando eri una sedicenne al concerto degli Spandau (solo quelli nati negli anni Settanta possono capire), se mentre sei davanti allo specchio ti accorgi di avere un brufolo sul mento come quelli che spuntano al primo appuntamento (ma tu non hai nessun primo appuntamento), se vai alla scrivania e realizzi che devi scrivere da zero 2 articoli da 5000 battute per una rivista entro 4 ore, 3 post per un blog e 25 livetweet per un convegno, be’ addio… è la fine!

Il 2018 comincia alla grande!

(E io che volevo solo dormire!)

((Se mi sono svegliata con dei capelli che ‘mollami’ significa che stanotte ho fatto le capriole e non me ne sono neanche accorta?))

(((Annamo bbene!)))

Davvero in amore minus is more?

Una sera per caso ad un aperitivo con le amiche, dopo il solito giro di tavolo con l’aggiornamento delle storie passate, presenti e future delle stesse, al racconto di chi si lamenta di essere stata mollata dall’ultimo uomo perché definita “troppo intelligente”, realizzerai che non conosci nessuna amica figa (tra quelle molto intelligenti) che sia stata lasciata per lo stesso motivo. Anzi, le tue amiche “intelligenti e fighe” sono tutte, ma proprio tutte, accoppiate con uomini più o meno intelligenti senza che questi si facciano particolari problemi sull’intelligenza della stessa.

E la domanda sorgerà spontanea: “Che la figaggine di una donna per un uomo annulli di fatto  e completamente l’insormontabile minus dell’intelligenza?”

E di seguito: “Questo significa che la tua amica è intelligente ma non abbastanza figa per annullare questo insormontabile minus?”

Ma tutte queste considerazioni te le terrai per te: lei è troppo intelligente per non averlo capito da sola.

Basta una passerella ed è subito MFW

[oggi ho imparato che]

Un giorno per caso ti svegli e dopo aver spipolato 37 secondi la Timeline di Facebook e 13 quella di Instagram, ed esserti ricordata che di notte avevi ricevuto almeno 15 pin dai tuoi contatti e che avevi quasi deciso di eliminare l’App di Pinterest dal telefono per protesta, realizzi senza ma e senza se che è proprio la IT WEEK milanese, la MFW. E dopo aver realizzato che metà della metà delle persone che conosci stanno tutte lavorando a qualche sfilata, realizzi che anche tu non vuoi essere da meno. 

In fondo basta poco. Una passerella e un fotografo e anche una Tap, può sentirsi una Top (Model). 

Siri non è un motivatore. Punto.

Oggi ho imparato che… 

Se una mattina per caso, mentre stai facendo la valigia per andare in Portogallo, hai la radio accesa e ascolti un programma di tecnologia, alla notizia che tutte le volte che parliamo con Siri la nostra voce viene registrata ed entra in un database di Apple, realizzerai immediatamente che nel file con il tuo nome i posteri ci troveranno solo domande intelligenti tipo: ‘Che ore sono? Dove cacchio si trova la via del primo appartamento a Lisbona? Come faccio a farci stare tutto in questo microbo di valigia? Cos’è un topinambur? Perché esistono i brufoli? Come si toglie il sugo dalla maglietta in seta senza usare l’acqua? Se rigo la macchina di quello stronzo che ha parcheggiato sotto casa e mi beccano, cosa succede? Come faccio a disfarmi di tutte le cose che ho nel box ricavandoci dei soldi? Sono bella oggi? Devo per forza truccarmi? Meglio portare il PC o lasciarlo a casa? Riuscirò a dimagrire in Portogallo? E a non ingrassare? Quanto shampoo posso portare in aereo? Chi ti suggerisce le risposte? Siri, lo sai che non hai risposto ad una domanda che sia una? Perché ti hanno chiamato Siri? La pasta fillo è come la pasta sfoglia? Ma è più o meno buona? Sei sicuro? Siri è un maschio o una femmina? Lo sai che sto per partire? Secondo te riuscirò a fare tutto quello che ho nell’elenco? Ho dimenticato qualcosa? Funzionerai anche in Portogallo’ Ecco. 

Le zanzare non perdonano

Oggi ho imparato che…

 Se una sera per caso, a un aperitivo tra donne, una tua amica ti dice che si sente una scema perché da settimane non riesce a chiudere occhio pensando al suo ex e che non sa come fare per toglierselo dalla testa, realizzerai che in effetti non c’è un modo per dimenticare un uomo che si è molto amato se non affidandosi al tempo e lasciare che il ricordo affievolisca… 

Così la rassicurerai che non è la prima e non sarà l’unica. E le dirai che l’intelligenza non c’entra nulla. Altrimenti ogni donna mediamente intelligente,  alla sola idea che una volta finita una storia d’amore, il ricordo del proprio ex la possa tormentare di notte fino alla fine del mondo, si innamorerebbe di una zanzara che, alla fine della storia, le basterebbe semplicemente spiaccicare sul muro con un colpo secco. 

Per fortuna sua e di tutte le donne del mondo, ripeti da giorni come un mantra, il tempo è galantuomo!

Le zanzare un po’ meno, cazzerola!

Distopico? Giuro che lo sapevo cosa significa! 

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e capisci che è troppo presto per fare qualsiasi cosa e decidi che puoi impiegare il tuo tempo fino al sorgere del sole dedicandoti dell’aggiornamento culturale on line. Prendi il PC, te lo piazzi sulle gambe e cominci a cliccare su quei link che ti eri messa da parte per quando avessi avuto un po’ di tempo. E dopo esserti sciroppata 5 interviste da mezz’ora l’una sul canale YouTube del Wired Next Festival, realizzi che nei prossimi post dovrai assolutamente inserire le espressioni: 

– Humus Culturale

– Mainstream

– Madonnina infilzata

– Futuro distopico 

– Musica liquida

– Rock indy

– Tessitore di ponti commerciali

– Black Internet

… perché sennò non sei nessuno.  

Ora vi lascio perché devo cercare di ricordare cosa significa la parola distopico. Perché lo sapevo, una volta, giuro.

I colori sono una questione di buste

Oggi ho imparato che… la relatività è un concetto spiegabile semplicemente trovandosi davanti alla casella della posta. 

Ho sempre pensato che il verde e l’arancione fossero colori stupendi. Ho borse e scarpe meravigliose di questi due colori. E collane. Cinture. Foulard e pashmina. Verdi o arancioni. Stupendi, davvero. 

Se invece parliamo di buste verdi (multe) o buste arancioni (computo contributivo pensionistico), ecco in questo caso il verde e l’arancione proprio non mi piacciono. Trovo che siano colori odiosi. Davvero.

Sono certa che il 1 aprile 2039, quando andrò in pensione a 68 anni, avrò smesso di prendere multe per aver parcheggiato sulle righe gialle. Ne sono certa. E il verde e l’arancione torneranno a piacermi. Davvero.

Ecco perchè la Primavera non è uguale per tutti! 

Un giorno per caso ti svegli e guardando il calendario realizzi che è già il secondo (o il terzo, ma non hai capito perché) giorno di Primavera. Guardi il cielo, guardi tuo figlio e pensi che sei definitivamente entrata in quel periodo dell’anno in cui, al parco, le coppiette passeggiano beate mano nella mano guardandosi negli occhi. Lui in maniche corte e lei col Moncler. 

Un giorno per caso mentre sei sulla metropolitana che da Gessate porta in centro, ti siedi accanto a due donne che parlano fitto fitto e, ascoltando (sempre per caso) i loro discorsi (parlano fitto, ma a voce così alta che è impossibile non sentirle) realizzerai che, possiamo anche far finta che non sia così, ma ormai viviamo in un mondo in cui superata una certa età la Primavera è quel particolare momento dell’anno in cui la fredda stagione degli ansiolitici lascia il posto alla calda stagione degli antistaminici. 

Altro che stagione degli amori!