#scappatidicasa

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, dai una scorsa veloce a FB e ti chiedi: ma quelli che ti rimuovono dalle amicizie di Facebook per farti un dispetto, perché hanno la fidanzata gelosa o perché secondo loro li hai trattati male male male, lo sanno che te ne accorgi solo quando ti riaggiungono? No, perché secondo te non lo sanno. E non lo sanno nemmeno quelli che ti bannano fino a che non si ricordano che hanno bisogno di te per qualcosa, che ne so, magari il rinnovo di un contratto… Che teneri!

Una mattina per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, esci di casa e ti dirigi verso l’ufficio e mentre sei a Gessate sulla banchina della Metropolitana Verde che porta in centro, realizzi che al mondo c’è gente che la mattina si cosparge di super Attak, poi si getta nell’armadio (o nel cassone della Caritas) e quel che ne esce ne esce. Ne hai finalmente le prove: si chiama ‘Look degli scappati di casa’!

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[Mancanze]

Un pomeriggio per caso mentre sei a casa in ferie immersa nel silenzio della tua casa, senti che qualcosa di strano sta succedendo e realizzi che nessun operatore delle 4 compagnie telefoniche che di solito ti chiamano ti ha ancora telefonato per offrirti una fantastica promozione per telefono fisso + ADSL a 27giga al secondo (di cui non hai nessun bisogno) e… speri che stiano tutti bene!

Un pomeriggio per caso, mentre sei a casa in ferie immersa nel silenzio della tua casa, ti ritrovi a immaginare una scena che non succederà mai nella vita reale, ma che ti rende felice e quindi continui ad immaginarla chiedendoti: ma capita a tutti, vero?

Un pomeriggio per caso, mentre sei a casa in ferie immersa nel silenzio della tua casa, facendo scorrere la chat di Uozzap e rileggendo i messaggi più vecchi (qualcuno risalente addirittura al Natale precedente), realizzerai con rammarico che gli amici non dovrebbero diventare sconosciuti di punto in bianco, ma se succede, forse-forse tanto-tanto amici non erano. Oppure hanno la convinzione che Uozzap consumi un sacco di traffico internet e… preferiscono gli sms!

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L’occasione persa di tacere

Una sera per caso, mentre sei in macchina e stai tornando a casa da un appuntamento in centro, ripensando al meeting del pomeriggio capirai finalmente come si deve essere sentito il Marketing Director di Vodafone, quando la Litizzetto chiamata per doppiare il nuovo spot del Pinguino e della Foca insieme a Elio, iniziando la riunione, passa 5 minuti facendo i complimenti all’amministratore delegato per l’ultimo spot visto in tv che aveva ‘trovato fighissimo e ben fatto’, descrivendo quello della TIM senza accorgersi della gaffe.
Ma la verità è che non scorderai mai e poi mai la faccia del consulente di comunicazione incontrato in riunione quando hai dovuto precisare che la campagna di comunicazione ‘davvero geniale’, ‘vista da tutta Milano’, ‘che nessun altro è riuscito a uguagliare neanche lontanamente” e per la quale ti stava lodando tanto, non era la tua ma quella di un competitor.
E riderai fino alla fine del mondo: a volte basterebbe non perdere l’occasione di tacere.

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[Sulla via della DeejayTen]

Se un giorno per caso mentre sei a Villa SG e stai andando a prendere la metropolitana rossa, un tizio dalla macchina tira giù il finestrino e fischia come un tamarro degli anni Cinquanta, se dopo cinque minuti lo incroci mentre scende dalla macchina e inciampa nei suoi piedoni da Pippo numero 45 cadendoti praticamente davanti, realizzerai che è assolutamente impossibile non ridere in modalità ‘fino alla fine del mondo’. E che ti ci vorranno ore per smettere di ridere. Ma non ti sentirai in colpa. Proprio per niente.

Se un giorno per caso, mentre sei sulla Metropolitana Rossa che da Villa SG porta a Cairoli, se ti siedi accanto a un tizio che sta giocando a Ruzzle, guardarlo ti farà lo stesso effetto di vedere uno col walkman. Modalità #fuoritempo!

Se un giorno, per caso, mentre sei a Cairoli e stai andando a ritirare la sacca della DeejayTen al Villaggio Gara in Piazza del Cannone, se incroci la Parodi mentre registra un servizio con Foody, la mascotte di Expo15, e ti soffermi a guardare il suo vestito smanicato stile impero con la gonna scozzese e sandali tacco 10, realizzerai che il tuo sgomento non è colpa della mascotte messa insieme con frutta e verdura che proprio non ti finisce di convincere, ma è colpa di quella gonna scozzese. Se la Parodi è una trendsetter avrà indossato quella gonna non a caso e presto tutti i negozi avranno in vetrina quegli orridi quadrettoni. Il che significa che quest’inverno TU, che odi quegli orridi quadrettoni, non avrai nulla da metterti. Ecco. Questo è l’inizio di un incubo.

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[The story of my life. Ecco]

Un giorno per caso ti svegli, ti lavi, ti vesti, ti trucchi, fai colazione e ti metti in macchina per andare in ufficio. E al secondo chilometro di coda dopo la barriera di Milano, incastrata fra i camion cominci a sentire una strana e irrefrenabile voglia di musica ignorante. Scorri la playlist sul tuo iphone e metti “The Story of My Life” dei One Direction in loop. E canti in modalità “fino alla fine del mondo” chiedendoti con un sorriso cretino stampato sulla faccia: “ma sono malata o sono solo diventata piuggiovane?”. Ma non troverai una risposta.

Un giorno per caso, mentre stai leggendo il giornale e sei seduta davanti alla televisione accesa, noti in video una tizia che conosci, una che per qualche anno in passato avevi considerato una rivale e che ti faceva venire l’orticaria ogni volta che ne sentivi parlare. Sei sorpresa che sia addirittura in tv, ma evidentemente era davvero una con i numeri e non la sciacquetta che ricordavi ma che faceva perdere la testa a diverse persone di tua conoscenza. Nel video si presenta e mette in mostra tutto quello che da sempre ti dicono siano i suoi punti di forza e le sue migliori doti e, osservandola con attenzione, realizzi che proprio in quelle cose in cui avevano cercato di farti credere fosse “super”, alla fine, tanto super non era. Anzi, era proprio una schifezza! E poi… ti svegli e realizzi che era solo un sogno. Un ‘sogno demolitore’, mannaggia, ma solo un sogno!

Se un giorno per caso mentre stai navigando per trovare un’informazione, un’amica ti indirizza sulla pagina FB di Cavezzali e rimani colpita da una delle sue vignette che dice che ”ci sono incubi che si svegliano la mattina e che ti chiedono se è pronto il caffè”, e poi vieni richiamata dal suono di una email in arrivo e scopri che è la DEM di una veggente che ti scrive
“Durante la notte ho ricevuto degli impulsi considerevoli che, svegliandomi, mi hanno proiettato delle visioni talmente chiare ed eclatanti che bisogna assolutamente che io gliene parli al più presto! E’ necessario che lei sappia ciò che l’aspetta!”. Ecco, a questo punto realizzerai definitivamente che il mondo è impazzito, che la comunicazione è impazzita, ma soprattutto che i sogni (anche quelli degli altri, non solo i tuoi) sono impazziti!

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[Inspirare, aspirare, espirare e… spirare]

Un giorno x caso ti svegli e scopri che l’App con la quale ti alleni quando conduci delle serie attività di sport (RunKeeper) ti sta tirando per la giacchetta perché sono più di 4 giorni che non esci né per una corsa, né per una camminata, né per una pedalata e l’APP ad essa collegata (MyFitnessPal) è arrivata all’insulto perché se non consumi calorie con attività fisica non riuscirai MAI a rispettare il programma di dimagrimento che hai selezionato in vista del matrimonio di tuo fratello previsto fra meno di 10 giorni.

Così la sera, uscita dall’ufficio, arrivi a casa, ti infili il gonnellino da corsa, un top Nike e le tue inseparabili Mizuno e vai alla Trucca armata di iphone e cuffiette per una corsetta.

Parti con i soliti 500 metri di camminata seguendo il ritmo dell’audio coach RRR e in men che non si dica ti ritrovi a correre in senso orario (anche se sai che i veri runner affrontano gli anelli in senso antiorario) e a gioire per un attimo di avere sì un raffreddore pazzesco che ti impedisce di respirare col naso, ma che questo non ti impedisce di correre i tuoi 5K abituali nel posto dove puoi correre tranquilla.

Gioire DAVVERO per un attimo, perché scoprirai che alla Trucca, parco cittadino costruito su un acquitrino, dotato non a caso di un laghetto artificiale dal quale soffia una fontana che neanche le Jet d’Eau di Ginevra soffia così (o così almeno ci piace pensare), in estate è popolato di zanzare e moscerini grossi come passeri.

E scoprirai che alla Trucca, mentre corri con il raffreddore, la respirazione con la bocca, invece della classica sequenza inspiro-espiro, sarà:

1. inspiro (aria)

2. aspiro (2578478 zanzare)

3. espiro (zanzare e sangue)

e…

4. spiro soffocata!

Tutto questo in sequenza. Fino alla fine del mondo.

Ps. E non ditevi che così avete fatto due cose in una, perché mangiare zanzare grosse come passeri mentre si corre non vale come porzione di proteine. No, non vale!

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[Undici libri e un passo di donna]

Un giorno per caso ti svegli e sai che il tuo soggiorno al mare sta per finire e che presto dovrai rimettere tutte le tue cose in valigia e ricomporre il puzzle di trolley, borsoni, biciclette, zaino dei compiti del mezzo26enne (rimasto integro fino a 36 ore prima della partenza), figlio mezzo26enne con l’aggiunta di libri e scatole di scarpe, due palloni nuovi, un pc mai aperto, il tutto nella parte posteriore della tua supercar.
Qualcosa l’avrai usata, qualcosa un po’ meno, qualcosa per niente ma quando sarai a casa te ne dimenticherai e con una percentuale di probabilità vicina al 100 l’anno prossimo rimetterai tutto con lo stesso ordine in auto pensando che sia un’ottima idea e che ti servirà TUTTO. E forse aggiungerai una valigia in più solo per te (magari piccola) poichè ormai è assodato che l’universo femminile è troppo complesso per riuscire a farlo stare in una valigia.
Ma c’è qualcosa che continuerai a portare avanti e indietro fintanto che non ti convertirai definitivamente al Kobo o Kindle o qualsivoglia e-reader e sono… i libri.
Quest’anno ti sei portata dietro:
1. Stregati dalla corsa, di Marco Lo Conte. Nove ritratti di manager runner che correndo hanno accelerato nella professione e nella vita.
Ognuna di quelle storie hanno raccontato un pezzo di te, ma quelle in cui ti sei ritrovata di più sono quelle di Paolo Garimberti. Il fratello maggiore. Perchè tu sono un po’ così, sei quella che quando corre dice agli altri di non mollare, che manca poco, che ce la faranno. Anche se loro arriveranno prima di te e faranno il loro pb. Mannaggia!
Quella di Gianni Morandi. La corsa? Una roba…!!! Perchè lui quando corre arriva al traguardo e quando arriva sorride e perchè senza saperlo la sua immagine, essenza della corsa gioiosa, è finita sulla copertina di un libro non suo, un libro sul Running. Ecco. Tu sei un po’ così: ti piace correre e anche se fai fatica, e le tue gambe sembrano stecche di cemento, quando corri hai la sensazione di fare una cosa grande e bella. E sei felice. O drogata di endorfine, ma chissene frega, va bene così.
E poi quella di Lorenzo Sassoli de Bianchi. Il filosofo. Perchè molte delle cose che dice le ascolti ogni volta che ti alleni con l’audiocoach Rock Run Roll. Chissà se gli hanno chiesto i diritti.
E infine quella di Julia Jones. Il metodo JJ. Un metodo che vorresti provare su di te frequentando un vero corso per correre. Perchè è vero che correre è qualcosa di naturale, ma ci sono dei giorni che non ti basti e vorresti che qualcuno si prendesse cura della tua corsa e ti facesse crescere. Chissà, forse un giorno…
2. Dimagrire di corsa di Daniel Fontana (con il contributo di Elena Casiraghi, eat coach, che in copertina non si trova, ma nel libro interviene con delle pagine interessanti davvero).
L’hai comprato perché sei una di quelle runner che corrono per un milione di motivi, tra cui dimagrire, e perché hai un debole per i triatleti; perché sorridi ogni volta che li vedi allenarsi e pensi che siano gli sportivi più indecisi (o talentuosi) del mondo che non sapendo scegliere in quale sport gareggiare ne scelgono addirittura tre contemporaneamente. E poi perché ti piace sentire o leggere i racconti di chi si cimenta nella gara più dura e pazzesca che tu conosca, l’Ironman. E perché a furia di ascoltare e leggere aneddoti sui vari Ironman in giro per il mondo disputati dai tuoi amici, alla fine sei riuscita a scrivere addirittura un racconto, Verso il Traguardo, e a farlo pubblicare in 2 (due!) raccolte.
3. I sette passi della corsa, di Umberto Longoni.
Uno psicologo dello sport, motivatore, che hai incontrato un giorno mentre stavi seguendo un programma di dimagrimento e lui presentava uno dei suoi libri. Lui insegna ad allenare la mente per correre meglio. E non ti dice che a correre non si fa fatica, ma ti aiuta a trovare gli stimoli e la strada per superare i momenti difficili. Perché il running è un progresso dell’individuo e una piccola, personale conquista. La cosa che rileggi con maggior piacere? L’esercizio che ti insegna a non sentire la fatica partendo da un test della personalità. Hai scoperto che devi immaginare di essere una farfalla che vola leggera davanti a te. La cosa meravigliosa è che Farfalla è (quasi) l’anagramma del tuo nome.
4. La vita è un viaggio di Beppe Severgnini. 20 parole per un futuro migliore. Un libro pratico, poetico, tonificante.
Sai che non ha bisogno di presentazioni. Lui è giornalista, un osservatore della vita, del mondo in cui viviamo, degli italiani e dell’Italia.
È un raffinato utilizzatore e conoscitore dei Social Network, anche se si schernisce di non essere più giovanissimo e di non arrivare a tutto. Ma ti piace. Ti piace perché se ‘La vita è un viaggio’, lui non ti indica la meta, ma ti regala 20 parole da portarti dietro come bagaglio e da tirare fuori all’occorrenza. Tra queste: atlante, brevità, incoraggiamento, paternità, rispetto, sensualità. E altre 14 per arrivare a 20.
5. Figuracce, AA.VV. 8 scrittori raccontano una loro figuraccia. E lo fanno alla loro maniera, da scrittori. Perché ‘la vita è uno slalom tra figure di merda’, ma quando le figure di merda sono degli altri e sono raccontate bene, sei felice e vorresti che non finissero mai. Ovvio.
6. Ritrovarsi a Manhattan di Carole Radzwill
L’hai comprato una mattina dopo una corsa sul lungo mare che da Misano porta a Riccione. Avevi caldo e sei entrata in Mondadori per fare un giretto con l’aria condizionata. Ti sei lasciata attrarre dal colore della copertina e dalla fascetta. Ma non è un gran libro. E neanche la pagina dei ringraziamenti. L’unica cosa che ti porti a casa con questo libro è il riassunto di una ricerca sulla correlazione tra il buon sesso, la produzione di dopamina e il desiderio struggente di rifare sesso con la stessa persona che può durare addirittura due anni. E che poi, dopo due anni, passa (per fortuna!). Ecco. Ottimo da leggere in spiaggia.
7. Omicidi in pausa pranzo, di Viola Veloce, lo pseudonimo di un’impiegata milanese, blogger, single di ritorno, un figlio alle medie e la passione per la scrittura. Un giallo adattissimo al ritorno in ufficio, quando temendo che qualcuno possa decimare te e i tuoi colleghi preferisci che sia un serial killer piuttosto che un tagliatore di teste. Catartico!
8. La sovrana lettrice, di Alan Bennett. Gran libro su una donna, una regina, una vera Sua Maestà che scopre il piacere della lettura e che comincia a desiderare che tutti leggano. Meraviglioso. Grande la scoperta che ‘ascoltare il riassunto di un libro non è come leggere davvero quel libro’ e che gli scrittori sono persone strane e che a volte sono molto meglio i loro libri. Da leggere e rileggere!
9. Black Book of Style, di Nina Garcia. Un libro in lingua inglese, regalo della tua migliore amica che spera sempre che tu ti decida a migliorare il tuo poor inglese leggendo qualcosa che ti possa appassionare davvero, come lo stile e la moda. C’è ovviamente anche la versione in italiano!
10. Andromeda Heights di Banana Yoshimoto. Ancora una volta un libro che consigli a chi ama i manga, a chi è cresciuto a pane e cartoni animati giapponesi, a chi è abituato ai dialoghi brevi, ai monologhi dell’anima, alle pause e ai cambi di scena lenti. Da gustare lentamente per esplorare i temi della perdita e della guarigione, e di come si può trovare la felicità nelle famiglie più anticonformiste. Avendo iniziato a leggere i libri di Banana quando ne aveva scritti solo cinque e non avendo più smesso, beh, come potevi andare in ferie senza portartene dietro uno?
11. Smart photo manuale, di Valerio de Berardinis. 9.90 euro spesi (forse) bene. Per districarti nel mondo delle App fotografiche, capire quali sono le inquadrature migliori, il segreto della luce, delle esposizioni. E anche se non hai capito molto (e la foto che stai postando è schifosamente mossa) almeno avrai la consapevolezza che, a esser capaci, anche un iphone può fare delle foto grandiose. Non solo selfie, dunque!

E infine ci sei tu e i tanti chilometri percorsi in due settimane, camminando, correndo, in bicicletta. Sul lungo mare. Fino alla fine del mondo.

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[La password che fa la differenza]

Se un giorno per caso ti svegli e, mentre fai colazione, scorri twitter; e se tra tutti i tweet che scorrono ne leggi uno che ti colpisce e che ti entra nel retrocervello che dice ‘La differenza la fai quando diventi la password di qualcuno’, per tutto il resto della giornata non potrai che chiederti se sei mai stata o se mai sarai la password di qualcuno. Così, giusto per sapere se anche tu hai mai fatto o farai mai la differenza.
La prima cosa che ti verrà spontaneo fare sarà passare in rassegna tutti i nomi delle persone che hai usato nella tua vita come password del PC, giusto per capire quale sia la logica o la casualità che porta a scegliere il nome di una persona appunto come password e che potrebbe portare un giorno qualcuno a scegliere te come password.

Al primo posto ci sono i Pippo 1, 2, 3, 4, x, y e z usati nei primi anni di lavoro e di cui hai la certezza di non essere mai stata la password altrimenti saresti seriamente preoccupata. Significherebbe che conosci una moltitudine di Pippo tale da doverli addirittura numerare; cosa che capiresti per Marco, Andrea e Davide, i nomi più usati negli anni Settanta, ma che per Pippo proprio no. Ecco, in questo caso, hai la prima grande evidenza che la maggior parte delle password corrispondono a nomi di fantasia comodi e banali.

Poi ci sono i tuoi familiari che potresti aver usato come password in passato in un momento di regressione (mamma, babbo, nonna, zione, zietta) ma che, per quanto ne sai, non hanno la password e che, dovendola scegliere, probabilmente sceglierebbero il nome di tuo figlio, del cane o del gatto, ma non il tuo.

Poi c’è poi l’elenco di tutti quelli che hai usato per seguire una regola qualsiasi e per dare omogeneità alla scelta: ossia “il nome di un cocainomane famoso finito sul giornale” (o quelli con cui hai avuto a che fare per obblighi di lavoro contingenti) “nella prima settimana del mese”, settimana in cui devi decidere la nuova password. In questo gruppo di nomi sono finiti giocatori di calcio, personaggi del jet-set, starlette della tv, giornalisti, politici, e qualche consulente o fornitore con il quale hai dovuto avere a che fare negli anni, ma che hai scelto più per colpa del loro vizietto, che non perché contino davvero qualcosa nella tua vita.
Ovviamente rispetterai fino alla fine del mondo il segreto della password e non dirai mai a nessuno chi sono questi cocainomani, ma considerando che sono VIP che non hai mai incontrato in vita tua o persone con problemi di relazione, sei certa che nessuno di loro ti abbia mai usata come password del PC. Magari come tirassegno delle freccette si, ma come password mai…

E poi c’è il capitolo uomini: fidanzati immaginari e non. Tutti finiti sulla punta delle tue dita ogni volta che accedevi al PC la mattina.
Belli (Brad Pitt), fascinosi (George Clooney), con le ginocchia più sexy del mondo (Antonacci), con la s più ssssibilante del mondo (Jovanotti), con le spalle più muscolose (invictus), e con la voce più sexy del mondo (Accorsi), con il bacino (non il bacio, ovviamente) birichino (Timberlake), col “peso indietro” (Baricco), con la triplice nel DNA (Daniel Fontana), col Rugby nell’anima (Moscardi), con la chiacchiera nel sangue e il running nei piedi (inutile dirlo, vero che è Linus?)…
Ecco, diciamo che pur avendoli usati a rotazione abbastanza spesso, e a loro riconosci meriti artistici o di figaggine, quasi (senza il quasi) certamente non ti hanno mai usato come password. Ecco quindi che nemmeno per loro conti.

Quindi cambi livello e ti chiedi: mariti, fidanzati, ex? mariti fidanzati ed ex di altre? Potenziali mariti o fidanzati? Colleghi o amici? Amiche? Cugine? Vicine di casa? Quanti di loro hanno usato il tuo nome come password? Ti guardi intorno e osservi. Nessun indizio, ovvio.

La domande comincia a diventare un tormentone: chi può averti usato come password del suo PC? Non ne hai la più pallida idea. In fondo sarebbe come cercare di leggere nel pensiero di qualcuno e scoprire che come password usa il nome del suo insegnante di kite, la sorella, le figlie, la collega… Se non hai poteri soprannaturali è praticamente IM POS SI BI LE!
E in più, se non vuoi essere presa per una mitomane egocentrica ed egoriferita, non puoi nemmeno chiedere. Ti guarderebbero male e qualcuno sarebbe anche tanto gnegnegnè da ricordarti che “la regola è che nessuno dica qual è la sua password, per una questione di sicurezza”.

E dopo tutte queste considerazioni, senza essere giunta a nulla di concreto, decidi di rimanere con questa grande domanda senza risposta. Perché se un giorno qualcuno dovesse confessarti/informarti/spifferarti che in passato o al momento qualcuno ti sta usando come password, come minimo dovrebbe poi spiegarti il perché… E potrebbe non essere il motivo che piace a te.

Ma la vera grande domanda è: che effetto fa diventare la password di qualcuno? Non sapendo di esserlo mai stata per qualcuno, basterebbe fare la prova al contrario: prendere una persona a caso tra quelle che ti gravitano accanto, farla diventare una password e dopo un po’ dirglielo a bruciapelo per vedere l’effetto che fa. Ne sarebbero lusingate? ti chiederebbero il perché? ti chiederebbero di non usare più il loro nome? di non dirlo a nessuno? farebbero finta di nulla? cambierebbero atteggiamento nei tuoi confronti?

E l’ultima domanda su questo importantissimo tema è: ma per fare la differenza valgono anche i generatori di password? e se pagassimo qualcuno per programmare un generatore di password ad usare il nostro nome faremmo ancora la differenza?

Se una sera per caso, mentre sei a casa e ragioni sul significato e l’importanza di diventare la password per qualcuno, spegni il PC e cambi la password, usi il tuo nome e… niente, è tutto come prima, realizzerai che ci sono giornate in cui certe pippe mentali fanno la differenza. Ma neanche troppo

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[Volevo fare la modella] parte 1

Un giorno x caso ti svegli e ti prepari sapendo che per tutta la settimana trascorrerai la serata per lavoro in via Watt nello studio fotografico Cross Studio dove la fashion blogger più celebre d’Italia, The Blonde Salad, scatta le proprie foto quando è a Milano.
Sorridi e decidi di telefonare alla tua migliore amica per dirglielo certa che comprenderà il tuo entusiasmo. Finalmente vedrai le location dove posa la Ferragni, ti siederai sulle poltroncine dove posa le sue scarpette (che ti piacciono tanto ma che non hai il coraggio di comprare), lo stand dove appende gli outfit prestati dai migliori stilisti e con cui si farà fotografare, il tavolino dove appoggia i braccialetti che le ornano i polsi (anche se ogni tanto ti sembrano delle tamarrate), i comodini dove posa le borse più costose, il set dove si appoggia e si muove con tutte le sue pose plastiche (a volte un po’ uguali, a dire la verità).
E lei (la tua amica), notoriamente e pervicacemente contraria ai social network e all’effetto che fanno sulle persone (inclusa te, che tra le altre cose ci lavori anche, ma che tanto ti vuole bene lo stesso), immediatamente ti chiederà: ‘Ah, si. The Blonde… chi?!’
Ecco. Niente. Lascia perdere.
Forse è meglio che le racconti di The Rotten Salad, l’anti Ferragni. Se non altro se ne ricorderà e vi farete due risate.

Una sera x caso, mentre sei in un noto studio fotografico per un’iniziativa davvero carina dedicata al mondo della sicurezza stradale (che non per niente hai voluto e sostenuto con tutte le sue forze) e stai aspettando il tuo turno, ti guardi intorno circondata da almeno 5 set di posa che non c’entrano nulla col tuo progetto ma che sono fighissimi. E nei momenti di pausa non potrai fare a meno di farti scattare mille mila foto dai tuoi colleghi che ”non si sa mai, dovessero un giorno servire delle foto su un letto bianco coi cuscini rossi, affacciata alla finestra di un loft, seduta su un divano in pelle vintage, con i guantoni da pugile appesi al collo, su una poltrona bianca… vuoi non averle?”
Tutte foto utili. Davvero!
#Nasochesiallunga

Una sera x caso, in un noto studio fotografico, al termine di tutti gli shooting della giornata, non avendo più il coraggio di mendicare una foto ai colleghi con iphone, comincerai a scattarti selfie su selfie su selfie… E al 24689579 autoscatto ti ritroverai a pensare a quanti selfie potrebbero farsi appena sveglie Monica Bellucci, Sabrina Ferilli, Claudia Schiffer ma che invece non si fanno visto che non li trovi da nessuna parte. E ti chiederai: quale forza sovrannaturale ti sta obbligando a zampettare di qua e di là con l’iphone in ogni set scattandoti selfie in modo inconsulto, anche quando è ora di andare a casa?

Una sera x caso, al termine di un’attività nelle sale posa di un noto studio fotografico milanese, mentre stai scaricando, filtrando e incorniciando le foto che hai fatto (e che ti sei fatta fare) durante i momenti di pausa, realizzerai che anche se questi scatti sono venuti meravigliosamente bene (tanto che un atleta VIP che segui e che mai avresti detto, dopo settimane di following virtuale, x la prima volta ti fa una mention nella propria pagina e risponde a un tuo commento), sentirti anche solo x un attimo quasi come una vera modella è da malata mentale. Quasi, come dire, un tossico con la siringa infilata nel braccio che si sente un infermiere…
Si, vabbè, ma quando mai ti ricapita??
#dateilmionumeroaquestuomo20140723-215517.jpg20140723-215544.jpg20140723-215452.jpg20140723-215618.jpg

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[Non c’è gnaggnera che tenga!]

Un giorno x caso ti svegli con la gnaggnera e una fortissima voglia di cambiare look ma non sai come. Cerchi su internet una pettinatura che ti piaccia e ne selezioni una decina. Ma alla fine noti quelle che hai scelto sono identiche alla tua e per tanto realizzi che il look non c’entra nulla perché la verità è che avresti solo bisogno di una dose extra di endorfine per farti passare la gnaggnera.
E quindi ti tranquillizzi. Non c’è alcun bisogno di far impazzire la tua amica parrucchiera: finalmente sai che è tutta colpa della ‘droga’ del Runner. Basterebbe una corsetta di mezz’ora, mannaggia, x farti passare tutto. Ma visto che hai già corso la sera prima e non sei ancora abbastanza allenata, devi far riposare le gambe.
Entrerai nel tuo ‘ripostiglio magico’ e tirerai fuori due scatole a caso: dovrai decidere di affidare le sorti della tua serata a un paio di decolletes fucsia o a un paio di sandali bianchi con tacco gioiello entrambi di Cesare Paciotti… E ti tornerà il sorriso. Contro un paio di scarpe non c’è gnaggnera che tenga!

Un giorno x caso, mentre perdi tempo su FB, noti con immenso gaudio e discreta sorpresa che nei 6 quadratini della Tab degli amici sulla tua pagina ci sono le 6 persone cui tieni di più e che ti fa più piacere vedere. Ma se poi x caso vai a controllare la loro tab e nei 6 quadratini tu non ci sei mai (ma proprio mai), ci puoi solo rimanere male. Molto male.

Se un giorno x caso ti svegli e realizzi che se mai dovesse succedere di uscire di casa e inciampare su una vecchia lampada a petrolio che immediatamente dopo si trasforma in un genio dalle fattezze di figo spaziale (spallato q.b., tartarugato q.b., tatuato q.b.) che si mette a tua completa disposizione x rispondere a 3 (tre) domande fondamentali x il futuro della tua vita e dell’umanità, la prima cosa che desidererai chiedergli sarà: ‘qual è la ratio dell’algoritmo di Facebook x cui sulla tua tab degli amici appaiono quelle sei persone e non altre’. La seconda sarà: ‘perchè io non appaio sulle loro tab… MAI’. E la terza: ‘Com’è che sei così figo?’

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