Le 5 cose che tutti dovrebbero sapere sulle corna.

Oggi ho imparato che…

#1 Se una sera per caso mentre stai scanalando col telecomando ti imbatti nella nuova versione del Grande Fratello proprio mentre una giovin donzella pseudo VIP fa la voce grossa con una rivale per marcare il territorio occupato dal maschio Alfa e l’altra risponde stizzita che lei “non sta facendo niente di male, ma nel caso lei deve stare al suo posto perché lui è libero di scegliere” e tu aggiungi “vinca la migliore”, realizzerai che in fondo non c’è niente di piu patetico che vedere due donne che si accapigliano (anche se solo a parole) per un uomo, perché in genere lui gongola e loro ci fanno la figura delle poverette. 

#2 Se una sera per caso mentre stai scanalando col telecomando ti imbatti nella scena patetica di una giovin donzella che minaccia la concorrente in amore nella speranza di spaventarla, la prima tentazione che avrai sarà quella di dirle che è inutile strepitare e fare la voce grossa perché tanto arriverà il momento in cui rimpiangerà di non avere un motivo straordinariamente forte come le corna (subite e perdonate) per far cadere sotto il peso delle sue mazzate quello che nel frattempo sarà diventato un omino con la pancia che si addormenta tutte le sere con la bolla al naso sul divano davanti alla tv e che da uomo Alfa sarà ormai molto più simile a un’Alfetta fuori produzione

#3 Se una sera per caso mentre stai scanalando col telecomando ti imbatti nella scena una donzella che fa la voce grossa per marcare il territorio occupato dal suo maschio Alfa, la seconda tentazione che avrai sarà quella di illuminarla sul fatto che le vere concorrenti (le zoccole, innamorate o no) non hanno paura di nulla e di nessuno, tanto meno di una scenata in tv nella casa del Grande Fratello; mentre le presunte tali in genere sono delle innocue profumiere che quando arrivano al dunque iniziano a belare e si tirano indietro con il naso freddo per la paura. Perché agitarsi tanto? 

#4 Se una sera per caso mentre stai scanalando col telecomoando ti imbatti nella scenata di una giovin donzella che fa la voce grossa per marcare il territorio occupato dal maschio Alfa, la terza tentazione che avrai sarà quella di ricordarle che in Italia (secondo la media del pollo) l’80 per cento degli accoppiati ha confessato di aver tradito almeno una volta il proprio partner. E che alcuni sono più sfigati di altri (potenziali traditi e aspiranti traditori). E che solo lei conosce il suo pollo.

#5 Se una sera per caso mentre stai scanalando col telecomando ti imbatti nel post di una giovin donzella che fa la voce grossa per marcare il territorio occupato dal maschio Alfa, l’ultima tentazione che avrai sarà quella di illuminarla sul fatto che se l’uomo vuole farle le corna lo farà senza troppi se e troppi ma (e lei non ci potrà fare niente). Ma la vera verità (assolutamente incontrovertibile) è che, se un milione di anni fa hanno inventato le corna, si vede che le corna servivano e che, prima o poi, che ce le meritiamo o no, qualcuno un paio di quelle belle corna che pesano e ti fanno crescere di mezzo metro in un’ora ce le farà pure provare. Ma non le dirai nulla. In fondo è giovane e imparerà. E sai che le porte basse (o le corna alte) non hanno mai ucciso nessuno. E che non uccideranno nemmeno lei.

10 cose imparate con Il Rompiballe

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e realizzi che non c’è scampo: si può imparare ovunque. E te ne rendi conto ripensando a te, seduta sulle poltroncine di un teatro di provincia, accanto alle tue amiche, mentre assisti ad una pièce teatrale adattata e tradotta dal francese, di cui sapevi molto poco se non le poche informazioni che hai trovato su internet.

Ecco le 10 cose che puoi imparare.

#1 – SE NON CONOSCI IL TITOLO DELLO SPETTACOLO CHE ANDRAI A VEDERE, CHIEDI.
Se la tua amica ti dice “vieni a teatro a vedere Pisu” e non ti dice il titolo dello spettacolo, non fare la splendida: chiedi. Perché se decidi di andare su internet e fare la ricerca per parole chiave, e non ti ricordi di digitare anche la data, finirai per credere tutto il giorno che andrai a vedere uno spettacolo dello stesso autore, con la stessa compagnia di attori, intitolata in un modo completamente diverso.
E potresti scoprire che stai per andare a vedere Il Rompiballe di Francis Veber  quando ormai sei nel foyer del teatro, mentre aspetti che la tua amica arrivi coi biglietti, dopo aver passato venticinque minuti (prima di uscire di casa) a leggerti le recensioni e la trama di un altro spettacolo. Ecco.

#2 – UN TITOLO FRANCESE PUO’ ESSERE PIU’ FICCANTE DI QUELLO TRADOTTO IN ITALIANO, MA TANT’È
“Il Rompiballe” diciamocelo, non è un gran titolo. Rompiballe. Chi è che usa quel termine al giorno d’oggi? Certo, “Il Rompic…” probabilmente sarebbe stato eccessivo, ma avrebbe reso l’idea. Quello originale, invece, ‘L’emmerdeur’, sarebbe stato decisamente più ficcante. Ma chi è che parla il francese al giorno d’oggi?

#3 – COME DIRE “NO SPOILER” IN BERGAMASCO
Ci sono modi e modi per non spoilerare. E ci sono modi e modi per minacciare qualcuno di non spoilerare. Alcuni stanno bene attenti a non raccontare il finale perché hanno paura di prenderle.
In genere si dice NO SPOILER, mentre il presentatore della rassegna teatrale Teatro Comico l’ha fatto in bergamasco: “Ok, ok, conto su negot”.
L’importante è il risultato.

#4 – AVERE IL DONO DELLA SINTESI E’ IMPORTANTE. SEMPRE
Soprattutto quando si presenta una pièce teatrale, il dono delle sintesi è essenziale. Ci sono situazioni in cui la sinossi dura più dello spettacolo e poi c’è qualcuno anche maldestro che finisce per dire e non dire e farti capire tutto.
Al Teatro Civico di Dalmine possiamo dire che la sinossi de Il Rompiballe da parte del presentatore è stata magistralmente essenziale: “C’è uno sveglio e uno meno.”

#5 VA BENE LA SINTESI, MA UNA SINOSSI MENO ESTREMA PUÒ AIUTARE
Una sinossi, o riassunto, ben fatta può aiutare a decidere di andare a vedere uno spettacolo. Eccone una trovata su internet dopo lo spettacolo che non svela il finale, ma che dice tutto e cattura l’attenzione:
Per un killer che deve uccidere dalla finestra di una stanza d’albergo l’uomo politico che sta per fare rivelazioni sconvolgenti, cosa ci può essere di meno opportuno che un fotografo rompiballe e con tendenze suicide nella stanza accanto? Soprattutto se le azioni maldestre del rompiballe fanno sì che le due stanze vengano visitate continuamente da mogli esasperate, amanti aggressivi, cameriere impiccione, poliziotti maldestri…

#6 – RICORDA: MAX PISU NON è RAFFAELE PISU.
Se la tua amica ti dice “vieni a teatro a vedere Pisu”, ricorda che Raffaele Pisu non è l’unico Pisu del mondo.
Perché tu potresti aspettare tutto il primo tempo l’arrivo di Raffaele Pisu in scena, chiedendoti “come mai non arriva? Forse perché è così anziano che hanno deciso di fargli fare un cameo nel secondo tempo?”. Senza accorgerti che un Pisu è in scena dal primo minuto della commedia ed è… Max Pisu!
Quindi, rilassati, e sappi che se Max Pisu è in scena, Raffaele Pisu non uscirà né nel primo né nel secondo. In effetti a 91 anni, forse non è il caso di fargli fare una tournée teatrale così lunga.

# 7 UN TEAM BEN COLLAUDATO SI NOTA SUBITO: TUTTI PARLANO UN MEDESIMO LINGUAGGIO DI SCENA, FATTO DI BATTUTE, GAG, MOLTO RUMORE E MOVIMENTO.
Il team di Marco Rampoldi, il regista de Il Rompiballe, è ben collaudato da molti spettacoli insieme e in particolare i due protagonisti Max Pisu- Claudio Batta (volti noti di Zelig), su cui si regge tutta la commedia, coinvolgono, fanno ridere, facendosi benvolere dal loro pubblico.
Pisu dà una originale prova di sé nelle vesti del maldestro ma tenero “rompiballe” a cui alla fine ci si affeziona.
La battuta unita alla mimica che mi ha fatto ridere di più nel primi 10 minuti dello spettacolo è quella del protagonista che si ritrova al matrimonio di un suo amico e parlando con la sorella della sposa, per conquistarla le dice: “Se io fossi il mio amico, avrei sposato te”. Grandioso.

#8 IN UNA COMPAGNIA COLLAUDATA, SE MANCA QUALCUNO IL SOSTITUTO E’ COMUNQUE PERFETTO.
Il presentatore di Dalmine, prima dell’inizio l’ha detto: “Tizio verrà sostituito da Caio”; ma poteva anche non farlo perché in fondo non ci sarebbe stata nessuna levata di scudi per l’assenza dell’attore. Ma comunque è bene prenderne nota, perché se ti distrai e non memorizzi i nomi dei due attori, finirai per passare tutto il primo tempo a chiederti se la sostituzione dell’attore avesse in qualche modo influito con il testo e se era per questo che Raffaele Pisu non fosse ancora entrato ancora in scena…

# 9 LA COMICITA’ SERPEGGIA OVUNQUE, ANCHE SULLE POLTRONCINE DEL TEATRO
Ci sono i comici involontari, come quelli che aspettano un attore che non entrerà mai in scena perché non è in locandina, e quelli che guardano un tizio con una pettinatura improbabile e commentano facendoti ribaltare sulla poltroncina del teatro. E’ il caso della mia amica, che al termine dello spettacolo, durante gli applausi, mentre il regista ringraziava scuotendo la sua pettinatura da paggetto, ha esordito: “La prossima volta tagliamo i capelli, vero?”

# 10 – Anche questa volta non c’è un dieci, ma siccome google preferisce i post che nel titolo citano Dieci cose, io il 10 ve lo piazzo, non si sa mai.

Gazzella in ciabatte o Venice Marathon? 

Oggi ho imparato che…

Una domenica mattina per caso ti svegli e realizzi che la vita sarebbe molto più divertente se ci si potesse sempre alzare dal letto e correre veloce come una gazzella per tutti i 42.196 metri della Venice Marathon, invece che strisciare le ciabatte fino in bagno e chiedersi ‘chi è quella tizia con le righe di cuscino sulla faccia?’

Ma tant’è. Accendiamo la tv e godiamoci la diretta su RaiSport.

Buona corsa Runner. Godetevi la città più bella del mondo anche per me! 



Dieci cose da fare a Milano se non vuoi seguire una Guida turistica. 

Oggi ho imparato che…

Un giorno per caso ti svegli e, avendo in programma di andare nella tua città natale a fare un giro per musei insieme a due nuovi amici francesi, decidi di riesumare dalla tua libreria il libro ‘101 cose da fare a Milano almeno una volta nella vita‘. E scorrendo l’elenco delle 101 cose che hai già fatto (quasi tutto), di quelle che non puoi più fare (andare a cena a Le Chandelier di via Broggi visto che non c’è più da anni ma che sulla guida è ancora segnalato) e che farai (come salire sui grattacieli che quando è stata scritta la guida non c’erano ancora) realizzerai che avrai pure parlato francanglais (nè francese nè inglese) tutta la sera raccontando della tua città ma nessuno di quelli che erano a tavola ti rivolgerà più la parola se non gli farai fare almeno una delle 10 cose di quelle che hai raccontato e che li ha fatti tanto tanto ridere:
1. Mangiare un panzerotto da Luini stando bene attento a non ustionarti la bocca e a non sbrodolarti il vestito col pomodoro e il liquidino della mozzarella.

2. Farsi un aperitivo al Bar Magenta coi fighetti (giovani) della zona e guardare tutti con l’aria sorniona: ne hanno di sviluppini da prendere prima di diventare grandi!

3. Mangiare una pizza come si deve da Spontini. Ma solo pizza e basta, perché se vuoi un caffè come si deve devi pagare, uscire e andare in un bar.

4. Bere un frullato da Viel. Se ti capita di essere al primo appuntamento, hai fatto Bingo: porta bene.

5. Schiacciare le balle al toro in Galleria senza scivolare. O senza esagerare e farsi girare la testa e cadere. Dovrebbe portare fortuna, ma non quando sei steso a pelle di leone per terra.

6. Comprare le caldarroste agli oh bej oh bej o in Duomo, nei baracchini vicino alla Rinascente. Fanno tanto Sant’Ambrogio. O Natale. O vento…

7. Cercare una bici rubata alla fiera di Senigallia, perchè lì di bici rubate se ne trovano sempre. E qualcuno ritrova addirittura la propria.

8. Ballare sui tavoli al LoolaPaloosa. Su questo punto meglio sorvolare.

9. Farsi fare un taglio di capelli da Coppola. Puoi uscire con una testa orribile, se non è l’anno giusto, ma tant’è.

10. Fare un giro senza comprare niente da Fiorucci. O comprando una maglietta con gli angioletti. Fintanto che l’Hard Rock Café non si decide ad aprire a Milano, che altra maglietta puoi comprare?

11. Guardare il sedere della statua di Napoleone nel cortile di Brera, prima di entrare alla Braidense a cercare un libro raro. Fa molto studente cool di Brera. Così è scritto sulla guida 101 cose.

Ho dimenticato qualcosa? Si, lo so, sono 11, ma di questi tempi fa figo scrivere #diecicose. 

E comunque lo so che queste cose non entrerebbero in una guida. Al massimo in Tripadvisor. Quello si. 


Le donne hanno davvero bisogno di un trapano per attaccare i quadri?

Oggi ho imparato che… 

Una mattina per caso ti svegli e ripensando alla cena tra amiche della sera prima e ai primi 35 minuti di giro di tavolo dedicati agli aggiornamenti sugli sviluppi amorosi delle presenti (e non), realizzerai che a volte capita anche che Scaccia Chiodo faccia amicizia con Chiodo ma la verità è che, come hai trovato un giorno in un libro di Fabio Volo, le donno dovrebbero iniziare a capire che i quadri sono belli anche appoggiati al pavimento. E tu sai appoggiarli per terra divinamente bene anche da sola. 

E poi, per usare un trapano non ci vorrà mica una laurea, giusto?

Ma questa metafora forse non è quella che volevi fare davvero. 😂


Runner tatuati al Gorgorzola DOP! 

Oggi ho imparato che…

Se un giorno per caso ti svegli e vai a fare una tapasciata con alcuni amici a Carate Brianza, che si presentano a loro volta con altri amici e poi, al termine della tapasciata “Tra il verde e l’antico“, te li presentano e noti che sono della podistica di Gorgonzola, sappi che se poi torni a casa e racconti la tua giornata di running a tuo figlio, non stupirti se dicendogli che hai conosciuto dei ragazzi che corrono fortissimo, che se li incontrassi in giro non diresti mai che sono dei runner perché ‘erano tatuati dalla testa ai piedi, di Gorgonzola’, lui rimane a bocca aperta con la faccia stranita.

Potrebbe passare i successivi 27 secondi ad immaginarsi dei tipi grandi e grossi in tenuta da running, con degli enormi gorgonzola tatuati sul corpo. E non avrebbe torto.

La prossima volta spiegati meglio!

Le 10 domande per decidere se Vivere a colori su un WC illuminato a LED

Un giorno per caso ti svegli e mentre stai facendo colazione spipolando sulle varie App ti imbatti in un nuovo nuovissimo prodotto venduto da Groupon: la luce a led per illuminare il WC con sensori.

E immediatamente sorgeranno spontanee 10 domande alle quali cercherai in tutto il resto della giornata di dare delle risposte:

1. Come funziona?

2. Perché lo dovrei comprare?

3. Chi l’ha inventato?

4. Cosa lo ha ispirato?

5. Chi lo compra?

6. Cosa lo dovrebbe spingere a comprarne uno?

7. Chi l’ha già comprato?

8. Saranno felici della scelta?

9. Queste domande mi hanno spinto in qualche modo a comprarlo?
10. No, non c’è un 10, ma sappiamo tutti che se avessi scritto 9 avreste chiesto: perché solo 9?

E, per la cronaca, sto ancora decidendo se mi interessa vivere (e morire) a colori su un WC a LED con sensore.

Forse non avrò mai le risposte.

Alla ricerca di Dory (o di Nemo)

Un giorno per caso ti svegli e realizzi che puoi anche avere un ripostiglio pieno di scarpe, che puoi anche andare a cercarti i modelli più particolari per sentirti più trendy, ma se indossi un paio di stivaletti neri col tacco in plexiglass trasparente e incroci un bambino, la prima cosa che ti chiederà è come mai nel tacco si sono dimenticati di mettere il pesciolino colorato. E tu realizzerai in quel momento che il re (o la regina) è nudo. 

Punto. 

Vivere a colori al tempo dei SOCIALCOSI

Oggi ho imparato che…

Una mattina per caso ti svegli e realizzi che quest’anno puoi veramente dire di Vivere a colori, visto che sei completamente immersa nell’arancione. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E addirittura quella meno REM (che non ricordi come si chiama) lo è. Sei circondata da arancione. Davvero. Forse troppo.

Ma con tua grande sorpresa realizzerai che  non solo sei completamente immersa nell’arancione, ma che sei anche completamente immersa nel mondo Social. Che anche il tuo inconscio lo è. Che persino la fase REM del sonno lo è. E che addirittura quella meno REM del sonno (che continui a non ricordare come si chiama) lo è. Insomma, i tuoi sogni sono contaminati dai nuovi comportamenti Social. E non ci puoi fare niente.

Te ne renderai conto una notte svegliandoti all’improvviso nel bel mezzo di un sogno, proprio mentre Alessandro Baricco ti sta invitando a cena per rivelarti un segreto importantissimo che ha a che fare col suo ultimo libro “Barnum” e che potrebbe avere ripercussioni definitive sulla tua vita.

Tutti sanno quanto ti piaccia Alessandro Baricco, quanto i suoi libri ti abbiano ispirato e quante ore hai passato ascoltando i suoi monologhi/lezione sulla letteratura e sulla musica prima in TV e poi su Youtube. Sognarlo è davvero un evento straordinario, quasi come incontrarlo dal vivo.

Nel sogno è molto serio e, mentre ti parla, camminate nel cortile del Liceo Scientifico che frequentavi da ragazzina, quello che sta in una via di Milano che una volta si chiamava Via Trenno e che ora, chissà perché, si chiama via Natta. Siete diretti verso il cancello d’uscita. Lui ti dice che deve andare. Ti tiene il gomito con una mano e ti spinge in avanti come se avesse fretta. Ti parla come se la cena dovesse essere proprio quella sera e avesse bisogno di convincerti prima di salutarti. Intanto ascolti quell’accento torinese che ti aveva tanto affascinato da ragazzina quando spiegava la musica lirica  o i grandi scrittori americani in TV. Lui parla e tu pensi che quella voce è proprio la stessa che “senti” quanto leggi uno dei suoi libri: pacata, misurata, ironica. E ti piace molto.

Ad un certo punto vi fermate e noti che  davanti al cancello d’ingresso del liceo, parcheggiati a pochi metri da voi, ci sono uno yacht e un aereo  con la livrea completamente arancione.  Tu guardi Baricco e noti che non sembra sorpreso o interessato alla cosa. Mentre tu trovi che tutto quell’arancione sia strano e cerchi di capire cosa ci fanno quei due mostri arancioni lì davanti a voi, lui niente, continua a parlare, parlare…

Improvvisamente il sogno si interrompe. Buio. Sparisce tutto. Il liceo, Baricco, lo yacht, l’aereo… Nooo. Proprio ora no!

E svegliandoti, la prima cosa che dirai non sarà “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? così non saprò mai quello che voleva dirmi Baricco di così importante per la mia vita”, ma “Caspita, perché mi sono svegliata proprio ora? non sono nemmeno riuscita a fare una foto all’aereo arancione da postare su FB!’

In effetti è proprio dello stesso colore della tua borsa e delle tue scarpe nuove. O di  “Barnum”, l’ultimo libro di Baricco, che hai sul comodino, sotto lo smartphone…

L’ho detto: troppo arancione. Troppo.

 

10 cose che ho imparato durante l’anteprima del film ‘Qualcosa di nuovo’

Oggi ho imparato che…

Se una sera per caso vieni invitata all’anteprima del film “Qualcosa di nuovo” di Cristina Comencini, e hai la fortuna di assistere dal vivo all’intervista alla regista e alle due interpreti principali, Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi, non potrai fare a meno di realizzare che il cinema è veramente una questione di chimica, un miscuglio magico di linguaggi, di sassolini caduti per caso dalla scarpa, di espressioni nuove, di emozioni e di tanto altro.

Ecco una bella carrellata di cose imparate:

REGOLA #1: Quando vai a vedere un film in anteprima, scordati di poter anche solo lontanamente tenere il cellulare in mano.
Se mai ti venisse voglia di fare una foto allo schermo mentre passano alcune scene del film, o alle attrici mentre vengono intervistate, o ti venisse voglia di scriverti una frase del film particolarmente divertente o ispirata, sappi che ci sono i cecchini dell’antipirateria sparsi per la sala che potrebbero immediatamente sparare una granaiuola di pallini col fucile sul tuo smartphone, interrompendo qualsiasi comunicazione tua col resto del mondo fino alla fine dell’Universo. Questo è quanto ci hanno fatto capire all’ingresso del teatro di Radio Italia prima della proiezione del film. E’ evidente che gli addetti dell’antipirateria non avessero in mano un fucile a pallini, ma l’immagine è abbastanza eloquente del mood.

Da quando ci si siede sulle poltrone, il telefono va spento. Punto.

(E a scanso di equivoci, le foto che ci sono non le ho rubate durante l’anteprima, ma le ho screenshottate on line dal trailer. Ma sempre col mio smartphone. Tié.)

REGOLA #2: Se vedi un buffet imbandito per l’aperitivo e gli ospiti sono tutti nei paraggi a gruppetti, è inutile che ti fiondi verso il cameriere per farti dare qualcosa da bene. Se non c’è nessuno al buffet, è evidente che non l’hanno ancora aperto. E dovresti saperlo visto che hai sempre organizzato eventi e sai che finché non viene dato il via ai camerieri, loro non servono niente. Non è che quando diventi un’ospite le regole cambiano.
Comunque alla fine hanno aperto e mi sono cibata.

REGOLA #3: Quando assisti ad un’intervista cerca di imparare i nuovi linguaggi. Potrai sempre riutilizzarli in futuro.
Se durante l’intervista ad un certo punto si sente un lamento simile ad un miagolio e per un attimo tutti si guardano intorno alla ricerca dell’animale, e dopo un attimo si sente un altro miagolio e un altro ancora e poi si scopre che sono gli sgabelli girevoli del teatro su cui sono sedute intervistate e intervistatore (Patrick di Radio Italia, quello con due lauree), non potrete fare a meno di ridere quando anche loro cominceranno a ridere.
E scoprirai che gli attori hanno un linguaggio tutto loro, quasi poetico, ma molto particolare. Infatti non dicono “che ridere”, ma dicono “mi hai fatto un regalo”. E questa cosa ti piacerà un sacco e, d’ora in avanti, quando ti capiterà lo dirai anche tu. Ma solo per vedere l’effetto che fa.

REGOLA #4: Hanno tutti il diritto di indossare delle scarpe comode, soprattutto se anche tu ti presenti a teatro con le scarpe col tacco e le ballerine in borsa.
Quando assisti dal vivo ad un’intervista cerca di non fare facce guardando le scarpe delle persone intervistate: né di approvazione se ti piacciono molto, né di disapprovazione se non ti piacciono, né di disgusto se ti fanno orrore. Ricordati che magari queste persone sono alla 7° intervista in un giorno, alla terza proiezione del film in meno di 8 ore, alla 14a location diversa, al quinto taxi. E di mettere delle stilosissime stiletto tacco 12 non gli passava neanche per l’anticamera del cervello.

REGOLA #5: Quando prendi in mano una scarpa da uomo 47, se ti viene l’istinto di infilarci il naso dentro e sentire se puzza, sappi questa cosa è un gesto istintivo che potrebbe quasi essere considerato arte.  Anzi, diciamo che lo è. Punto.
E te ne renderai conto quando scoprirai che la scena in cui Micaela Ramazzotti prende in mano la scarpa di Eduardo Valdarnini non era stata scritta così, che lei avrebbe dovuto solo prendere in mano la scarpa da uomo numero 47, ma che durante le riprese, quando l’aveva avuta in mano non aveva potuto fare a meno di annusarla. E se quella scena è diventata così irresistibile, realizzerai che la grandezza di un regista e di un interprete sta nel rendere vero un personaggio e che questa cosa l’avevi imparata tanti anni prima studiando un grande del teatro, Eduardo de Filippo (non è una coincidenza sincronica che Valdarnini, il proprietario della scarpa che prende in mano la Ramazzotti e De Filippo si chiamino nello stesso modo?), che aveva trasformato una scena semplice come quella in cui si doveva togliere una scarpa e appoggiarla per terra in un capolavoro. Eduardo (De Filippo) quando si era tolto la scarpa alla prima di Natale in Casa Cupiello aveva scoperto che c’era dentro un sassolino  e che cadendo aveva prodotto un rumore lieve lieve che dava un tempo di sospensione molto reale; allora la sera dopo aveva rimesso il sassolino nella scarpa e lo aveva fatto cadere di nuovo, ma non era sufficiente; la sera dopo aveva riprovato con due sassolini e la terza sera con tre sassolini ed era stato perfetto. E da quella sera la scena era andata così, con tre sassolini, ed era diventata un capolavoro.
Per farla breve, realizzerai che se una scarpa può diventare così determinante e piena di ricordi, quando prenderai in mano le scarpe puzzolenti di tuo figlio per metterle nella scarpiera, e vorresti non doverlo fare, puoi chiudere gli occhi (e le narici) e far finta di essere dentro un film della Comencini o in una commedia del grande Eduardo.

REGOLA #6: Una donna saprebbe come far innamorare una donna (e anche senza essere omosessuale). Ma spesso quando si tratta di far innamorare un uomo, alcune fanno un gran casino. Lo dimostra il film ‘Qualcosa di nuovo”, dove due amiche quarantenni spiegano a un giovane come si deve comportare per conquistare una donna, renderla felice e farla innamorare. Poi ovviamente lui farà di più. E anche loro. Ma evitiamo spoiler.

REGOLA #7: Se le foto le fanno quelli che sanno fare le foto, un motivo c’è.
Se al termine del film, quando finalmente riaccendi smartphone appena ti sei accertata che quelli dell’antipirateria non ci sono più, e decidi di farti fare una foto davanti alla locandina del film, e dai il cellulare alla tua amica che è appassionata di fotografia, lo scatto che ti regalerà sarà uno dei migliori dell’anno: ti fa sembrare più magra, più giovane e più simpatica. Vabbè, magari quello no, ma stai molto bene e puoi anche far finta di essere più simpatica.

REGOLA #8: E’ importante conoscere che “giornata mondiale” è.
Se vai a vedere un film il giorno della Giornata del Sorriso e il film è così delizioso da farti uscire con un bel sorriso, be’ potrai dire di aver onorato la giornata e starai così bene che deciderai di andare a fare la tua lezione di prova di yoga della risata. Così, per mantenere l’effetto.

REGOLA #9 – La critica dei film è meglio lasciarla fare a chi fa critica.
La cosa migliore quando non si è un critico cinematografico è dire se il film ti è piaciuto o non ti è piaciuto: questo è sicuramente quello che interessa di più a registi e attori. E sì, il film della Comencini ‘Qualcosa di nuovo’ mi è piaciuto molto. E lo rivedrei.

E per finire…

REGOLA #10 – Non c’è sempre una regola numero 10, quindi se devi per forza scrivere un post con 10 regole è bene che te le prepari prima. Magari infilandone una jolly. Tanto nessuno se ne accorge.

… e poi ci sono le foto screenshottate.